mercoledì 30 marzo 2011

Verità della Fede - X parte

Torna come consueto l'appuntamento del mercoledì con gli approfondimenti sulle "Verità della Fede" attraverso le attente analisi di Sant'Alfonso Maria de' Liguori: oggi il Santo Vescovo Dottore della Chiesa e Fondatore dei Redentoristi risponde alle affermazioni di Locke, dimostrando in questo quarto paragrafo del Cap. VI, come il pensiero e le idee sono di natura spirituale:






Verità della fede

di Sant'Alfonso Maria de' Liguori

§. 4. Di quel che dice Locke sopra lo stesso punto.

30. Questo autore1 nel suo libro de Intellectu humano s'impegnò a dimostrare specialmente due cose: la prima che tutte le idee vengono a noi dai sensi: l'altra che così le idee, come i giudizj e i raziocinj, non sono altro che mozioni del cerebro per mezzo degli spiriti animali, o siano corpuscoli tramandati nel nostro cerebro dagli oggetti esterni.

31. In quanto alla prima proposizione non occorre fermarci; poiché i sensi non possono dare altre idee che delle cose sensibili; ma noi, come si è detto, certamente abbiamo le idee di molte cose che non sono soggette ai sensi, come sono le idee della bontà e della sapienza, della giustizia, della malizia degli atti, dell'essenza e proprietà degli oggetti e simili. Onde non è vero che tutte le idee a noi vengano da' sensi.

32. In quanto poi alla seconda proposizione che tutti i pensieri, giudizj o raziocinj non sono che mozioni fatte nel nostro cerebro per mezzo de' corpuscoli posti in moto, ella è più falsa della prima; ma qui bisogna fermarci alquanto per confutarla e sciogliere tutte le opposizioni di Locke, benché molte cose già si son dette di sopra. Egli, quantunque dice che noi non possiamo aver l'idea d'una materia pensante, scrive non però che tutti i pensieri non sono che mozioni della materia, o sia degli spiriti materiali. Ma è chiaro che dal moto della materia non può nascere altro effetto che una nuova figura, nuova estensione o nuovo sito; ma qual connessione hanno queste qualità col pensiero, che non ha né figura, né estensione, né sito?

33. Inoltre il pensiero consistente nel moto de' corpuscoli secondo Locke non è altro che gli stessi corpuscoli posti in moto. Or questo pensiero o si suppone indivisibile, in modo che stia tutto nella massa de' corpuscoli, tutto in ciascuno di essi; o si suppone diviso in modo, che una parte del pensiero 
stia in una parte de' corpuscoli, e l'altra nell'altra. Il primo ripugna all'azione materiale, il secondo ripugna alla natura del pensiero. Parlando del primo supposto, che il pensiero sia nella massa e tutto in ogni corpuscolo, non può aver cammino; perché ogni azione materiale è necessariamente divisibile, onde dee esercitarsi tutta in tutto il soggetto e parte in parte; ma se si esercitasse tutta in tutto il soggetto, e tutta in ogni parte, ella sarebbe indivisibile, onde non sarebbe più materiale. Parlando poi del secondo supposto, cioè che una parte del pensiero sia in una parte de' corpuscoli, e l'altra nell'altra, neppure può sussistere; perché in tal modo il pensiero sarebbe diviso. E in tal modo potrebbe esser divisa anche l'idea della giustizia, della malizia o di altri soggetti puramente spirituali detti di sopra. Ma chi mai può dire che tali idee sieno divisibili, essendo i loro oggetti solamente intelligibili e non materiali?


34. Inoltre il pensiero non è che un'azione d'una sostanza semplice; onde non può consistere nel moto di più particelle. Che il pensiero sia azione d'una sostanza semplice, si prova dal vedere che il principio dal quale i pensieri provengono, si concepisce come indivisibile, e da quello talmente nascono i pensieri, che tutti al medesimo ritornano come loro fonte, ed ivi dimorano e si congiungono, senza che l'uno escluda o perturbi l'altro. Ma se i pensieri fossero materiali, essendo essi corpuscoli, dovrebbero mutuamente l'un l'altro escludersi o confondersi, e non potrebbero mai convenire in un principio, o sia in un punto indivisibile; perché ciascuno occuperebbe il suo luogo, e così non potrebbero unirsi tutti in un centro, ma l'uno perturberebbe l'altro. E così non può mai concepirsi come i pensieri possano esser formati dalla materia col moto delle sue particelle.

35. Locke fa tre obbiezioni. Dice in primo luogo: a noi non è lecito limitare l'onnipotenza di Dio; onde come possiamo dire che Dio non può fare che la materia pensi? Il Voltaire1 poi nelle sue Lettere filosofiche tratta da sciocchi coloro che si oppongono a questa idea di Locke. Egli per altro condanna chi fa produrre i pensieri dalla materia, e non lascia di confessare che ripugna materia e pensiero. Ma poi ricorre con Locke all'onnipotenza di Dio, e tratta da sciocco ed anche da empio chi in ciò gli contraddice; ed indi si avanza a dir male della chiesa cattolica come senza religione, perché riprova questa lor opinione. Ma rispondiamo al signor Locke ed al signor Voltaire che Dio può tutto, ma non può fare ciò che ripugna; come ripugna che la natura di una cosa sia natura di un'altra cosa diversa: onde siccome Dio non può fare che la natura del circolo sia la stessa del triangolo, o che la natura dell'acqua sia la stessa di quella del fuoco; così parimente non può fare che la materia abbia la natura dello spirito, perché ciò non meno ripugna di quello che il circolo abbia la natura del triangolo, e l'acqua abbia la natura del fuoco.

36. Lo stesso Locke confessa2 che Dio può produrre tutto ciò che non involve contraddizione; sicché Iddio può tutto, ma non può fare che due proposizioni tra loro contraddittorie sieno ambedue vere; perché l'esser contraddittorie e l'esser vere ambedue è cosa impossibile, e Dio non può fare che l'impossibile sia possibile. Il concepire la materia pensante è concepire una cosa impossibile, mentre sono cose totalmente contraddittorie materia e pensiero: la materia è divisibile, il pensiero è indivisibile. Che ogni essere pensante sia indivisibile, Locke non lo nega, anzi volendo provare l'esistenza di Dio, lo stabilisce per fondamento. Egli ne' suoi Saggi filosofici3 dice così: Se 
la materia fosse il primo essere eterno e pensante, non vi sarebbe un essere unico, eterno, infinito e pensante, ma un numero infinito di esseri eterni e pensanti, che sarebbero tutti indipendenti l'uno dall'altro; ma le forze di ciascuno sarebbero limitate, e le idee distinte, e per conseguenza non potrebbero produrre mai quell'ordine e quell'armonia che nella natura si osservano. Or lo stesso diciamo noi. Se l'essere pensante dell'uomo fosse materia, non sarebbe più unico, ma sarebbero tanti innumerabili esseri pensanti, quante sono le particelle della materia pensante, e sarebbero tutti distinti e indipendenti l'uno dall'altro; sicché non potrebbero mai formare un pensiero compito e tanto meno un raziocinio. Così parimente se l'uomo non fosse altro che la materia pensante, vi sarebbero in esso innumerabili idee ed innumerabili voleri l'uno diverso dall'altro. E questo è quello ch'è impossibile, cioè che il pensiero, il quale è unico, semplice e indivisibile, sia nello stesso tempo composto, multiplice e divisibile.


37. Ma la maraviglia si è che il sig. Locke nel citato capo 10. confessa già che la materia non può produrre il pensiero, giungendo a dire: Tanto è contrario all'idea della materia, ch'è priva di sentimento, il poter produrre da sé movimento, percezione e conoscenza, quanto è contrario all'idea d'un triangolo il fare angoli che sieno maggiori di due retti. Così egli parla, e parla giusto; ma avendo ciò detto, come poi può mettere in dubbio se la materia pensi, e dire: Ma noi non sappiamo quel che può fare Iddio? Sì, non sappiamo quel che Dio può fare; ma sappiamo che non può fare ciò ch'è impossibile, qual'è che sieno compatibili due cose tra loro contraddittorie, che le tenebre sian luce; siccome dunque sappiamo che le tenebre non ponno produrre la luce, così anche sappiamo che la materia non può produrre il pensiero.

38. Replica Locke, e dice: Iddio ch'è spirito non crea la materia dal niente? E perché poi non può fare che la materia produca il pensiero? Rispondo: che Dio essendo spirito crei la materia, non è contraddizione; perché Iddio come onnipotente, benché non sia materia, contiene nondimeno eminentemente l'esser materiale nella potenza che ha di crearlo. Iddio dunque come onnipotente ben può produrre così il pensiero, come la materia; ma non può fare che la materia per se stessa produca il pensiero; perché in tal modo il pensiero non sarebbe prodotto da Dio, ma dalla materia; e questo è quel che non può essere, perché Dio non può fare che la causa comunichi all'effetto una cosa che non ha. Niuno stromento può produrre un effetto diverso dalla propria essenza: p. e. uno stromento meccanico il quale ha parti non può operare sopra d'un soggetto che non ha parti; e così la materia che ha parti non può essere stromento a produrre il pensiero che non ha parti, né può operare sopra lo spirito, che parimente è privo di parti. Oltreché, se mai Dio volesse produrre il pensiero in qualche oggetto materiale, in tal caso non sarebbe la materia, ma lo stesso Dio che produce il pensiero; mentre la materia è affatto incapace di poter produrre alcun pensiero. Ma soggiunge il Voltaire: Noi non possiamo concepire tutte le proprietà della materia, né sappiamo come una sostanza pensi, e come abbia delle idee. Ma da ciò, rispondo, che può egli dedurne? Perché non sappiamo le proprietà della materia, e come l'uomo pensi ed abbia le sue idee, perciò la materia può pensare? Quantunque ignoriamo queste cose, sappiamo però per certo che la materia non può esser pensiero, né produrre il pensiero; perché la materia ha parti ed è divisibile, e il pensiero non ha parti ed è indivisibile.

39. Dice Voltaire che Dio può comunicare agli organi più delicati dell'uomo la facoltà di pensare. Ma che? Forse egli si figura, dice il p. Valsecchi, d'innestare il pensiero al cerebro dell'uomo, come s'innesta il vaiuolo al braccio del fanciullo? Se il pensiero è 
cosa materiale, non può avere altro effetto che materiale di estensione, di moto o di figura. E non giova ricorrere alle qualità occulte, quando vi è ripugnanza di essenza e d'incapacità di natura. La ripugnanza poi tra il pensiero e la materia è evidente per tutte le ragioni di sopra addotte, e specialmente per quella che già si è toccata e meglio si esporrà qui appresso, cioè che l'oggetto che pensa è semplice ed uno senza parti; ma la materia necessariamente è composta di più parti, delle quali niuna avrebbe la percezione intiera del pensiero, poiché il pensiero sarebbe diviso in tante parti, quante sono quelle che avessero la virtù di percepire. Dice Pietro Bayle che questo argomento dell'unità necessaria per comprendere intieramente il pensiero, è un'obbiezione insuperabile contro coloro che difendono la materia pensante; mentre scrive che, se il pensiero si formasse coll'impressione o sia azione delle parti corporee, da ciò niun atto di cognizione risulterebbe; oppure questi atti di cognizione sarebbero differenti assai da quelli che in noi sperimentiamo, giacché questi tutto intiero l'oggetto ci rappresentano, prova evidente che il soggetto in noi impressionato dall'intiera immagine di questi oggetti non è divisibile in più parti, ed in conseguenza che l'uomo, in quanto pensa, non è corporeo o materiale. Ma passiamo alle altre opposizioni che fa Locke.


40. In secondo luogo egli oppone che ben si vedono più cose artificiose ridotte dall'uomo alla massima perfezione; perché dunque, dice, non può Dio, la cui sapienza supera infinitamente quella dell'uomo, ridurre la materia a tal perfezione che abbia forza di pensare? A ciò si dà la stessa risposta di sopra, della ripugnanza che vi è fra la sostanza materiale e la sostanza pensante; mentre Dio può creare nuove nature, può distruggere tutte le create, ma non può fare che la natura d'un oggetto sia natura d'un altro diverso. Se Dio potesse fare che la materia pensasse, potrebbe dirsi ancora che Dio potrebbe ridurre un legno ad essere così perfettamente lavorato e composto, che potesse avere tutti gli atti d'intelletto e di volontà.

41. In terzo luogo oppone che i bruti, quantunque non sieno altro che materia, e il loro spirito non sia che una sostanza materiale, pure vediamo che percepiscono a lor modo le cose che loro si presentano, ed hanno la memoria de' beneficj e de' maltrattamenti dagli altri ricevuti; dunque, conclude, la materia è capace di percepire. In ciò è vero che Cartesio con altri han tenuto esser i bruti automi e pure macchine materiali senza spirito. Altri però (e questa oggidì è l'opinione più abbracciata) vogliono che le bestie abbiano anima e cognizione, ma molto rozza ed imperfetta, almeno in quanto al modo di pensare. Del resto poco importa che non si sappia di queste opinioni quale sia la vera. Non perché ignoriamo alcune cose oscure, dobbiam negare le chiare e certe, qual'è che la materia non può pensare. Se Locke vuole che le anime de' bruti abbiano qualche simiglianza alle nostre, allora diremo che quelle sono spirituali; se poi vuole che quelle sieno materiali, ed allora diremo che le anime de' bruti differiscono essenzialmente dalle nostre, che sono certamente spirituali. Che se ne faccia poi delle anime dei bruti in morte, vedi quel che si dirà nella parte II. cap. XVIII. n. 12.

42. Per altro son troppo chiare le ragioni con cui si prova che il pensare s'appartiene alle sostanze spirituali, e non già alle materiali. Ma per fermare maggiormente questo punto, posto che il pensare spettasse alla materia, si dimanda a Locke, se pensano tutte le parti del cerebro, o alcune pensano ed altre no? Se dice che tutte pensano, non può dirlo; perché se pensassero tutte le parti della sostanza del cerebro, o il pensiero sarebbe tutto in ogni parte della materia, o parte sarebbe in una e parte in un'altra. Non può dire che il pensiero sarebbe in ciascuna parte della materia; perché così sarebbero 
tante sostanze pensanti, quante sono le parti del cerebro: ma noi siamo certi, che quel che pensa dentro di noi, è una e semplice cosa, e non già molte che pensano. Non può dire neppure che il pensiero parte sta in una parte della materia, e parte in un'altra; poiché in tal modo il pensiero sarebbe una cosa estesa, ed avrebbe una forma distinta: sarebbe inoltre diviso in parti, onde niun di noi potrebbe affermare di percepire intieramente qualche oggetto, poiché una parte del pensiero percepirebbe una parte dell'oggetto, ed un'altra parte percepirebbe l'altra. Né può dirsi che l'unione poi di tutti questi pensieri divisi percepirebbe tutto l'oggetto, essendoché le parti divise del cerebro non sanno ciò che percepiscono le altre parti.


43. Se poi dicesse Locke che le parti del cerebro non tutte pensano, allora bisognerebbe per via di moto, di quiete e di sito assegnare il luogo alle parti che pensano, ed a quelle che non pensano. Ma tutte queste variazioni di moto e di sito non possono formare il pensiero; giacché essi medesimi i materialisti dicono che la variazione del moto e della collocazione de' corpi non produce effetto nuovo; e se essi nol dicessero, ognuno ben capisce che simili variazioni di moti e siti delle parti materiali non possono mai formare il pensiero. Sicché in qualunque modo Locke faccia consistere il pensiero nelle parti materiali, non potrà mai far concepire che la materia pensi. Ma udiamo finalmente quel che dice su questo punto Benedetto Spinoza, che fu il principal maestro della materia pensante.

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1 Giovanni Locke nacque in Inghilterra nell'anno 1632. ed ivi ancora morì nel 1704 in età di anni 73 dopo avere scritti più libri dell'Imperio Civile, della Tolleranza ed altri. ma specialmente scrisse un'opera sull'Intelletto umano, nella quale sparse gli errori che qui si confutano.

1 Il sig. Voltaire nacque in Francia, di là passò in Inghilterra, dove prima fu poeta di drammi, e poi diventò filosofo; ma filosofo infelice ed empio, mentre disse più cose contro la religione e la fede.

2 Loc. cit. c. 10. p. 163.

3 L. 4. c. 10. n. 10. 

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