giovedì 14 ottobre 2010

Sapienza - Quarto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza giunto al quarto capitolo:

1Meglio essere senza figli e avere la virtù,
poiché nel ricordo di questa c'è immortalità,
per il fatto che è riconosciuta da Dio e dagli uomini.
2Presente è imitata; assente è desiderata;
nell'eternità trionfa, cinta di corona,
per aver vinto nella gara di combattimenti senza macchia.
3La discendenza numerosa degli empi non servirà a nulla;
e dalle sue bastarde propaggini
non metterà profonde radici
né si consoliderà su una base sicura.
4Anche se per qualche tempo mette gemme sui rami,
i suoi germogli precari saranno scossi dal vento
e sradicati dalla violenza delle bufere.
5Si spezzeranno i ramoscelli ancora teneri;
il loro frutto sarà inutile, non maturo da mangiare,
e a nulla servirà.
6Infatti i figli nati da unioni illegali
attestano la perversità dei genitori nel giudizio di essi.

7Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo.
8Vecchiaia veneranda non è la longevità,
né si calcola dal numero degli anni;
9ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza;
e un'età senile è una vita senza macchia.
10Divenuto caro a Dio, fu amato da lui
e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito.
11Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti
o l'inganno non ne traviasse l'animo,
12poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene
e il turbine della passione travolge una mente semplice.
13Giunto in breve alla perfezione,
ha compiuto una lunga carriera.
14La sua anima fu gradita al Signore;
perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio.
I popoli vedono senza comprendere;
non riflettono nella mente a questo fatto
15che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti
e la protezione per i suoi santi.
16Il giusto defunto condanna gli empi ancora in vita;
una giovinezza, giunta in breve alla perfezione,
condanna la lunga vecchiaia dell'ingiusto.
17Le folle vedranno la fine del saggio,
ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo
né in vista di che cosa il Signore l'ha posto al sicuro.
18Vedranno e disprezzeranno,
ma il Signore li deriderà.
19Infine diventeranno un cadavere spregevole,
oggetto di scherno fra i morti per sempre.
Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto,
e li schianterà dalle fondamenta;
saranno del tutto rovinati,
si troveranno tra dolori
e il loro ricordo perirà.

20Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati;
le loro iniquità si alzeranno contro di essi
per accusarli.

COMMENTO

Questo quarto capitolo del libro della Sapienza esordisce con un paragone: Meglio non avere figli ed essere graditi al Signore, piuttosto che essere peccatori con a carico un'intera famiglia. Questo deve farci riflettere sull'importanza delle virtù e questo paragone ci aiuta a raggiungere la consapevolezza che l'essere graditi al Signore val più che possedere i beni materiali. Questo paragone tra materia e spirito è fondamentale per comprendere il valore della spiritualità. La virtù come ci dice il testo sacro, è imitata, desiderata quando assente e trionferà nell'eternità per aver vinto non peccando nelle battaglie contro il male. La via dei peccatori è destinata ad essere distrutta poiché agli occhi del Signore è gradita soltanto l'opera del giusto. Poi d'un tratto passa ad un argomento che interroga ciascuno di noi; quante volte nella nostra vita ci siamo chiesti: perché i buoni muoiono e i cattivi restano ancora in vita? Nessuno di noi può dire di non esserselo chiesto. Questo brano della Sapienza risponde a questi quesiti: ci dice che Dio trova degna di Sé l'anima giusta e la trasferisce nel Suo Regno perché non corra il rischio di essere ingannata dalle seduzioni sviando dalla retta via e camminando così sulla via della perdizione. Conclude questo capitolo mostrandoci la cattiveria dell'uomo e delle conseguenze che pagherà per il male fatto: il malvagio deride la morte del giusto, ma il Signore deride il malvagi perché in verità quel giusto è stato trasferito all'eterna gioiosa vita del Suo Regno, mentre ai malvagi spetta una sorte tremenda, tanto è vero che alla loro morte saranno dimenticati ed essi stessi diventeranno oggetti di scherno dall'altro lato della vita. Dunque, nessun malvagio si rallegri alla morte del giusto, ma si impegni per abbandonare la sua condotta per imitare le virtù del saggio defunto cosicché possa anch'egli entrare a far parte nel Regno al quale sono destinati tutti i giusti e i puri di cuore. Abbiamo meditato da questo bellissimo testo biblico come la Sapienza non conosce età. I santi e beati giovani lo hanno dimostrato. Cito gli esempi più recenti e famosi: Beati Francesco e Giacinta Marto, Santa Maria Goretti, la neo Beata Chiara Luce Badano. Questi sono i fulgidi esempi di come la Sapienza non abita solo nei corpi invecchiati, vale a dire non è solo prerogativa degli anziani, ma essa è concessa a tutti gli umili di qualsiasi età. Un bambino può essere più sapiente di un anziano. Il sapere che conta è quello dello Spirito. Non basta sapere le cose della terra. C'è purtroppo chi si vanta del proprio sapere delle cose di quaggiù, non rendendosi però conto che quel sapere è scadente. La vera Sapienza sta nelle cose del Cielo e questa basta poiché all'uomo non deve interessare altro che la salvezza dell'anima, non a curarsi delle cose del mondo, cose che oggi ci sono e domani saranno solo un lontano ricordo. A cosa giova conoscere dettagli tecnici di uno sport se poi questo sapere non ti permette di salvarti? Ben venga se si possiedono entrambi i saperi, ma la Sapienza necessaria è quella del Cielo; se noi infatti abbiamo l'acqua, il cibo e anche il dessert ben venga, ma se abbiamo solo il dessert questo non ci basta a sopravvivere, mentre l'acqua e il cibo sì! Per cui questo ragionamento vale anche per la Sapienza: Se conosco le cose del Cielo e qualche cosa della Terra, ben venga, ma il solo sapere della Terra non mi permetterà di salvarmi, mentre se possiedo il solo Sapere del Cielo, sì! Questo semplice ragionamento serve a farci capire come è importante la conoscenza delle cose del Regno dei Cieli perché grazie a questa noi possiamo seguire la via che conduce alla salvezza. Dunque dicevamo, un bambino può conoscere le cose del Cielo e camminare sulla giusta via, mentre un anziano sta ancora a ragionare sulle cose del mondo ignorando il disegno di salvezza del Signore. Questo semplice paragone deve farci comprendere che la Sapienza è accessibile a tutti senza distinzioni di età. L'unico requisito richiesto è l'umiltà: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). Occorre essere piccoli; questo non significa essere per forza bambini. Tutti possono essere piccoli e farsi piccoli! Per cui l'età corporea non ha nulla a che fare con la Sapienza che abita tutti i cuori puri, sia dei bambini, sia degli anziani che degli adulti se questi si sono fatti piccoli per il Regno dei Cieli. E in conclusione meditiamo il versetto finale: "Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati; le loro iniquità si alzeranno contro di essi per accusarli". Saranno i nostri peccati a condannarci nel giorno del giudizio se non ci convertiremo per una vita santa, una vita nell'osservanza dei precetti del Signore. E saranno le nostre opere buone il passaporto per il Regno dei Cieli se ci saremo convertiti per una vita vissuta per Cristo, con Cristo e in Cristo.

Pace e bene a tutti!

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