lunedì 7 marzo 2011

I Proverbi - Venticinquesimo appuntamento

Proseguiamo come ogni lunedì la lettura del Libro dei Proverbi; siamo giunti al venticinquesimo capitolo che ha da insegnarci molto come del resto hanno fatto i precedenti capitoli che abbiamo letto nelle scorse settimane:

1Anche questi sono proverbi di Salomone,
trascritti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda.
2È gloria di Dio nascondere le cose,
è gloria dei re investigarle.
3I cieli per la loro altezza, la terra per la sua profondità
e il cuore dei re sono inesplorabili.
4Togli le scorie dall'argento
e l'orafo ne farà un bel vaso;
5togli il malvagio dalla presenza del re
e il suo trono si stabilirà sulla giustizia.
6Non darti arie davanti al re
e non metterti al posto dei grandi,
7perché è meglio sentirsi dire: "Sali quassù"
piuttosto che essere umiliato davanti a uno superiore.
Quanto i tuoi occhi hanno visto
8non metterlo subito fuori in un processo;
altrimenti che farai alla fine,
quando il tuo prossimo ti svergognerà?
9Discuti la tua causa con il tuo vicino,
ma non rivelare il segreto altrui;
10altrimenti chi ti ascolta ti biasimerebbe
e il tuo discredito sarebbe irreparabile.
11Come frutti d'oro su vassoio d'argento
così è una parola detta a suo tempo.
12Come anello d'oro e collana d'oro fino
è un saggio che ammonisce un orecchio attento.
13Come fresco di neve al tempo della mietitura,
è un messaggero verace per chi lo manda;
egli rinfranca l'animo del suo signore.
14Nuvole e vento, ma senza pioggia,
tale è l'uomo che si vanta di regali che non fa.
15Con la pazienza il giudice si lascia persuadere,
una lingua dolce spezza le ossa.
16Se hai trovato il miele, mangiane quanto ti basta,
per non esserne nauseato e poi vomitarlo.
17Metti di rado il piede in casa del tuo vicino,
perché non si stanchi di te e ti prenda in odio.
18Mazza, spada e freccia acuta
è colui che depone il falso contro il suo prossimo.
19Qual dente cariato e piede slogato
tale è la fiducia dell'uomo sleale nel giorno della sventura,
20è togliersi le vesti in un giorno rigido.
Aceto su una piaga viva,
tali sono i canti per un cuore afflitto.
21Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare,
se ha sete, dagli acqua da bere;
22perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo
e il Signore ti ricompenserà.
23La tramontana porta la pioggia,
un parlare in segreto provoca lo sdegno sul volto.
24Abitare su un angolo del tetto è meglio
di una moglie litigiosa e una casa in comune.
25Come acqua fresca per una gola riarsa
è una buona notizia da un paese lontano.
26Fontana torbida e sorgente inquinata,
tale è il giusto che vacilla di fronte all'empio.
27Mangiare troppo miele non è bene,
né lasciarsi prendere da parole adulatrici.
28Una città smantellata o senza mura
tale è l'uomo che non sa dominare la collera.


COMMENTO

Il capitolo che abbiamo letto quest'oggi si sofferma su alcuni temi o per meglio dire virtù: l'umiltà, la discrezione, la carità, la fiducia. Abbiamo letto delle parole di Salomone che hanno una analogia con quelle di Gesù quando dice di mettersi all'ultimo posto perché ci sia qualcuno che ci inviti a passare avanti per ottenerne onore davanti ai commensali, anziché sedersi ai primi posti ed essere scacciati, in quel caso facendo una magra figura. Così Salomone anticipa le parole di Gesù, consigliandoci a non darci arie davanti ai potenti e a non prendere i posti dei grandi perché incontreremmo sempre qualcuno pronto ad umiliarci. La superbia essendo male ci fa guadagnare male. L'umiltà al contrario essendo una virtù quindi un bene, ci fa guadagnare altrettanto bene. Quando si esercita la virtù dell'umiltà gradita al Signore, si giunge ad uno stato di grazia nella quale gli insulti degli uomini sono come carezze e inoltre quando ci si contenta del poco, si ha sempre da godere. Vediamo i superbi del nostro secolo: si esaltano, mangiano e bevono a sazietà, comprano cose di continuo, ma sono sempre insoddisfatti perché non si contentano di quello che hanno. Al contrario i poveri, gli umili sono sempre soddisfatti della vita, pur avendo poco e ogni piccola conquista per loro è un grande guadagno. Ecco perché questo capitolo ci consiglia a mangiare il necessario e non il superfluo, altrimenti diventeremmo egoisti e penseremmo sempre alla nostra pancia anziché preoccuparci di quella vuota dei poveri che hanno tanto bisogno del nostro aiuto. E guai lasciarsi sedurre dalle parole adulatrici perché queste sviano le persone poco accorte. Ad ogni complimento, abbassiamo la testa e sentiamoci sempre piccoli servi poiché lasciarsi gonfiare il cuore dal complimento ci insuperbisce e la superbia è ostacolo alla santità.

Che dire poi sulla discrezione? Salomone ci consiglia a non pettegolare perché rischiamo di metterci nei guai, ci consiglia a non essere troppo invadenti. In poche parole ci consiglia a farci i fatti nostri, anche se su questo argomento converrebbe approfondire poiché non in tutte le cose occorre star zitti, anzi in alcune situazioni dei nostri affari non dovremmo proprio occuparcene ma di questo ne parleremo un'altra volta. Parlare a suo tempo è la cosa migliore da fare: parlare troppo e a sproposito non serve a nulla, occorre essere pazienti, riflettere e parlare quando è necessario: questo dà buon frutto. Anzi dovremmo parlare poco e ascoltare molto: questo rende saggi gli uomini, come ci insegna anche il libro del Siracide.

Carità: anche in questo caso le parole di Salomone somigliano molto a quelle di Gesù: Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere; Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere (Mt 25,35) e aggiunge: e il Signore ti ricompenserà. Gesù si identifica anche con i carcerati quando dice carcerato e siete venuti a trovarmi, mentre gli uomini vedono in essi dei nemici da allontanare. Quelli che noi chiamiamo nemici in verità sono nostri fratelli ed è per questi motivi che Gesù si identifica con ciascuno di noi. Quando Gesù dice amate i vostri nemici  intende dirci: amate i vostri fratelli che voi vedete come nemici ma nemici non sono perché siete tutti figli di un solo Padre.

Per concludere ci fermiamo sulla fiducia: perdere la fiducia degli altri è il prezzo per le nostre iniquità: abbiamo tradito, ci siamo attirati addosso il disprezzo degli altri. Ed è proprio triste sentirsi allontanati dagli altri per i nostri peccati, per la nostra stoltezza. Ringraziamo però il Padre che ci dà ogni giorno la possibilità di cambiare in bene. Se seguiremo i consigli di questa Scrittura saremo saggi e graditi a Dio.

Conclude l'ultima parte del capitolo definendo l'uomo irascibile simile ad una città smantellata: infatti i veri forti sono coloro che sanno dominare sé stessi, sono i miti, sono coloro che imparano da Gesù.

0 commenti:

Posta un commento