domenica 28 novembre 2010

Il Libro di Giobbe - Undicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con Il Libro di Giobbe che continua il suo racconto con la risposta di Giobbe all'amico Zofar il Naamatita:

1Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso.
2Quel che sapete voi, lo so anch'io;
non sono da meno di voi.
3Ma io all'Onnipotente vorrei parlare,
a Dio vorrei fare rimostranze.
4Voi siete raffazzonatori di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5Magari taceste del tutto!
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6Ascoltate dunque la mia riprensione
e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
7Volete forse in difesa di Dio dire il falso
e in suo favore parlare con inganno?
8Vorreste trattarlo con parzialità
e farvi difensori di Dio?
9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo?
10Severamente vi redarguirà,
se in segreto gli siete parziali.
11Forse la sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
difese di argilla le vostre difese.
13Tacete, state lontani da me: parlerò io,
mi capiti quel che capiti.
14Voglio afferrare la mia carne con i denti
e mettere sulle mie mani la mia vita.
15Mi uccida pure, non me ne dolgo;
voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
16Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
17Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
18Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
19Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
20Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
21allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
22poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
23Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
24Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
26Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
27tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
28Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.

COMMENTO 
 

Giobbe continua la sua risposta, rivolgendosi stavolta ad entrambi gli amici, sia Bildad e sia Zofar: il suo è un forte rimprovero poiché essi hanno mantenuto posizioni di menzogna e inganno, continuando ad attaccarlo senza sapere e senza conoscere la loro condotta. In effetti, l'errore commesso da Bildad e Zofar consiste proprio nell'aver accusato senza conoscere e nel difendere Dio senza pensarci, ma con menzogna e inganno, dimenticandosi che Dio non ama la difesa basata sull'inganno e sul pregiudizio. Noi avevamo già detto all'inizio che l'errore di entrambi verteva sul fatto che non tutto è come sembra: non è detto che il giusto sia esente da sventure così come non è detto che le sventure accadono solo agli empi. Gesù confermò questa visione di cose: « O quei diciotto sui quali cadde la torre di Siloe e li uccise, pensate voi che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico: ma, se non vi ravvedete, tutti al par di loro perirete ». 

Ecco, dalle parole di Gesù traiamo l'insegnamento di guardare oltre le apparenze e di non giudicare con cuore freddo, senza guardare gli eventi e il cuore delle situazioni. In questo caso, Bildad e Zofar non hanno avuto amore, hanno pensato secondo pregiudizio e non hanno basato il loro giudizio su dati incontrovertibili. Fa bene Giobbe a riprenderli e finalmente lo vediamo anche chiedere il giudizio di Dio. Giobbe trova, infatti, il coraggio di esporsi, di chiedere a Dio di poter esser giudicato direttamente da Lui poiché solo Lui è retto nei giudizi: e se sarà trovato colpevole, non si sottrarrà e sarà pronto a morire. E' da ammirare questo comportamento di Giobbe che si affida totalmente, in sicurezza, al giudizio di Dio, conscio che solo Lui è in grado di trovare le colpe e di vedere se un uomo conduce una vita empia o giusta. Giobbe sa di non aver percorso la via degli empi e quindi si affida sicuro al giudizio dell'Altissimo, preparandosi anche nel caso in cui Dio trovi in lui il peccato, conscio che a volte il peccato sfugge ai nostri occhi umani. Settimana prossima vedremo il continuo di questo giudizio e vedremo cosa Giobbe avrà da dire in sua difesa.  

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