giovedì 28 aprile 2011

Catechismo della Chiesa Cattolica - XXIII parte

Proseguiamo il nostro percorso volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica: oggi continuiamo la lettura del capitolo secondo sul Credo in Gesù Cristo, attraverso il paragrafo 3 dell'Articolo 3: 
Articolo 3

“GESU' CRISTO FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE”

Paragrafo 3 I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO 

512 Il Simbolo della fede, a proposito della vita di Cristo, non parla che dei Misteri dell'Incarnazione (concezione e nascita) e della Pasqua (passione, crocifissione, morte, sepoltura, discesa agli inferi, risurrezione, ascensione). Non dice nulla, in modo esplicito, dei Misteri della vita nascosta e della vita pubblica di Gesù, ma gli articoli della fede concernenti l'Incarnazione e la Pasqua di Gesù, illuminano tutta la vita terrena di Cristo. “Tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui... fu assunto in cielo” (⇒ At 1,1-2) deve essere visto alla luce dei Misteri del Natale e della Pasqua.


513 La catechesi, secondo le circostanze, svilupperà tutta la ricchezza dei Misteri di Gesù. Qui basta indicare alcuni elementi comuni a tutti i Misteri della vita di Cristo (I), per accennare poi ai principali Misteri della vita nascosta (II) e pubblica (III) di Gesù.


I. Tutta la vita di Cristo è Mistero


514 Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola [Cf ⇒ Gv 20,30 ]. Ciò che è contenuto nei Vangeli, è stato scritto “perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo Nome” (⇒ Gv 20,31).


515 I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere [Cf ⇒ Mc 1,1; ⇒ Gv 21,24 ] e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in tutta la sua vita terrena le tracce del suo Mistero. Dalle fasce della sua nascita, [Cf ⇒ Lc 2,7 ] fino all'aceto della sua passione [Cf ⇒ Mt 27,48 ] e al sudario della Risurrezione, [Cf ⇒ Gv 20,7 ] tutto nella vita di Gesù è segno del suo Mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che “in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (⇒ Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come “il sacramento”, cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al Mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice.


I tratti comuni dei Misteri di Gesù


516 Tutta la vita di Cristo è Rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni, i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: “Chi vede me, vede il Padre” (⇒ Gv 14,9), e il Padre: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo” (⇒ Lc 9,35). Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, [Cf ⇒ Eb 10,5-7 ] i più piccoli tratti dei suoi Misteri ci manifestano “l'amore di Dio per noi” (⇒ 1Gv 4,9).


517 Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce, [Cf ⇒ Ef 1,7; ⇒ Col 1,13-14; ⇒ 1Pt 1,18-19 ] ma questo Mistero opera nell'intera vita di Cristo: già nella sua Incarnazione, per la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; [Cf ⇒ 2Cor 8,9 ] nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, [Cf ⇒ Lc 2,51 ] ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; [Cf ⇒ Gv 15,3 ] nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (⇒ Mt 8,17); [Cf ⇒ Is 53,4 ] nella sua Risurrezione, con la quale ci giustifica [Cf ⇒ Rm 4,25 ].


518 Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto:


Allorché si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1]. Per questo appunto Cristo è passato attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1].


La nostra comunione ai Misteri di Gesù


519 Tutta la ricchezza di Cristo “è destinata ad ogni uomo e costituisce il bene di ciascuno” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 11]. Cristo non ha vissuto la sua vita per sé, ma per noi , dalla sua Incarnazione “per noi uomini e per la nostra salvezza” fino alla sua morte “per i nostri peccati” (⇒ 1Cor 15,3) e alla sua Risurrezione “per la nostra giustificazione” (⇒ Rm 4,25). E anche adesso, è “nostro avvocato presso il Padre” (⇒ 1Gv 2,1), “essendo sempre vivo per intercedere” a nostro favore (⇒ Eb 7,25). Con tutto ciò che ha vissuto e sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre “al cospetto di Dio in nostro favore” (⇒ Eb 9,24).


520 Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello : [Cf ⇒ Rm 15,5; ⇒ Fil 2,5 ] è “l'uomo perfetto” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 38] che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, [Cf ⇒ Gv 13,15 ] con la sua preghiera, attira alla preghiera, [Cf ⇒ Lc 11,1 ] con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni [Cf ⇒ Mt 5,11-12 ].


521 Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. “Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22]. Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello:


Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. . . Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi [San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu, cf Liturgia delle Ore, IV, Ufficio delle letture del venerdì della trentatreesima settimana].


II. I Misteri dell'infanzia e della vita e della vita nascosta di Gesù



Le preparazioni


522 La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento di tale portata che Dio lo ha voluto preparare nel corso dei secoli. Riti e sacrifici, figure e simboli della “Prima Alleanza” (⇒ Eb 9,15), li fa convergere tutti verso Cristo; lo annunzia per bocca dei profeti che si succedono in Israele; risveglia inoltre nel cuore dei pagani l'oscura attesa di tale venuta.


523 San Giovanni Battista è l'immediato precursore del Signore, [Cf ⇒ At 13,24 ] mandato a preparargli la via [Cf ⇒ Mt 3,3 ]. “Profeta dell'Altissimo” (⇒ Lc 1,76), di tutti i profeti è il più grande [Cf ⇒ Lc 7,26 ] e l'ultimo; [Cf ⇒ Mt 11,13 ] egli inaugura il Vangelo; [Cf ⇒ At 1,22; ⇒ Lc 16,16 ] saluta la venuta di Cristo fin dal seno di sua madre [Cf ⇒ Lc 1,41 ] e trova la sua gioia nell'essere “l'amico dello sposo” (⇒ Gv 3,29), che designa come “l'Agnello di Dio... che toglie il peccato del mondo” (⇒ Gv 1,29). Precedendo Gesù “con lo spirito e la forza di Elia” (⇒ Lc 1,17), gli rende testimonianza con la sua predicazione, il suo battesimo di conversione ed infine con il suo martirio [Cf ⇒ Mc 6,17-29 ].


524 La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell'Avvento, attualizza questa attesa del Messia: mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l'ardente desiderio della sua seconda venuta [Cf ⇒ Ap 22,17 ]. Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore, la Chiesa si unisce al suo desiderio: “egli deve crescere e io invece diminuire” (⇒ Gv 3,30).


Il Mistero del Natale


525 Gesù è nato nell'umiltà di una stalla, in una famiglia povera; [Cf ⇒ Lc 2,6-7 ] semplici pastori sono i primi testimoni dell'avvenimento. In questa povertà si manifesta la gloria del cielo [Cf ⇒ Lc 2,8-20 ]. La Chiesa non cessa di cantare la gloria di questa notte:


La Vergine oggi dà alla luce l'Eterno


e la terra offre una grotta all'Inaccessibile.


Gli angeli e i pastori a lui inneggiano


e i magi, guidati dalla stella,


vengono ad adorarlo.


Tu sei nato per noi


Piccolo Bambino, Dio eterno!


[Kontakion di Romano il Melode]


526 “Diventare come i bambini” in rapporto a Dio è la condizione per entrare nel Regno; [Cf ⇒ Mt 18,3-4 ] per questo ci si deve abbassare, [Cf ⇒ Mt 23,12 ] si deve diventare piccoli; anzi, bisogna “rinascere dall'alto” (⇒ Gv 3,7), essere generati da Dio [Cf ⇒ Gv 1,13 ] per “diventare figli di Dio” (⇒ Gv 1,12). Il Mistero del Natale si compie in noi allorché Cristo “si forma” in noi [Cf ⇒ Gal 4,19 ]. Natale è il Mistero di questo “meraviglioso scambio”:


O admirabile commercium! Creator generis humani, animatum corpus sumens, de virgine nasci dignatus est; et procedens homo sine semine, largitus est nobis suam deitatem - O meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un'anima e un corpo, è nato da una vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità [Liturgia delle Ore, I, Antifona dei Vespri nell'Ottava di Natale].


I Misteri dell'infanzia di Gesù


527 La Circoncisione di Gesù, otto giorni dopo la nascita, [Cf ⇒ Lc 2,21 ] è segno del suo inserimento nella discendenza di Abramo, nel popolo dell'Alleanza, della sua sottomissione alla Legge, [Cf ⇒ Gal 4,4 ] della sua abilitazione al culto d'Israele al quale parteciperà durante tutta la vita. Questo segno è prefigurazione della “circoncisione di Cristo” che è il Battesimo [Cf ⇒ Col 2,11-13 ].


528 L' Epifania è la manifestazione di Gesù come Messia d'Israele, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Insieme con il battesimo di Gesù nel Giordano e con le nozze di Cana, [Cf Liturgia delle Ore, I, Antifona del Magnificat dei secondi Vespri dell'Epifania] essa celebra l'adorazione di Gesù da parte dei “magi” venuti dall'Oriente [Cf ⇒ Mt 2,1 ]. In questi “magi”, che rappresentano le religioni pagane circostanti, il Vangelo vede le primizie delle nazioni che nell'Incarnazione accolgono la Buona Novella della salvezza. La venuta dei magi a Gerusalemme per adorare il re dei giudei [Cf ⇒ Mt 2,2 ] mostra che essi, alla luce messianica della stella di Davide, [Cf ⇒ Nm 24,17; 528 ⇒ Ap 22,16 ] cercano in Israele colui che sarà il re delle nazioni [Cf ⇒ Nm 24,17-19 ]. La loro venuta sta a significare che i pagani non possono riconoscere Gesù e adorarlo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo se non volgendosi ai giudei [Cf ⇒ Gv 4,22 ] e ricevendo da loro la promessa messianica quale è contenuta nell'Antico Testamento [Cf ⇒ Mt 2,4-6 ]. L'Epifania manifesta che “la grande massa delle genti” entra “nella famiglia dei Patriarchi” [San Leone Magno, Sermones, 23: PL 54, 224B, cf Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle letture dell'Epifania] e ottiene la “dignità israelitica” [Messale Romano, Veglia pasquale: orazione dopo la terza lettura].


529 La Presentazione di Gesù al Tempio [Cf ⇒ Lc 2,22-39 ] lo mostra come il Primogenito che appartiene al Signore [Cf ⇒ Es 13,12-13 ]. In Simeone e Anna è tutta l'attesa di Israele che viene all' Incontro con il suo Salvatore (la tradizione bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia tanto a lungo atteso, “luce delle genti” e “gloria di Israele”, ma anche come “segno di contraddizione”. La spada di dolore predetta a Maria annunzia l'altra offerta, perfetta e unica, quella della croce, la quale darà la salvezza “preparata da Dio davanti a tutti i popoli”.


530 La fuga in Egitto e la strage degli innocenti [Cf ⇒ Mt 2,13-18 ] manifestano l'opposizione delle tenebre alla luce: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto” (⇒ Gv 1,11). L'intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione. I suoi condividono con lui questa sorte [Cf ⇒ Gv 15,20 ]. Il suo ritorno dall'Egitto [Cf ⇒ Mt 2,15 ] ricorda l'Esodo [Cf ⇒ Os 11,1 ] e presenta Gesù come il liberatore definitivo.


I Misteri della vita nascosta di Gesù


531 Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, [Cf ⇒ Gal 4,4 ] vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era “sottomesso” ai suoi genitori e che “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (⇒ Lc 2,51-52).


532 Nella sottomissione di Gesù a sua madre e al suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo della obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: “Non. . . la mia volontà. . . ” (⇒ Lc 22,42). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto [Cf ⇒ Rm 5,19 ].


533 La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana:


Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. . . In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile del lo spirito. . . Essa ci insegna il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile. . . Infine impariamo una lezione di lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del “Figlio del falegname”! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana. . . Infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello [Paolo VI, discorso del 5 gennaio 1964 a Nazaret, cf Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle Letture della festa della Santa Famiglia].


534 Il ritrovamento di Gesù nel Tempio [Cf ⇒ Lc 2,41-52 ] è il solo avvenimento che rompe il silenzio dei Vangeli sugli anni nascosti di Gesù. Gesù vi lascia intravvedere il mistero della sua totale consacrazione a una missione che deriva dalla sua filiazione divina: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (⇒ Lc 2,49). Maria e Giuseppe “non compresero” queste parole, ma le accolsero nella fede, e Maria “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (⇒ Lc 2,51) nel corso degli anni in cui Gesù rimase nascosto nel silenzio di una vita ordinaria.


III. I Misteri della vita pubblica di Gesù


Il battesimo di Gesù


535 L'inizio [Cf ⇒ Lc 3,23 ] della vita pubblica di Gesù è il suo battesimo da parte di Giovanni nel Giordano [Cf ⇒ At 1,22 ]. Giovanni predicava “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (⇒ Lc 3,3). Una folla di peccatori, pubblicani e soldati, [Cf ⇒ Lc 3,10-14 ] farisei e sadducei [Cf ⇒ Mt 3,7 ] e prostitute[Cf ⇒ Mt 21,32 ] vengono a farsi battezzare da lui. Ed ecco comparire Gesù. Il Battista esita, Gesù insiste: riceve il battesimo. Allora lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su Gesù e “una voce dal cielo” dice: “Questi è il Figlio mio prediletto” [Cf ⇒ Mt 3,13-17 ]. È la manifestazione (“Epifania”) di Gesù come Messia di Israele e Figlio di Dio.


536 Il battesimo di Gesù è, da parte di lui, l'accettazione e l'inaugurazione della sua missione di Servo sofferente. Egli si lascia annoverare tra i peccatori; [Cf ⇒ Is 53,12 ] è già “l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (⇒ Gv 1,29); già anticipa il “battesimo” della sua morte cruenta [Cf ⇒ Mc 10,38; 536 ⇒ Lc 12,50 ]. Già viene ad adempiere “ogni giustizia” (⇒ Mt 3,15), cioè si sottomette totalmente alla volontà del Padre suo: accetta per amore il battesimo di morte per la remissione dei nostri peccati [Cf ⇒ Mt 26,39 ]. A tale accettazione risponde la voce del Padre che nel Figlio suo si compiace [Cf ⇒ Lc 3,22; ⇒ Is 42,1 ]. Lo Spirito, che Gesù possiede in pienezza fin dal suo concepimento, si posa e rimane su di lui [Cf ⇒ Gv 1,32-33; cf ⇒ Is 11,2 ]. Egli ne sarà la sorgente per tutta l'umanità. Al suo battesimo, “si aprirono i cieli” (⇒ Mt 3,16) che il peccato di Adamo aveva chiuso; e le acque sono santificate dalla discesa di Gesù e dello Spirito, preludio della nuova creazione.


537 Con il Battesimo, il cristiano è sacramentalmente assimilato a Gesù, il quale con il suo battesimo anticipa la sua morte e la sua Risurrezione; il cristiano deve entrare in questo mistero di umile abbassamento e pentimento, discendere nell'acqua con Gesù, per risalire con lui, rinascere dall'acqua e dallo Spirito per diventare, nel Figlio, figlio amato dal Padre e “camminare in una vita nuova” (⇒ Rm 6,4):


Scendiamo nella tomba insieme con Cristo per mezzo del Battesimo, in modo da poter anche risorgere insieme con lui; scendiamo con lui per poter anche risalire con lui; risaliamo con lui, per poter anche essere glorificati con lui [San Gregorio Nazianzeno, Orationes, 40, 9: PG 36, 369B].


Tutto ciò che è avvenuto in Cristo ci fa comprendere che, dopo l'immersione nell'acqua, lo Spirito Santo vola su di noi dall'alto del cielo e che, adottati dalla Voce del Padre, diventiamo figli di Dio [Sant'Ilario di Poitiers, In evangelium Matthaei, 2: PL 9, 927].


La tentazione di Gesù


538 I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: “Sospinto” dallo Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le fiere e gli angeli lo servono [Cf ⇒ Mc 1,12-13 ]. Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel Paradiso e quelle d'Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui “per ritornare al tempo fissato” (⇒ Lc 4,13).


539 Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, [Cf ⇒ Sal 95,10 ] Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha “legato l'uomo forte” per riprendergli il suo bottino [Cf ⇒ Mc 3,27 ]. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre.


540 La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini [Cf ⇒ Mt 16,21-23 ] desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (⇒ Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima .


“Il Regno di Dio è vicino”


541 “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo"” (⇒ Mc 1,15). “Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il Regno dei cieli” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3]. Ora, la volontà del Padre è di “elevare gli uomini alla partecipazione della vita divina” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3]. Lo fa radunando gli uomini attorno al Figlio suo, Gesù Cristo. Questa assemblea è la Chiesa, la quale in terra costituisce “il germe e l'inizio” del Regno di Dio [Cf ibid., 5].


542 Cristo è al centro di questa riunione degli uomini nella “famiglia di Dio”. Li convoca attorno a sé con la sua Parola, con i suoi “segni” che manifestano il Regno di Dio, con l'invio dei suoi discepoli. Egli realizzerà la venuta del suo Regno soprattutto con il grande Mistero della sua Pasqua: la sua morte in croce e la sua Risurrezione. “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (⇒ Gv 12,32). “Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo” [Cf ibid., 5].


L'annunzio del Regno di Dio


543 Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai figli di Israele, [Cf ⇒ Mt 10,5-7 ] questo Regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni [Cf ⇒ Mt 8,11; ⇒ Mt 28,19 ]. Per accedervi, è necessario accogliere la Parola di Gesù:


La Parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo: quelli che l'ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il Regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5].


544 Il Regno appartiene ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che l'hanno accolto con un cuore umile. Gesù è mandato per “annunziare ai poveri un lieto messaggio” (⇒ Lc 4,18) [Cf ⇒ Lc 7,22 ]. Li proclama beati, perché “di essi è il Regno dei cieli” (⇒ Mt 5,3); ai “piccoli” il Padre si è degnato di rivelare ciò che rimane nascosto ai sapienti e agli intelligenti [Cf ⇒ Mt 11,25 ]. Gesù condivide la vita dei poveri, dalla mangiatoia alla croce; conosce la fame, [Cf ⇒ Mc 2,23-26; ⇒ Mt 21,18 ] la sete[Cf ⇒ Gv 4,6-7; ⇒ Gv 19,28 ] e l'indigenza [Cf ⇒ Lc 9,58 ]. Anzi, arriva a identificarsi con ogni tipo di poveri e fa dell'amore operante verso di loro la condizione per entrare nel suo Regno [Cf ⇒ Mt 25,31-46 ].


545 Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”(⇒ Mc 2,17) [Cf ⇒ 1Tm 1,15 ]. Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l'infinita misericordia del Padre suo per loro [Cf ⇒ Lc 15,11-32 ] e l'immensa “gioia” che si fa “in cielo per un peccatore convertito” (⇒ Lc 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita “in remissione dei peccati” (⇒ Mt 26,28).


546 Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento [Cf ⇒ Mc 4,33-34 ]. Con esse egli invita al banchetto del Regno, [Cf ⇒ Mt 22,1-14 ] ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto; [Cf ⇒ Mt 13,44-45 ] le parole non bastano, occorrono i fatti [Cf ⇒ Mt 21,28-32 ]. Le parabole sono come specchi per l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? [Cf ⇒ Mt 13,3-9 ] Che uso fa dei talenti ricevuti? [Cf ⇒ Mt 25,14-30 ] Al cuore delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per “cono scere i Misteri del Regno dei cieli” (⇒ Mt 13,11). Per coloro che rimangono “fuori”, [Cf ⇒ Mc 4,11 ] tutto resta enigmatico [Cf ⇒ Mt 13,10-15 ].


I segni del Regno di Dio


547 Gesù accompagna le sue parole con numerosi “miracoli, prodigi e segni” (⇒ At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato [Cf ⇒ Lc 7,18-23 ].


548 I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato [Cf ⇒ Gv 5,36; ⇒ Gv 10,25 ]. Essi sollecitano a credere in lui [Cf ⇒ Gv 10,38 ]. A coloro che gli si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano [Cf ⇒ Mc 5,25-34; ⇒ Mc 10,52; ecc]. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio [Cf ⇒ Gv 10,31-38 ]. Ma possono anche essere motivo di scandalo [Cf ⇒ Mt 11,6 ]. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; [Cf ⇒ Gv 11,47-48 ] lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni [Cf ⇒ Mc 3,22 ].


549 Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, [Cf ⇒ Gv 6,5-15 ] dell'ingiustizia, [Cf ⇒ Lc 19,8 ] della malattia e della morte, [Cf ⇒ Mt 11,5 ] Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, [Cf ⇒ Lc 12,13; ⇒ Lc 12,14; ⇒ Gv 18,36 ] ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, [Cf ⇒ Gv 8,34-36 ] che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.


550 La venuta del Regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: [Cf ⇒ Mt 12,26 ] “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio” (⇒ Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni [ Cf ⇒ Lc 8,26-39 ]. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul “principe di questo mondo” (⇒ Gv 12,31). Il Regno di Dio sarà definitiva mente stabilito per mezzo della croce di Cristo: “Regnavit a ligno Deus Dio regnò dalla croce” [Inno “Vexilla Regis”].


“Le chiavi del Regno”


551 Fin dagli inizi della vita pubblica, Gesù sceglie dodici uomini perché stiano con lui e prendano parte alla sua missione; [Cf ⇒ Mc 3,13-19 ] li fa partecipi della sua autorità e li manda “ad annunziare il Regno di Dio e a guarire gli infermi” (⇒ Lc 9,2). Restano per sempre associati al Regno di Cristo, che, per mezzo di essi, guida la Chiesa:


Io preparo per voi un Regno, come il Padre l'ha preparato per me; perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio Regno, e siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele (⇒ Lc 22,29-30).


552 Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto [Cf ⇒ Mc 3,16; ⇒ Mc 9,2; ⇒ Lc 24,34; 552 ⇒ 1Cor 15,5 ]. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Nostro Signore allora gli aveva detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (⇒ Mt 16,18). Cristo, “Pietra viva” (⇒ 1Pt 2,4), assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli [Cf ⇒ Lc 22,32 ].


553 Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (⇒ Mt 16,19). Il “potere delle chiavi” designa l'autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, “il Buon Pastore” (⇒ Gv 10,11) ha confermato questo incarico dopo la Risurrezione: “Pasci le mie pecorelle” (⇒ Gv 21,15-17). Il potere di “legare e sciogliere” indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli [Cf ⇒ Mt 18,18 ] e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno.


Un anticipo del Regno: la Trasfigurazione


554 Dal giorno in cui Pietro ha confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Maestro “cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme, e soffrire molto. . . e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (⇒ Mt 16,21). Pietro protesta a questo annunzio, [Cf ⇒ Mt 16,22-23 ] gli altri addirittura non lo comprendono [ Cf ⇒ Mt 17,23; ⇒ Lc 9,45 ]. In tale contesto si colloca l'episodio misterioso della Trasfigurazione di Gesù [Cf ⇒ Mt 17,1-8 par. ; ⇒ 2Pt 1,16-18 ] su un alto monte, davanti a tre testimoni da lui scelti: Pietro, Giacomo e Giovanni. Il volto e la veste di Gesù diventano sfolgoranti di luce, appaiono Mosè ed Elia che parlano “della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (⇒ Lc 9,31). Una nube li avvolge e una voce dal cielo dice: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo” (⇒ Lc 9,35).


555 Per un istante, Gesù mostra la sua gloria divina, confermando così la confessione di Pietro. Rivela anche che, per “entrare nella sua gloria” (⇒ Lc 24,26), deve passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mosè ed Elia avevano visto la gloria di Dio sul Monte; la Legge e i profeti avevano annunziato le sofferenze del Messia [Cf ⇒ Lc 24,27 ]. La passione di Gesù è proprio la volontà del Padre: il Figlio agisce come Servo di Dio [Cf ⇒ Is 42,1 ]. La nube indica la presenza dello Spirito Santo: “Tota Trinitas apparuit: Pater in voce; Filius in homine, Spiritus in nube clara - Apparve tutta la Trinità: il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube luminosa”: [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 45, 4, ad 2]


Tu ti sei trasfigurato sul monte, e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria ed annunziassero al mondo che tu sei veramente l'irradiazione del Padre [Liturgia bizantina, Kontakion della festa della Trasfigurazione].


556 Alla soglia della vita pubblica: il battesimo; alla soglia della Pasqua: la Trasfigurazione. Col battesimo di Gesù “declaratum fuit mysterium primae regenerationis - fu manifestato il mistero della prima rigenerazione: il nostro Battesimo”; la Trasfigurazione “est sacramentum secundae regenerationis - è il sacramento della seconda rigenerazione: la nostra risurrezione” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 45, 4, ad 2]. Fin d'ora noi partecipiamo alla Risurrezione del Signore mediante lo Spirito Santo che agisce nel sacramento del Corpo di Cristo. La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo “il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (⇒ Fil 3,21). Ma ci ricorda anche che “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio” (⇒ At 14,22):


Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, a essere disprezzato, a essere crocifisso sulla terra. È discesa la Vita per essere uccisa; è disceso il Pane per sentire la fame; è discesa la Via, perché sentisse la stanchezza del cammino; è discesa la sorgente per aver sete; e tu rifiuti di soffrire? [Sant'Agostino, Sermones, 78, 6: PL 38, 492-493]


La salita di Gesù a Gerusalemme


557 “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, [Gesù] si diresse decisamente verso Gerusalemme” (⇒ Lc 9,51) [Cf ⇒ Gv 13,1 ]. Con questa decisione, indicava che saliva a Gerusalemme pronto a morire. A tre riprese aveva annunziato la sua passione e la sua Risurrezione [Cf ⇒ Mc 8,31-33; ⇒ Mc 9,31-32; ⇒ Mc 10,32-34 ]. Dirigendosi verso Gerusalemme dice: “Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (⇒ Lc 13,33).


558 Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a Gerusalemme [Cf ⇒ Mt 23,37 a]. Tuttavia, non desiste dall'invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui: “Gerusalemme. . . quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (⇒ Mt 23,37 b). Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi” (⇒ Lc 19,41-42).


L'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme


559 Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai tentativi del popolo di farlo re, [Cf ⇒ Gv 6,15 ] Gesù sceglie il tempo e prepara nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di “Davide, suo padre” (⇒ Lc 1,32) [Cf ⇒ Mt 21,1-11 ]. È acclamato come il figlio di Davide, colui che porta la salvezza (“Hosanna” significa: “Oh, sì, salvaci!”, “donaci la salvezza!”). Ora, “Re della gloria” (⇒ Sal 24,7-10) entra nella sua città cavalcando un asino: [Cf ⇒ Zc 9,9 ] egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con l'astuzia né con la violenza, ma con l'umiltà che rende testimonianza alla Verità [Cf ⇒ Gv 18,37 ]. Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno, sono i fanciulli [Cf ⇒ Mt 21,15-16; ⇒ Sal 8,3 ] e i “poveri di Dio”, i quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori [Cf ⇒ Lc 19,38; 559 ⇒ Lc 2,14 ]. La loro acclamazione, “Benedetto colui che viene nel Nome del Signore” (⇒ Sal 118,26), è ripresa dalla Chiesa nel “Sanctus” della Liturgia eucaristica come introduzione al memoriale della Pasqua del Signore.


560 L'ingresso di Gesù a Gerusalemme manifesta l'avvento del Regno che il Re-Messia si accinge a realizzare con la Pasqua della sua morte e Risurrezione. Con la celebrazione dell'entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, la Liturgia della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa.


IN SINTESI


561 “Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l'accettazione del sacrificio totale sulla croce per la Redenzione del mondo, la sua Risurrezione sono l'attuazione della sua Parola e il compimento della Rivelazione” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 9].


562 I discepoli di Cristo devono conformarsi a lui, finché egli sia formato in loro [Cf ⇒ Gal 4,19 ]. “Per ciò siamo assunti ai Misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e risuscitati con lui, finché con lui regneremo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].


563 Pastori o magi, non si può incontrare Dio quaggiù che inginocchiandosi davanti alla mangiatoia di Betlemme e adorandolo nascosto nella debolezza di un bambino.


564 Con la sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, come pure con il suo umile lavoro durante i lunghi anni di Nazaret, Gesù ci dà l'esempio della santità nella vita quotidiana della famiglia e del lavoro.


565 Dall'inizio della sua vita pubblica al momento del suo battesimo, Gesù è il “Servo” totalmente consacrato all'opera redentrice che avrà il compimento nel “battesimo” della sua passione.


566 La tentazione nel deserto mostra Gesù, Messia umile che trionfa su Satana in forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre.


567 Il Regno dei cieli è stato inaugurato in terra da Cristo. “Si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere, nella persona di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5]. La Chiesa è il germe e l'inizio di questo Regno. Le sue chiavi sono affidate a Pietro.


568 La Trasfigurazione di Gesù ha come fine di consolidare la fede degli Apostoli in vista della passione: la salita sull'“alto monte” prepara la salita al Calvario. Cristo, Capo della Chiesa, manifesta ciò che il suo Corpo contiene e irradia nei sacramenti: “la speranza della gloria” (⇒ Col 1,27) [Cf San Leone Magno, Sermones, 51, 3: PL 54, 310C].


569 Gesù è salito a Gerusalemme volontariamente, pur sapendo che vi sarebbe morto di morte violenta a causa della grande ostilità dei peccatori [Cf ⇒ Eb 12,3 ].


570 L'ingresso di Gesù a Gerusalemme è la manifestazione dell'avvento del Regno che il Re-Messia, accolto nella sua città dai fanciulli e dagli umili di cuore, si accinge a realizzare con la Pasqua della sua morte e Risurrezione.

0 commenti:

Posta un commento