mercoledì 9 febbraio 2011

Verità della Fede - III parte

Anche per questo mercoledì ritorniamo a scoprire le Verità della Fede, attraverso le approfondite analisi di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Nel capitolo di oggi Sant'Alfonso dimostrerà l'esistenza di Dio attraverso un'accurata considerazione del creato. Vediamo come il Santo Vescovo Dottore della Chiesa dimostra l'esistenza del Creatore:




Verità della Fede

di Sant'Alfonso Maria de' Liguori

CAP. III. Si prova l'esistenza di Dio dalla costruzione del mondo formato con ordine così regolato e così stabile.

1. Dicono i materialisti che per escludere la necessità di un primo principio creatore del tutto, non è già necessario ricorrere al processo infinito delle cause; poiché sognano che la materia è eterna ed increata, e che da questa sono state poi formate tutte le cose o dalla fortuita combinazione degli atomi, come dicono i democritici, o in altro modo, come dicono altri, ma senza intelligenza e libertà d'alcuno autore; sicché tutti gli oggetti di questo mondo son formati a caso, e tutti sono materia e non solo i corpi, ma anche le anime degli uomini.

2. Ma come mai di ciò potrà persuadersi chi non considerasse altro (poste da parte tutte le altre prove dell'esistenza di Dio) che l'ordine così regolato e così stabile di tutte le cose che veggiamo? Nella regione celeste osserviamo le stelle, che tutte ordinatamente si muovono in modo tale, che ognuna di loro tiene costantemente il suo luogo colla sua determinata distanza, né l'una disturba mai il moto dell'altra. Osserviamo il sole, che con velocissimo moto gira la terra, e senza mai variare il suo corso divide diversamente, secondo i tempi diversi, il giorno dalla notte, servendo nel giorno agli uomini di lumiera, acciocché possano impiegarsi nelle loro faccende, e nascondendosi di notte, per dar luogo al loro riposo dalle fatiche del giorno. Così anche divide le stagioni dell'anno, causando col suo diverso cammino nella state il calor necessario alla produzione de' frutti e delle biade, e nel verno il freddo parimente necessario per ristoro de' terreni. Osserviamo anche la luna, che gira essa pure stabilmente tutta la terra, ma col suo corso più breve; ella risplende di notte a' viandanti, e giova a molte cose co' suoi benefici influssi. E si troverà chi dica tutto ciò avvenire a caso?

3. Vediamo poi la terra vestita d'alberi e d'erbe, che a' tempi suoi dà frutta, biade, piante, metalli e tante altre altre cose necessarie o utili al vivere umano. Ella è composta di pianure, di monti, di boschi, di fiumi e di fonti, cose che tutte servono a formare il domicilio agli uomini ed a' bruti, i quali servono agli stessi uomini o per cibo o per utile della vita. Ella non è piana, ma sferica, acciocché così vi sia in varie parti successivamente il lume, il calore del sole ed anche la necessaria distribuzione delle acque, dalle quali la terra è circondata; altrimenti ella sarebbe un mucchio di arena sterile e secca, senza piante, senza frutta e senza vapori, che anche son necessarj, perché da essi si generano poi le nuvole e le pioggie. È circondata la terra anche dall'aria, necessaria ancora così alla vita degli animali e de' vegetabili, come al suono delle voci, alla formazione de' venti ed alla conservazione dei cibi. E tutto ciò avverrà a caso?

4. Vediamo inoltre il mare che circonda la terra, e benché sia molto maggior della terra, e spesso agitato da' venti, pure si contiene ne' suoi limiti. Dimanda il s. Giobbe: Quis conclusit ostiis mare?... Circumdedi illud terminis meis, et posui vectem et ostia; et dixi: usque huc venies, et non procedes amplius, et hic confringes tumentes fluctus tuos1. Chi è dunque colui che ha determinati i confini a questo mare, sicché non esca ad allagar la terra? Il caso o la natura? La natura non può essere; perché secondo l'ordine naturale la terra dovrebbe essere ingoiata dal mare; neppure dal caso; perché il caso non può mutare l'ordine della natura delle cose. Osserviamo poi che le acque di questo mare son tutte salse; e perché salse? Forse a caso? No, ciò providamente è stato disposto dal supremo Fattore; perché altrimenti le acque in tempo di calma si corromperebbero, e corrompendosi, non vi potrebbero vivere i pesci, che servono al vitto umano. Si aggiunge a tutto ciò la provvidenza del fuoco. Senza il fuoco non potrebbero apparecchiarsi i cibi, non liquefarsi i metalli, non formarsi i vasi di creta: non si potrebbe vedere di notte, non temperare il freddo del verno, e senza fuoco molte cose non potrebbero conservarsi.

5. Chi non ammira poi la diversità delle piante che nascono da piccoli granelli? Quale serve per medicina, quale per alimento, quale per gli edifizj, e tutte, benché diverse, ricevono il proprio alimento dalla terra. Quanto poi è ammirabile la loro interna struttura delle radici, de' tronchi, delle frondi e de' semi che producono per la loro propagazione! Chi non ammira la varietà de' bruti, e l'arte con cui son formati, coll'abilità di cibarsi secondo la diversa loro natura, distinguendo il cibo utile dal nocivo, di conservarsi la vita, di comporre i loro nidi, e di servire agli uomini o arando la terra, o portando pesi, o anche dilettandoli col loro canto, come fanno gli uccelli? Ed a tutti questi animali diversi la natura apparecchia il loro proprio alimento.

6. Sopra tutto chi non ammira la struttura del corpo dell'uomo, atto a muoversi secondo comanda la volontà? I cinque sensi impressi nel corpo sono come tante spie o nunzj dell'anima che la fanno avvisata delle qualità degli oggetti esterni. Gli occhi stan collocati in alto per regolare le azioni del corpo. Gli occhi soli poi sono un gruppo di maraviglie. Quante parti concorrono alla lor costruzione! Quanti umori, quanti nervi e quanti muscoli! Se si vogliono aprire gli occhi per vedere, ecco pronte le macchinette per aprirli. Se si vogliono chiudere per prender sonno, ecco altri ordigni per chiuderli. Voglionsi esprimere cogli occhi le varie passioni dell'anima, dell'ira, del dolore, del gaudio o dell'affetto? Ecco già altri strumenti per ciò eseguire. Lo stesso può dirsi della lingua, che non solo serve al discernimento de' sapori, ma alla pronunzia delle parole, facendo co' suoi diversi movimenti che ogni sillaba non si confonda coll'altra. Crescono poi le meraviglie nel considerare quel ch'è di dentro. Nel centro del corpo v'è il cuore, che muovendosi da sé dà moto e corso al sangue ed a tutti gli altri umori che nel corpo si rinvengono, ed a tutte le altre parti, che perdono subito ogni moto, se quello del cuore si arresta. Il cuore è l'istromento principale della circolazione del sangue, il quale dal cuore si parte, e va poi a scorrere per le arterie, che sono come tanti tubi addetti a trasmetterlo in ogni minima parte del corpo, ripigliandosi poi lo stesso sangue dalle vene, che sono altrettanti tubi di diversa struttura, per ritornarlo allo stesso cuore, come a termine della circolazione.

7. Nel cervello poi quante divisioni si osservano, quanti covili e quanti pori! Dal cervello quanti fili di nervi si tramandano in tutto il corpo per mantenere tra 'l comune sensorio e le parti della macchina una continua e reciproca corrispondenza! Nel cervello si crede essere la sede principale dell'anima. Nel cervello risiede la fantasia e l'emporio delle idee ed immagini degli oggetti ricevute per mezzo de' sensi; né sinora con tante fatiche de' filosofi si è giunto a sapere come nel cerebro tali idee ed immagini s'imprimano e si conservino per lungo tempo, senza che l'una si cancelli dall'altra. Ammirabile ancora è la struttura de' polmoni. Entra l'aria in essi, ed essi a guisa di mantici si dilatano; e col dilatarsi premono i canali del sangue, che son vicini al cuore, e con tale pressione il sangue si assottiglia e si vivifica, mischiandosi colla parte più pura dell'aria. E perché l'aria entrata ne' polmoni si rende inetta dopo qualche tempo a rinfrescare il cuore, ecco gli altri ordigni che stringono i polmoni per far uscire l'aria primiera, ed entrar la nuova; ed in tal modo aprendosi e serrandosi i polmoni, si perpetua la respirazione tanto necessaria alla vita; e ciò avviene anche mentre l'uomo dorme. I nervi compongono l'armonia di tutta la macchina. I muscoli e le fibre servono per eseguire i moti dall'uomo voluti. Le ossa sostengono la macchina, ma acciocché elle non impediscano i movimenti del corpo, sono divise in parti e congiunte con legami. Quanto poi è ammirabile il considerare i tanti condotti quasi invisibili che vi sono nel corpo per depurare gli umori! Essi canali sono in tanta copia, che il fisico Leuwenoek per via di dimostrazioni matematiche in una sola particella grande non più d'un granello d'arena, del corpo umano, trovò che vi fossero 12500. canaletti.

8. Quanto poi sono più ammirabili le doti dell'anima, ch'è la miglior parte dell'uomo, ornata delle sue potenze d'intelletto, memoria e volontà! Onde l'uomo colla sua mente penetra le bellezze de' cieli e della terra, conosce il corso dei pianeti, e così predice gli ecclissi e gli equinozj: colla mente conosce l'onestà delle azioni, la prudenza nell'operare, la giustizia nel giudicare, e l'essenza naturale di tante cose diverse. L'uomo colla sua mente inventa tante arti nuove, tanti strumenti matematici, per mezzo de' quali si osservano poi tante cose maravigliose.

9. Or chi mai può pensare che tutte queste cose così ben ordinate e costanti ne' loro effetti, siano avvenute a caso? Se uno mira un quadro colle sue figure proporzionate, coi gesti proprj e coi colori adattati, potrà mai dire che tal quadro è stato formato con una mescolanza di colori fatta a caso? Chi legge l'Eneide di Virgilio, un'orazione di Cicerone, potrà mai dire che quelle composizioni si trovan così fatte con un casuale accoppiamento di caratteri? E come potrà dirsi che gli uomini, che gli animali, che i cieli e tutto il mondo siano fatti a caso? Si mundum, sta scritto da un autore presso Tullio1 efficere potest concursus atomorum, cur porticum, cur templum, cur donum non potest, quae sunt minus operosa et multa faciliora? Ognun che vede un orologio, certamente giudica che chi l'ha fatto è dotato di mente; e vedendo poi tante creature di fattura sì ammirabile, se non fosse altro che un moschino o un fiore, la cui struttura è molto più eccellente che la struttura di un orologio, non ha da credere che una gran mente le ha formate? Qual matto potrà mai credere che il caso, il quale è cieco e non ha né mente né ordine, abbia potuto formare e conservare un ordine così costante a tutte le cose di questo mondo? Al sole, affinché stabilmente faccia il suo corso in ogni anno e in ogni giorno? Agli animali, affinché generino i loro parti sempre della stessa loro propria specie? Agli alberi, affinché producano le stesse frutta e sempre nelle stesse stagioni?

10. Come mai in somma il caso e la materia che non hanno mente né ordine hanno potuto dare e conservare un essere così proporzionato ed ordinato a tutte queste diverse creature, e che dura così costantemente già quasi da sessanta secoli? Chi non vede che a far ciò vi bisognava una mente di sapienza molto superiore alla nostra? Il caso non è causa, ma è un difetto della causa. Ma via, diamo che per la combinazione della materia avessero potuto esser formate tutte le creature a caso (il che è impossibile a supporsi); almeno come avrebbe potuto una tale combinazione durare così stabilmente per tanto tempo, senza variare e senza confondersi il tutto, non essendovi alcun rettore che la conservasse nel suo ordine proprio per ciascun genere diverso di tante creature?

11. Bisogna dunque confessare, come lo confessò anche un gentile, qual fu Cicerone, che tali fatture non poteano essere formate e rette che da una altissima mente, che il tutto dispone e governa: Quid potest esse tam apertum, cum coelum aspicimus, quam aliquod esse numen praestantissimae mentis, quo haec regnatur?

12. Replicano finalmente i materialisti moderni convinti da questa verità, e dicono che la formazione di tutte le creature e l'ordine costante dato loro non è già dal caso, ma è dalla stessa natura. Da tal replica ci sbrighiamo con poche parole. Dimandiamo loro che cosa intendono per questa natura? Ha ella mente? No; e se è priva di mente, non ha potuto, come abbiamo veduto, formar questo mondo, per cui formare v'ha bisognato una mente di somma sapienza. Se poi questa natura ha mente; questa natura dotata di mente diciamo noi essere il nostro Dio, il quale è pura mente ed è mente d'infinita sapienza.

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1 Iob. 38. 8.

1 L. 2. de Natur. Deor.

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