venerdì 31 dicembre 2010

Siracide - Quattordicesimo appuntamento

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14

1Beato l'uomo che non ha peccato con le parole
e non è tormentato dal rimorso dei peccati.
2Beato chi non ha nulla da rimproverarsi
e chi non ha perduto la sua speranza.

3A un uomo gretto non conviene la ricchezza,
a che servono gli averi a un uomo avaro?
4Chi accumula a forza di privazioni accumula per altri,
con i suoi beni faran festa gli estranei.
5Chi è cattivo con se stesso con chi si mostrerà buono?
Non sa godere delle sue ricchezze.
6Nessuno è peggiore di chi tormenta se stesso;
questa è la ricompensa della sua malizia.
7Se fa il bene, lo fa per distrazione;
ma alla fine mostrerà la sua malizia.
8È malvagio l'uomo dall'occhio invidioso;
volge altrove lo sguardo e disprezza la vita altrui.
9L'occhio dell'avaro non si accontenta di una parte,
l'insana cupidigia inaridisce l'anima sua.
10Un occhio cattivo è invidioso anche del pane
e sulla sua tavola esso manca.
11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene
e presenta al Signore le offerte dovute.
12Ricòrdati che la morte non tarderà
e il decreto degli inferi non t'è stato rivelato.
13Prima di morire fa' del bene all'amico,
secondo le tue possibilità sii con lui generoso.
14Non privarti di un giorno felice;
non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio.
15Forse non lascerai a un altro le tue sostanze
e le tue fatiche per esser divise fra gli eredi?
16Regala e accetta regali, distrai l'anima tua,
perché negli inferi non c'è gioia da ricercare.
17Ogni corpo invecchia come un abito,
è una legge da sempre: "Certo si muore!".
18Come foglie verdi su un albero frondoso:
le une lascia cadere, altre ne fa spuntare,
lo stesso avviene per le generazioni di carne e di sangue:
le une muoiono, altre ne nascono.
19Ogni opera corruttibile scompare;
chi la compie se ne andrà con essa.

20Beato l'uomo che medita sulla sapienza
e ragiona con l'intelligenza,
e considera nel cuore le sue vie:
ne penetrerà con la mente i segreti.
22La insegue come uno che segue una pista,
si apposta sui suoi sentieri.
23Egli spia alle sue finestre
e starà ad ascoltare alla sua porta.
24Fa sosta vicino alla sua casa
e fisserà un chiodo nelle sue pareti;
25alzerà la propria tenda presso di essa
e si riparerà in un rifugio di benessere;
26metterà i propri figli sotto la sua protezione
e sotto i suoi rami soggiornerà;
27da essa sarà protetto contro il caldo,
egli abiterà all'ombra della sua gloria.


COMMENTO

Pagano bene e tanto umiltà, carità e fedeltà al Signore. La prepotenza e l'avarizia strettamente collegate tra esse sono invece la caparra per l'inferno. Fin dall'Antico Testamento, e naturalmente non poteva essere altrimenti, viene denunciata la cattiva condotta e promossa la condotta dei giusti, questo perché Dio è da sempre e per sempre buono, giusto e misericordioso.

Gli invidiosi anche possedendo ricchezze invidiano il pane del prossimo, a vantaggio di nessuno. L'invidia è un peccato capitale e come tale conduce l'anima al male poiché l'invidia stessa ne è sostanza (del male). Come si combatte questo peccato? Innanzitutto cominciando con una vita di preghiera nell'unione con Cristo, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e facendo carità. Chi accumula ricchezze, ricchezze brama quindi invidia gli averi degli altri, ma chi dona, ancor più vuol donare, nella gioia. La carità è la regina delle virtù e praticata permette di vincere i vizi dell'avarizia e dell'invidia. Se l'avaro smettesse di accumulare e iniziasse a donare ai poveri i suoi beni, sperimenterebbe quella gioia immensa di dare scoprendo così la vera ricchezza, quella del cuore e che fa pregustare le dolcezze eterne del Cielo. Ciò che l'avaro non sa è che la vera ricchezza non consiste nell'accumulare materia, ma tesori nei cieli. La ricchezza dell'amore val più di milioni. A cosa mi servono i soldi se sono circondato da false amicizie, se vivo privo di quel vero e sincero amore? L'avaro pensa che l'amore è una favola ed è roba per frignoni, ma l'Amore è una Persona, Dio il quale opera tutto in tutti. Ricevere e dare amore è ricchezza, non oggetti privi di spirito quindi di vita. Un oggetto per la sua forma e per il suo pregio seduce e inganna molti uomini, tant'è che molti lo preferiscono all'affetto di una persona. Ma l'oggetto essendo materia non val più dello spirito e di conseguenza non può dar la gioia che dà una persona. Per questi molti accumulano perché l'euforia vissuta per un oggetto passa, così si cerca di superare questo vuoto con un altro oggetto per vivere un'altra ebbrezza, ma non ci riuscirà mai perché l'anima, anche quella dell'avaro, è fatta per dare e ricevere amore e non potendo ricevere amore da un oggetto non potrà mai essere veramente felice né può esserlo ricevendo visite di comodo di false amicizie che neppure possono dare quella gioia che dà solo il Signore e gli uomini di Dio che portano nel cuore l'amore del Signore. L'avaro si accontenta delle amicizie di comodo, se le ha, perché crede di esser da loro esaltato, ma non è così. In verità sappiamo, come ci insegna la Bibbia, in particolare proprio nel libro del Siracide, che ci sono gli amici "compagni a tavola" che nella fortuna sono come noi stessi, ma nella sciagura si allontaneranno. Questo quasi tutti avranno potuto constatarlo almeno una volta nella propria vita. La materia dunque non può darci la vera gioia poiché quella viene solo da Dio, quindi dall'Amore. L'invidia figlia dell'avarizia desidera la felicità degli altri, quella felicità che l'anima si è privata per i suoi eccessivi accumuli. Perché privare gli altri del bene? L'avaro non sa che un giorno il Signore gli toglierà tutti i beni accumulati e i poveri saranno saziati eternamente nel Regno dei Cieli, come nella parabola del ricco e del giovane Lazzaro. Apriamo il cuore a Cristo e alle necessità dei fratelli, doniamo, doniamo con gioia e riceveremo una ricompensa che val più di tutti i tesori della terra.

All'inizio del capitolo leggiamo delle beatitudini verso l'uomo che non ha peccato con le parole e non è tormentato per il rimorso dei suoi peccati, che non ha nulla da rimproverarsi e non ha perso la speranza. E' veramente così, veramente l'uomo che non pecca vive serenamente i suoi giorni nella speranza della salvezza del Signore. I rimorsi e le colpe sono un macigno che nessuno potrà mai cancellare, se non Dio solo. Chi non commette peccati vive sereno e chi l'ha commessi sappia che Gesù è venuto per liberarlo da quei peccati. L'uomo peccatore si penta sinceramente e non commetta mai più peccato. Per ottenere il perdono però occorre partecipare al Sacramento della Riconciliazione. Forse alcuni uomini sentono il bisogno di chiedere perdono al Signore, ma evitano la Chiesa perché non hanno un buon rapporto con essa né con i sacerdoti. Ma la Sapienza di Dio ci insegna che occorre umiliarsi e mortificarsi per scoprire la bellezza delle cose e ottenerne i benefici.  Andare in Chiesa è di vitale importanza per l'anima poiché in essa si manifesta in modo evidente l'Amore e la Misericordia del Signore. Nessuno può dire di non aver provato quella sensazione di leggerezza dopo una sana confessione. Quella sensazione che sentiamo in verità è lo Spirito Santo che agisce nelle nostre anime e le purifica da tutte le sue colpe, è la Misericordia di Dio che tutto può, tutto dimentica per amor nostro. Confessiamoci spesso, non pecchiamo e saremo uomini beati come le parole iniziali di questo capitolo.

Per concludere ci soffermiamo sulla parte finale del quattordicesimo capitolo che abbiamo letto quest'oggi. Se torniamo indietro e rileggiamo dal versetto 20, notiamo come i riferimenti alla Sapienza sembrano fatti al Signore ed in effetti è così perché Gesù è Sapienza di Dio. Dio in Cristo tutto ci ha rivelato; la Sapienza è Dio, l'Amore è Dio; chi segue Gesù Cristo Figlio di Dio, vivrà sotto l'ombra della Sua gloria, chi fa la Volontà di Dio si ripara dai pericoli sotto la Sua Potente Destra.

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