venerdì 3 dicembre 2010

Siracide - Undicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Siracide, giunto all'undicesimo capitolo


1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
2Non lodare un uomo per la sua bellezza
e non detestare un uomo per il suo aspetto.
3L'ape è piccola tra gli esseri alati,
ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
4Non ti vantare per le vesti che indossi
e non insuperbirti nel giorno della gloria,
poiché stupende sono le opere del Signore,
eppure sono nascoste agli uomini le opere sue.
5Molti sovrani sedettero sulla polvere
e uno sconosciuto cinse il loro diadema.
6Molti potenti furono umiliati profondamente;
uomini illustri furono consegnati in potere altrui.

7Non biasimare prima di avere indagato,
prima rifletti e quindi condanna.
8Non rispondere prima di avere ascoltato,
in mezzo ai discorsi non intrometterti.
9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare,
non immischiarti nelle liti dei peccatori.
10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose;
se esageri, non sarai esente da colpa;
anche se corri, non arriverai
e non riuscirai a scampare con la fuga.
C'è chi lavora, fatica e si affanna:
eppure resta tanto più indietro.

12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso,
chi è privo di beni e ricco di miseria:
eppure il Signore lo guarda con benevolenza,
lo solleva dalla sua bassezza
13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono stupiti.
14Bene e male, vita e morte,
povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.
15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal Signore;
carità e rettitudine sono dono del Signore.
16Errore e tenebre sono per gli empi
e il male resta per i malvagi.
17Il dono del Signore è assicurato ai pii
e il suo favore li rende felici per sempre.
18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio;
ed ecco la parte della sua ricompensa:
19mentre dice: "Ho trovato riposo;
ora mi godrò i miei beni",
non sa quanto tempo ancora trascorrerà;
lascerà tutto ad altri e morirà.
20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita,
invecchia compiendo il tuo lavoro.
21Non ammirare le opere del peccatore,
confida nel Signore e persevera nella fatica,
perché è facile per il Signore
arricchire un povero all'improvviso.
22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio;
in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione.
23Non dire: "Di che cosa ho bisogno
e di quali beni disporrò d'ora innanzi?".
24Non dire: "Ho quanto mi occorre;
che cosa potrà ormai capitarmi di male?".
25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura;
nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità.
26È facile per il Signore nel giorno della morte
rendere all'uomo secondo la sua condotta.
27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere;
alla morte di un uomo si rivelano le sue opere.
28Prima della fine non chiamare nessuno beato;
un uomo si conosce veramente alla fine.

29Non portare in casa qualsiasi persona,
perché sono molte le insidie del fraudolento.
30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del superbo;
come una spia egli attende la tua caduta.
31Cambiando il bene in male tende insidie,
troverà difetti anche nelle cose migliori.
32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere,
il peccatore sta in agguato per spargere sangue.
33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara,
che non contamini per sempre anche te.
34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa
e ti renderà estraneo ai tuoi.


COMMENTO


Ancora una volta possiamo meditare la grandezza dell'umiltà, questa virtù sublime che incammina le anime verso la santità. Il Signore ha a cuore l'umile e il debole, infatti Egli non rimane sordo al suo grido, ma anzi lo colma di ogni consolazione e lo sostiene, come il cireneo sostenne Gesù sul Calvario; questa è infatti l'immagine della Provvidenza che se da un lato predispone la sofferenza per l'espiazione, non manca di confortare e sollevare coloro che portano la croce tutti i giorni per amore dei fratelli. Il Signore disperde i superbi nei pensieri del loro cuore perché egli non innalza coloro che si sono innalzati, ma innalza chi si abbassa. La grandezza dell'Amore sta in questo: farsi piccoli. Questo ineffabile mistero è realtà nella Chiesa. Non è grande colui che sottomette il prossimo, ma è grande colui che si fa piccolo e si ama. I santi pur essendo più grandi nell'amore rispetto ad altri uomini nell'ambiente ecclesiastico, essi si facevano piccoli ed erano obbedienti alle alte cariche del clero perché è proprio questo abbassarsi, questo farsi piccoli fa crescere nell'amore. Gesù disse "colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo"; la vera grandezza consiste nell'amare, non nel dominare e proprio perché Dio è grande nell'Amore si è fatto servo dell'umanità in Cristo, Lui che è dominatore da sempre e per sempre. Ecco perché Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli, per comunicare questo grande mistero del diventare grandi facendosi piccoli; Gesù era (ed è e sarà) già grande, ma doveva dare insegnare la via della vera grandezza praticando Lui per primo questo insegnamento non con le parole ma con i fatti. La logica del chinarsi e lavare i piedi, disse Papa Benedetto XVI qualche settimana fa al Concistoro. Questa logica poi non è altro che la presenza del Regno dei Cieli. Più un uomo ama tanto più si sentirà piccolo e si farà piccolo e il Padre lo innalzerà. L'umiltà dunque è fondamentale; senza umiltà non si può diventar santi. Da questo comprendiamo l'assoluta necessità di diventare umili per diventare fedeli servi di Cristo.

L'uomo quando vive nel benessere economico, dimentica i fratelli che vivono nel bisogno e crede di poter vivere senza problemi, ma come dice questo capitolo del Siracide, non sa quanto tempo ha da vivere e morirà e lascerà tutto ai suoi. E' inutile quindi chiudere il cuore all'amore per aprirlo alle ricchezze poiché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt 6,21). Dobbiamo accumulare tesori in cielo se desideriamo che il nostro cuore arrivi lì. Spesso quando stiamo bene dimentichiamo come stavamo nella sofferenza e anche quando siamo nella sofferenza dimentichiamo come eravamo gioiosi nel benessere. Infatti nella disperazione ci contorciamo su noi stessi, dimenticando i momenti di gioia che abbiamo vissuto, nella gioia invece dimentichiamo il dolore nella sofferenza. Invece dovremmo ricordarci del dolore nel benessere per continuare a comprendere chi soffre e per soffrire con lui, nel dolore invece dobbiamo ricordarci che Gesù non tarderà a colmarci di dolci consolazioni.

In conclusione da questo capitolo del Siracide, abbiamo imparato che dobbiamo praticare l'umiltà, la carità e la prudenza e in quanto a quest'ultima mi riferisco all'ultima parte del Siracide la quale ci invita a non frequentare i malvagi per non imitare la loro condotta. Non invidiamo dunque i peccatori, ma confidiamo sempre nel Signore e in Lui troveremo la vera gioia.

Pace e bene!

0 commenti:

Posta un commento