giovedì 7 aprile 2011

Catechismo della Chiesa Cattolica - XX parte

Proseguiamo il nostro percorso volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica: oggi continuiamo la lettura del capitolo secondo sul Credo in Gesù Cristo, attraverso l'Articolo 2:


ARTICOLO 2 
«E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE»

I. Gesù

430 Gesù in ebraico significa: « Dio salva ». Al momento dell'annunciazione, l'angelo Gabriele dice che il suo nome proprio sarà Gesù, nome che esprime ad un tempo la sua identità e la sua missione.10 Poiché nessuno « può rimettere i peccati se non Dio solo » (Mc 2,7), in Gesù, il suo Figlio eterno fatto uomo, egli « salverà il suo popolo dai suoi peccati » (Mt 1,21). Così, in Gesù, Dio ricapitola tutta la sua storia di salvezza a vantaggio degli uomini.

431 Nella storia della salvezza, Dio non si è limitato a liberare Israele « dalla condizione servile » (Dt 5,6) facendolo uscire dall'Egitto; lo salva anche dal suo peccato. Poiché il peccato è sempre un'offesa fatta a Dio,11 solo Dio lo può cancellare.12 Per questo Israele, prendendo sempre più coscienza dell'universalità del peccato, non potrà più cercare la salvezza se non nell'invocazione del nome del Dio Redentore.13

432 Il nome di Gesù significa che il nome stesso di Dio è presente nella Persona del Figlio suo14 fatto uomo per l'universale e definitiva redenzione dei peccati. È il nome divino che solo reca la salvezza,15 e può ormai essere invocato da tutti perché, mediante l'incarnazione, egli si è unito a tutti gli uomini16 in modo tale che « non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati » (At 4,12).17

433 Il nome del Dio Salvatore era invocato una sola volta all'anno, per l'espiazione dei peccati d'Israele, dal sommo sacerdote, dopo che questi aveva asperso col sangue del sacrificio il propiziatorio del Santo dei Santi.18 Il propiziatorio era il luogo della presenza di Dio.19 Quando san Paolo dice di Gesù: « Dio l'ha stabilito a servire come strumento di espiazione... nel suo sangue » (Rm 3,25), intende affermare che nella sua umanità « era Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo » (2 Cor 5,19).

434 La risurrezione di Gesù glorifica il nome di Dio « Salvatore »20 perché ormai è il nome di Gesù che manifesta in pienezza la suprema potenza del « Nome che è al di sopra di ogni altro nome » (Fil 2,9-10). Gli spiriti malvagi temono il suo nome21 ed è nel suo nome che i discepoli di Gesù compiono miracoli;22 infatti tutto ciò che essi chiedono al Padre nel suo nome, il Padre lo concede.23

435 Il nome di Gesù è al centro della preghiera cristiana. Tutte le orazioni liturgiche terminano con la formula: « Per Dominum nostrum Iesum Christum... – Per il nostro Signore Gesù Cristo... ». L'« Ave, Maria » culmina con le parole: « E benedetto il frutto del tuo seno, Gesù ». La preghiera del cuore, consueta presso gli orientali e chiamata « preghiera di Gesù », dice: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore ». Parecchi cristiani muoiono con la sola parola « Gesù » sulle labbra, come santa Giovanna d'Arco.24

II. Cristo

436 Cristo viene dalla traduzione greca del termine ebraico « Messia » che significa « unto ». Non diventa il nome proprio di Gesù se non perché egli compie perfettamente la missione divina da esso significata. Infatti in Israele erano unti nel nome di Dio coloro che erano a lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato. Era il caso dei re,25 dei sacerdoti26 e, raramente, dei profeti.27 Tale doveva essere per eccellenza il caso del Messia che Dio avrebbe mandato per instaurare definitivamente il suo Regno.28 Il Messia doveva essere unto dallo Spirito del Signore,29 ad un tempo come re e sacerdote30 ma anche come profeta.31 Gesù ha realizzato la speranza messianica di Israele nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re.

437 L'angelo ha annunziato ai pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso a Israele: « Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore » (Lc 2,11). Fin da principio egli è « colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo » (Gv 10,36), concepito come « santo » nel grembo verginale di Maria.32 Giuseppe è stato chiamato da Dio a prendere con sé Maria sua sposa, incinta di « quel che è generato in lei [...] dallo Spirito Santo » (Mt 1,20), affinché Gesù, « chiamato Cristo » (Mt 1,16), nasca dalla sposa di Giuseppe nella discendenza messianica di Davide.33

438 La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina. « È, d'altronde, ciò che indica il suo stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui che è stato unto e l'unzione stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è l'unzione ».34 La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio lo « consacrò in Spirito Santo e potenza » (At 10,38) « perché egli fosse fatto conoscere a Israele » (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere e le sue parole lo riveleranno come « il Santo di Dio ».35

439 Numerosi ebrei ed anche alcuni pagani che condividevano la loro speranza hanno riconosciuto in Gesù i tratti fondamentali del « figlio di Davide » messianico promesso da Dio a Israele.36 Gesù ha accettato il titolo di Messia cui aveva diritto,37 ma non senza riserve, perché una parte dei suoi contemporanei lo intendevano secondo una concezione troppo umana,38 essenzialmente politica.39

440 Gesù ha accettato la professione di fede di Pietro che lo riconosceva quale Messia, annunziando la passione ormai vicina del Figlio dell'uomo.40 Egli ha così svelato il contenuto autentico della sua regalità messianica, nell'identità trascendente del Figlio dell'uomo « che è disceso dal cielo » (Gv 3,13),41 come pure nella sua missione redentrice quale Servo sofferente: « Il Figlio dell'uomo [...] non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,28).42 Per questo il vero senso della sua regalità si manifesta soltanto dall'alto della croce.43 Solo dopo la risurrezione, la sua regalità messianica potrà essere proclamata da Pietro davanti al popolo di Dio: « Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! » (At 2,36).

III. Figlio unico di Dio

441 Figlio di Dio, nell'Antico Testamento, è un titolo dato agli angeli,44 al popolo dell'elezione,45 ai figli d'Israele46 e ai loro re.47 In tali casi ha il significato di una filiazione adottiva che stabilisce tra Dio e la sua creatura relazioni di una particolare intimità. Quando il Re-Messia promesso è detto « figlio di Dio »,48 ciò non implica necessariamente, secondo il senso letterale di quei testi, che egli sia più che umano. Coloro che hanno designato così Gesù in quanto Messia d'Israele49 forse non hanno inteso dire di più.50

442 Non è la stessa cosa per Pietro quando confessa Gesù come « il Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Mt 16,16), perché Gesù risponde con solennità: « Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (Mt 16,17). Parallelamente Paolo, a proposito della sua conversione sulla strada di Damasco, dirà: « Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani... » (Gal 1,15-16). « Subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio » (At 9,20). Questo sarà fin dagli inizi51 il centro della fede apostolica52 professata prima di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa.53

443 Se Pietro ha potuto riconoscere il carattere trascendente della filiazione divina di Gesù Messia, è perché egli l'ha lasciato chiaramente intendere. Davanti al Sinedrio, alla domanda dei suoi accusatori: « Tu dunque sei il Figlio di Dio? », Gesù ha risposto: « Lo dite voi stessi: io lo sono » (Lc 22,70).54 Già molto prima, egli si era designato come « il Figlio » che conosce il Padre,55 che è distinto dai « servi » che Dio in precedenza ha mandato al suo popolo,56 superiore agli stessi angeli.57 Egli ha differenziato la sua filiazione da quella dei suoi discepoli non dicendo mai « Padre nostro »58 tranne che per comandare loro: « Voi dunque pregate così: Padre nostro » (Mt 6,9); e ha sottolineato tale distinzione: « Padre mio e Padre vostro (Gv 20,17).

444 I Vangeli riferiscono in due momenti solenni, il battesimo e la trasfigurazione di Cristo, la voce del Padre che lo designa come il suo « Figlio prediletto ».59 Gesù presenta se stesso come il Figlio unigenito di Dio60 e con tale titolo afferma la sua preesistenza eterna.61 Egli chiede la fede « nel nome dell'unigenito Figlio di Dio » (Gv 3,18). Questa confessione cristiana appare già nell'esclamazione del centurione davanti a Gesù in croce: « Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio » (Mc 15,39); infatti soltanto nel mistero pasquale il credente può dare al titolo «Figlio di Dio» il suo pieno significato.

445 Dopo la risurrezione la sua filiazione divina appare nella potenza della sua umanità glorificata: egli è stato costituito « Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti » (Rm 1,4).62 Gli Apostoli potranno confessare: « Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1,14).

IV. Signore

446 Nella traduzione greca dei libri dell'Antico Testamento, il nome ineffabile sotto il quale Dio si è rivelato a Mosè,63 YHWH, è reso con 5bD4@H (« Signore »). Da allora Signore diventa il nome più abituale per indicare la stessa divinità del Dio di Israele. Il Nuovo Testamento utilizza in questo senso forte il titolo di « Signore » per il Padre, ma, ed è questa la novità, anche per Gesù riconosciuto così egli stesso come Dio.64

447 Gesù stesso attribuisce a sé, in maniera velata, tale titolo allorché discute con i farisei sul senso del salmo 110,65 ma anche in modo esplicito rivolgendosi ai suoi Apostoli.66 Durante la sua vita pubblica i suoi gesti di potenza sulla natura, sulle malattie, sui demoni, sulla morte e sul peccato, manifestavano la sua sovranità divina.

448 Molto spesso, nei Vangeli, alcune persone si rivolgono a Gesù chiamandolo « Signore ». Questo titolo esprime il rispetto e la fiducia di coloro che si avvicinano a Gesù e da lui attendono aiuto e guarigione.67 Pronunciato sotto la mozione dello Spirito Santo, esprime il riconoscimento del mistero divino di Gesù.68 Nell'incontro con Gesù risorto, diventa espressione di adorazione: « Mio Signore e mio Dio! » (Gv 20,28). Assume allora una connotazione d'amore e d'affetto che resterà peculiare della tradizione cristiana: « È il Signore! » (Gv 21,7).

449 Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni di fede della Chiesa affermano, fin dall'inizio,69 che la potenza, l'onore e la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù,70 perché egli è di « natura divina » (Fil 2,6) e perché il Padre ha manifestato questa signoria di Gesù risuscitandolo dai morti ed esaltandolo nella sua gloria.71

450 Fin dall'inizio della storia cristiana, l'affermazione della signoria di Gesù sul mondo e sulla storia72 comporta anche il riconoscimento che l'uomo non deve sottomettere la propria libertà personale, in modo assoluto, ad alcun potere terreno, ma soltanto a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo: Cesare non è « il Signore ».73 La Chiesa « crede di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana ».74

451 La preghiera cristiana è contrassegnata dal titolo « Signore », sia che si tratti dell'invito alla preghiera: « Il Signore sia con voi », sia della conclusione della preghiera: « Per il nostro Signore Gesù Cristo », o anche del grido pieno di fiducia e di speranza: « Maran atha » (« Il Signore viene! »), oppure « Marana tha » (« Vieni, Signore! ») (1 Cor 16,22), « Amen, vieni, Signore Gesù! » (Ap 22,20).

In sintesi

452 Il nome « Gesù » significa « Dio salva ». Il Bambino nato dalla Vergine Maria è chiamato « Gesù » « perché salverà il suo popolo dai suoi peccati » (Mt 1,21): « Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati » (At 4,12).

453 Il nome « Cristo » significa « unto », « Messia ». Gesù è il Cristo perché Dio lo « consacrò in Spirito Santo e potenza » (At 10,38). Egli era « colui che deve venire » (Lc 7,19), l'oggetto della speranza d'Israele.75

454 Il nome « Figlio di Dio » indica la relazione unica ed eterna di Gesù Cristo con Dio suo Padre: egli è il Figlio unigenito del Padre76 e Dio egli stesso.77 Per essere cristiani si deve credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio.78

455 Il nome « Signore » indica la sovranità divina. Confessare o invocare Gesù come Signore, è credere nella sua divinità. « Nessuno può dire "Gesù è il Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo » (1 Cor 12,3).

0 commenti:

Posta un commento