sabato 22 gennaio 2011

Il Sabato dei Salmi - Salmo 38 (37) - Preghiera nell'angoscia

Salmo 38

Preghiera nell'angoscia
[1]Salmo. Di Davide. In memoria.

[2]Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
[3]Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.

[4]Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
[5]Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.

[6]Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
[7]Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.

[8]Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
[9]Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
[10]Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
[11]Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.

[12]Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
[13]Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.

[14]Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
[15]sono come un uomo che non sente e non risponde.

[16]In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
[17]Ho detto: «Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla».

[18]Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
[19]Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
[20]I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
[21]mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.

[22]Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
[23]accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.

COMMENTO 

Il Salmo di oggi è una preghiera che Davide sembra recitare in uno stato angoscioso. Egli teme la conseguenza dei suoi peccati e allo stesso tempo si vede braccato dai nemici, abbandonato dagli amici. Chi può venire in suo aiuto se non il Signore? Allora in Lui si rifugia, ancora una volta, ma non prima di aver ammesso le proprie colpe. Davide dimostra grande senso di umiltà riconoscendo i suoi peccati e riconoscendo la meritevolezza della pena che potrebbe subire.  
Alla fine, egli si rende conto che l'unico ad essergli realmente vicino è proprio Dio: per questo si sente in colpa verso di Lui perchè riconosce che il suo peccato è una forma di ingratitudine. Tutti noi dovremmo imparare questo: noi ci rivolgiamo a Dio nel momento del bisogno, ma come Lo ringraziamo? Con il peccato? Con la superbia di chi si crede senza peccato? Prendiamo esempio da Davide: egli parla con cuore contrito e per questo Dio lo ha benedetto nei secoli, dimenticando il suo peccato. Ma quando noi non ammettiamo, ma anzi giustifichiamo il peccato, allora non possiamo pretendere nulla da Dio se non una severa punizione. La nostra comunità odierna è molto incline a giustificare il peccato, soprattutto quello sessuale: per questo non dobbiamo meravigliarci delle conseguenze che ne scaturiscono. Se riconosciamo di aver bisogno di Dio e se davvero vediamo che l'Unico che davvero ci ama e si prende cura di noi è proprio Lui, allora non giustifichiamo più il peccato, ma anzi confessiamolo a voce alta, cosicché Dio ci faccia sentire la Sua Misericordia e ringraziamo Gesù perchè attraverso Lui abbiamo ottenuto la salvezza eterna. Diciamo anche noi, a voce unanime: accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza.

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