martedì 5 ottobre 2010

Qoelet: terzo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Qoélet:


1Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

2C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.

6Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?

10Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. 11Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. 12Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita; 13ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio. 14Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui. 15Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato.

16Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà. 17Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione. 18Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. 19Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. 20Tutti sono diretti verso la medesima dimora:

tutto è venuto dalla polvere
e tutto ritorna nella polvere.

21Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra? 22Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?
 

COMMENTO BREVE

Questa pagina del Qoèlet è influenzata dall'ottica dell'uomo: l'uomo non riesce, infatti, a vedere l'eternità che Dio ha costruito per lui. In realtà, noi non riusciamo a capire ancora oggi il concetto di eternità e non riusciamo nemmeno a vivere nell'ottica della vita eterna che comincia dopo la morte. Non è un mistero che, persino tra nostri fratelli cristiani, vi è il pensiero che con la morte tutto finisca: perchè si ha questo pensiero se si è cristiani? Un cristiano che pensa che la morte ponga la parola fine non è tale: perchè cristiano vuol dire fedele di Cristo e cosa rappresenta Cristo se non la vittoria sulla morte? 

Il Qoélet, in questo caso, oltre a mostrare il giusto pensiero che per ogni cosa vi è un tempo stabilito (e chi può negarlo: pensiamo alle stagioni, ai tempi dei frutti, ai tempi stabiliti da Dio per l'Opera di Redenzione del Figlio, ecc...), si sofferma su un pensiero e giunge alla conclusione che per l'uomo forse è conveniente godere delle sue opere, del frutto del suo lavoro. Questo è un pensiero che ci sfiora, che ci alletta e che ci attrae per il semplice fatto che non siamo in grado di porci in prospettiva e in rapporto all'eternità: i santi, come San Francesco di Assisi o Santa Faustina Kowalska (che celebriamo oggi), hanno avuto sempre in mente l'eterno: essi hanno vissuto rinunciando ad ogni cosa, ponendo le loro speranze proprio nell'eterno, nella vita che li attendeva perchè promessa da Gesù Cristo! Essi sono di esempio per tutti noi: le parole del Qoèlet potrebbero avere una ragion d'essere se non avessimo speranza in Gesù e nella sua promessa di vita eterna: ma se io vivo per Cristo, vivo per unirmi a Lui nella vita eterna, allora non posso credere che sia giusto e conveniente per me vivere e godere delle mie opere; preferisco perderle le opere piuttosto che goderle se il prezzo da pagare è allontanarmi da Dio e dal bisognoso! 



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