martedì 25 gennaio 2011

La Città di Dio - VII parte

Riprendiamo la lettura dell'opera di Sant'Agostino nota come "La città di Dio". Sant'Agostino oggi si sofferma sulla questione funebre, cioè sulla questione dei cadaveri. E' una materia che molti la taccerebbero come macabra, ma è una realtà che ai tempi suscitava paura. Sì, paura che i corpi distrutti e non seppelliti ( in tempo di guerra molti corpi rimanevano senza esser seppelliti) non avrebbero potuto esser poi resuscitati. Ma Sant'Agostino spiana la strada da ogni dubbio ricordando le parole di Gesù quando disse che non erano da temere coloro che avevano potere sul corpo, ma solo colui che aveva potere sull'anima! Vediamo anche Sant'Agostino apprezzare le pratiche funebri, senza però ritenerle necessarie:


12. 1. Inoltre, dicono, in una strage così grande non si poté seppellire i cadaveri 38. Ma la fede sincera neanche di questo si preoccupa eccessivamente perché ricorda che le bestie divoratrici non impediranno che risorgano i corpi, di cui non andrà perduto neanche un capello 39. La Verità stessa non avrebbe detto: Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima 40, se nuocesse alla vita futura ciò che i nemici hanno deciso di fare dei corpi degli uccisi. A meno che un tizio sia tanto irragionevole da sostenere che coloro i quali uccidono il corpo non si devono temere che prima della morte uccidano il corpo, ma si devono temere che dopo la morte non lascino inumare il corpo ucciso. È falso allora, se hanno tanto potere da esercitare sui cadaveri, ciò che ha detto il Cristo: Essi uccidono il corpo ma dopo non possono fare altro 41. Ma è impossibile che sia falso ciò che la Verità ha detto. È stato detto appunto che fanno qualche cosa quando uccidono perché vi è sensibilità nel corpo da uccidere, ma poi non hanno che fare perché non vi è sensibilità nel corpo ucciso. La terra dunque non ha ricoperto molti corpi dei cristiani. Nessuno però ha posto fuori del cielo e della terra alcuno di loro, giacché li riempie con la presenza di sé colui che sa da che cosa risuscitare ciò che ha creato. Si dice nel salmo: Han posto i cadaveri dei tuoi servi come cibo agli uccelli del cielo e le carni dei tuoi santi alle belve della terra; hanno versato come acqua il loro sangue alla periferia di Gerusalemme e non vi era chi li seppellisse 42. Ma è stato detto più per evidenziare la crudeltà di coloro i quali compirono tali azioni che la mala sorte di coloro i quali le subirono. E sebbene agli occhi degli uomini questi fatti siano intollerabili e atroci, tuttavia preziosa alla presenza del Signore è la morte dei suoi santi 43. Pertanto tutte queste cose, e cioè la preparazione del funerale, l'allestimento della tomba, la parata del corteo funebre sono più una consolazione per i superstiti che aiuto per i trapassati 44. Se giovasse in qualche modo al miscredente una tomba lussuosa, nuocerebbe al credente una povera o inesistente. Una moltitudine di servi allestì al ricco coperto di porpora un solenne corteo funebre davanti agli uomini, ma ne offrì dinanzi a Dio uno molto più solenne al povero coperto di piaghe il servizio degli angeli che non lo depositarono in un mausoleo di marmo ma fra le braccia di Abramo 45.

12. 2. Gli individui, contro cui abbiamo inteso di difendere la città di Dio, scherniscono questi pensieri. Ma anche i loro filosofi hanno disdegnato l'allestimento della tomba 46. E spesso non si preoccuparono dove rimanessero o di quali bestie divenissero cibo i soldati di tutto un esercito, quando morivano per la patria terrena. In proposito i poeti poterono dire a titolo d'encomio: È coperto dal cielo chi non ha un'urna 47. A più forte ragione non debbono motteggiare i cristiani a causa dei corpi non sepolti. Ad essi si promette una nuova forma della carne e delle singole membra che nell'attimo indivisibile di tempo 48 dovrà essere restituita e rinnovata non solo dalla terra ma anche dalla più intima struttura degli altri elementi in cui sono tornati i cadaveri decomposti.

13. Non per questo si devono abbandonare e trascurare i corpi dei morti, soprattutto dei giusti che avevano la fede, perché di essi l'anima razionale si è servita santamente come di strumenti e mezzi per tutte le opere buone. Se infatti la veste e l'anello di un padre o altro oggetto simile è tanto più caro ai figli quanto è maggiore l'affetto verso i genitori, per nessun motivo si deve trascurare il corpo che portiamo certamente in una più intima unione di qualsiasi vestito. Esso non concerne un ornamento o arnese che s'impiega fuori di noi ma la stessa natura umana. Per questo anche i funerali degli antichi giusti furono preparati con doveroso rispetto, celebrate le esequie, provveduta la tomba ed essi stessi, mentre ancor vivevano avevano dato disposizioni ai figli su la tumulazione ed anche il trasferimento del proprio corpo 49. Anche Tobia per dichiarazione di un angelo è elogiato per aver meritato presso Dio col seppellire i morti 50. Lo stesso Signore che doveva risorgere al terzo giorno elogia l'opera buona di una donna pietosa e la elogia come un fatto da ricordarsi perché ha versato un unguento prezioso sopra le sue membra e lo ha fatto per rispetto al suo corpo da seppellire 51. Nel Vangelo con lode si ricordano coloro che con diligente ossequio si presero cura di coprire e tumulare il suo corpo staccato dalla croce 52. Tuttavia questi testi biblici non sostengono che vi sia sensibilità nei cadaveri ma indicano, per affermare la fede nella risurrezione, che anche il corpo dei morti rientra nella provvidenza divina la quale dispone anche tali doveri di umanità. Se ne deduce salutarmente quale possa essere il merito delle elemosine che si danno per uomini che vivono e sentono, se davanti a Dio non è perduto neanche ciò che si dà di doverosa cura alle membra esanimi degli uomini. Vi sono anche altre indicazioni che i santi patriarchi diedero in relazione all'inumazione e trasferimento del proprio corpo e vollero far intendere che erano state dette per ispirazione profetica 53. Ma non è qui il luogo di trattarne a lungo. Basta ciò che è stato detto. Ed anche se le cose necessarie per la sopravvivenza, come vitto e vestiario, possono venire a mancare, sia pure con grave disagio, tuttavia non fiaccano nei buoni la virtù del pazientare e sopportare e non strappano dallo spirito la pietà ma la rendono più viva esercitandola. A più forte ragione dunque, quando mancano i mezzi che di solito si usano per preparare i funerali e tumulare i cadaveri, la mancanza non rende infelici individui già in pace nelle invisibili dimore degli spiriti credenti. E per questo se sono mancati i funerali ai cadaveri dei cristiani nel saccheggio della grande Roma e anche di altri paesi, non è né colpa dei vivi che non han potuto offrirli, né pena dei morti che non possono sentire tale mancanza.

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