martedì 30 novembre 2010

Qoèlet - Undicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con il libro sapienziale del Qoèlet, con le parole dell'omonimo autore, figlio del Re Davide. Oggi meditiamo l'undicesimo capitolo:
 

1Getta il tuo pane sulle acque, perché con il tempo lo ritroverai. 2Fanne sette od otto parti, perché non sai quale sciagura potrà succedere sulla terra.

3Se le nubi sono piene di acqua,
la rovesciano sopra la terra;
se un albero cade a sud o a nord,
là dove cade rimane.
4Chi bada al vento non semina mai
e chi osserva le nuvole non miete.

5Come ignori per qual via lo spirito entra nelle ossa dentro il seno d'una donna incinta, così ignori l'opera di Dio che fa tutto.

6La mattina semina il tuo seme
e la sera non dar riposo alle tue mani,
perché non sai qual lavoro riuscirà,
se questo o quello
o se saranno buoni tutt'e due.

7Dolce è la luce
e agli occhi piace vedere il sole.
8Anche se vive l'uomo per molti anni
se li goda tutti,
e pensi ai giorni tenebrosi, che saranno molti:
tutto ciò che accade è vanità.
9Sta' lieto, o giovane, nella tua giovinezza,
e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù.
Segui pure le vie del tuo cuore
e i desideri dei tuoi occhi.
Sappi però che su tutto questo
Dio ti convocherà in giudizio.
10Caccia la malinconia dal tuo cuore,
allontana dal tuo corpo il dolore,
perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.

COMMENTO 

Questo passo dell'Ecclesiaste mostra almeno due punti importanti: il primo chiama al servizio di Dio e il secondo richiama il tempo della giovinezza. Partiamo dal primo punto: le prime parole di questo passo sono difficili, quasi criptate, eppure c'è qualcosa che richiama alla mente il servizio a favore di Dio, inteso quasi come la semina che si compie attraverso un'opera di evangelizzazione. Infatti, l'autore sembra voler dire di gettar la semina nei cuori degli uomini perchè prima o poi, se ne vedranno i frutti. Difatti, nessuno sa ciò che avviene nel futuro e quindi non bisogna sprecare il proprio tempo, rinviando giorno dopo giorno, il servizio al quale siamo chiamati. Perchè alla fine, chi ha paura o attende il momento giusto "non semina mai" e "non miete".
Ecco perchè dobbiamo non aspettare il tempo giusto, ma cominciare a seminare anche se è difficile e anche se all'inizio può sembrare improduttivo: questo perchè se non lo facciamo oggi, rischiamo di non farlo più anche perchè potrebbe benissimo giungere la nostra ora. E quando si sarà dinanzi al Tribunale di Gesù Cristo, non si potrà dire di non aver avuto tempo o di aver voluto attendere un tempo migliore...

Il secondo punto è un apparente richiamo al tempo della giovinezza, un tempo spensierato dove di solito si danno sfogo ai propri istinti e ai propri desideri: non a caso, è proprio il tempo adolescenziale quello più controverso, perchè lo sviluppo del corpo chiude gli occhi sullo sviluppo dello spirito e in questo tempo si commettono, in genere, i peccati più gravi legati alla carne. Oggigiorno, tutto è maggiormente amplificato a causa della sindrome lussuriosa che ha colpito la nostra società, ormai tesa sempre più verso la giustificazione di ogni tipo di perversione sessuale, inclusi l'autoerotismo e la pornografia (dimenticandosi cosa si nasconde dietro questo mondo di perversione e cioè la sofferenza psico-fisica degli attori/attrici i quali, in maggior parte, muoiono giovani e in mal modo).
Bene, il Qoélet dice di godere questo periodo di spensieratezza poiché è un periodo breve, che ha la durata di un soffio: ma allo stesso tempo, ci ricorda che anche queste azioni, sebbene compiute in un tempo di giovinezza, sarà sottoposte al vaglio del giudizio finale di Dio. In altre parole, il messaggio è: vivi con gioia questo periodo breve e di grande energia, ma senza dimenticare che Dio ti vede sempre e ti chiama comunque ad una vita assennata, giusta e che non rischi di compromettersi per sempre, legandosi al peccato. 

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