domenica 13 marzo 2011

Il Libro di Giobbe - Ventiseiesimo appuntamento

Prosegue l'appuntamento anche per questa domenica con Il Libro di Giobbe; oggi leggiamo l'esaltazione della sapienza quale infinito bene, a differenza dei beni materiali, limitati e di scarso valore in confronto:

28

1Certo, per l'argento vi sono miniere
e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
2Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
3L'uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all'estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
4Forano pozzi lungi dall'abitato
coloro che perdono l'uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
5Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
7L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
8non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
9Contro la selce l'uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
10nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l'occhio:
11scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
13L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14L'abisso dice: "Non è in me!"
e il mare dice: "Neppure presso di me!".
15Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.
16Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
17Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
18Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
19Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.
20Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
21È nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
22L'abisso e la morte dicono:
"Con gli orecchi ne udimmo la fama".
23Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
26quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28e disse all'uomo:
"Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza".


COMMENTO

Oggi Giobbe ci parla della sapienza quale infinita ricchezza. Se prendessimo tutte le cose della terra e le mettessimo insieme, non varrebbero nemmeno un'oncia della sapienza. Prendiamo in esempio due uomini, l'uno ricco e ignorante e l'altro povero e sapiente: chi dei due è gradito al Signore e chi possiede più ricchezza? Naturalmente il povero poiché la materia non mi rende più intelligente né più sapiente, mentre lo Spirito Santo solo può donarmi sapienza e intelligenza. Dobbiamo considerare il vero valore della sapienza e meditarla.

Quando la Sacra Scrittura contempla la creazione è sempre affascinante poiché permette di meditare la grandezza del Signore che supera ogni scienza terrena. Dio ha fatto i cieli, li ha tempestati di stelle e con le quali ha intessuto una veste luccicante per le galassie; ha circondato la terra di un'aurea azzurra, ha fatto sì che ai nostri occhi apparisse dritta e sconfinata, quando in realtà la terra è tonda. Sotto ai nostri piedi c'è il mare, o magari ci sono popoli e nazioni: la forza di gravità permette sia a noi sia a quelli sotto di noi, stare in piedi e dritti: il Signore ha calcolato ogni cosa nella Sua infinita Sapienza e ha fatto sì che all'uomo non mancasse nulla per il suo sostentamento: frutti, alimenti ricavati dagli animali, tutti ricchi di vitamine, proteine, calcio, tutti elementi utili per il corpo umano. E queste sono solo alcune delle innumerevoli cose fatte dal Signore.

Se provassimo a contemplare il creato, giungeremmo presto a contemplarne l'Autore. E la sapienza ci dice Giobbe, ma ancor prima il Signore, consiste nel timore di Dio e l'intelligenza nell'evitare il male. L'uomo intelligente infatti evita il male perché sa che questo non gli converrebbe. Chi invece sceglie il male pur sapendo che è dannoso, è stolto. Chi teme il Signore, si umilia e chi si umilia riceve sapienza dal Signore, inoltre il temere Dio è già sapienza, poiché si conosce la grandezza del Signore e quindi Lo si teme "sapendo", lo dice la parola stessa, ch'Egli è infinitamente grande.

La prossima settimana leggeremo un Giobbe quasi malinconico che ricorderà il suo passato glorioso, lamentandosi invece della sua condizione presente.


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