mercoledì 22 settembre 2010

Cantico dei Cantici

Continua il nostro percorso sapienziale con l'inaugurazione dell'appuntamento del Mercoledì: il Cantico dei Cantici. Ecco la definizione tratta dall'Enciclopedia cattolica: Il Cantico dei Cantici o semplicemente Cantico (ebraico שיר השירים, shìr hasshirìm; greco Άσμα Ασμάτων, ásma asmáton; latino Canticum (canticorum)) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana.  È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V-III secolo a.C. ad opera di un autore ignoto, sulla base di qualche testo più antico (risalente forse X secolo a.C.). È composto da 8 capitoli contenenti poemi d'amore (con alcune implicite allusioni erotiche) in forma dialogica tra un uomo e una donna. L’amato è chiamato "re" (1,4 e 1,12) e "Salomone" (3,7 e 3,9); l’amata è chiamata la sulammita (7,1), nome accostato a quello di Salomone o a quello della sunamita che appare nella storia di Davide e di Salomone (1Re 1,3; 2,21-22). Anche a prescindere dall’attribuzione a Salomone, il grande sapiente, già l’interpretazione letterale del Cantico rende legittima la sua classificazione tra i libri sapienziali: come questi, esso si preoccupa della condizione umana e analizza uno dei suoi aspetti vitali. Inculca a modo suo la bontà e la dignità dell’amore che avvicina l’uomo alla donna. 


La tradizione ebraica e cristiana sostiene un interpretazione allegorica: il Cantico tratta direttamente, in senso letterario traslato, una realtà superiore. Lo sposo del poema è dunque Dio e la sposa Israele; e poiché l'amore di Dio per il suo popolo eletto si prolunga nell'amore di Cristo per la sua Chiesa, lo sposo è Cristo e la sposa è la Chiesa.

Cantico dei Cantici
1
Cantico dei cantici, che è di Salomone.
Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,
profumo olezzante è il tuo nome,
per questo le giovinette ti amano.
Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo per te,
ricorderemo le tue tenerezze più del vino.
A ragione ti amano!


Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come i padiglioni di Salma.
Non state a guardare che sono bruna,
poiché mi ha abbronzato il sole.
I figli di mia madre si sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.
Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni.


Se non lo sai, o bellissima tra le donne,
segui le orme del gregge
e mena a pascolare le tue caprette
presso le dimore dei pastori.


Alla cavalla del cocchio del faraone
io ti assomiglio, amica mia.
Belle sono le tue guance fra i pendenti,
il tuo collo fra i vezzi di perle.
Faremo per te pendenti d'oro,
con grani d'argento.


Mentre il re è nel suo recinto,
il mio nardo spande il suo profumo.
Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,
riposa sul mio petto.
Il mio diletto è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
I tuoi occhi sono colombe.
Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!
Anche il nostro letto è verdeggiante.
Le travi della nostra casa sono i cedri,
nostro soffitto sono i cipressi.

0 commenti:

Posta un commento