domenica 10 aprile 2011

Il Libro di Giobbe - Trentesimo appuntamento

Torniamo a riscoprire la vita di Giobbe attraverso il nostro consueto appuntamento domenicale; oggi assistiamo all'entrata in scena di Eliu il cui pensiero sarà svelato nell'appuntamento della settimana prossima: 

32 

(31,40b) Quando Giobbe ebbe finito di parlare, [1]quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perchè egli si riteneva giusto. [2]Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio; [3]si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole. [4]Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età. [5]Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.

[6]Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:

Giovane io sono di anni
e voi siete gia canuti;
per questo ho esitato per rispetto
a manifestare a voi il mio sapere.
[7]Pensavo: Parlerà l'età
e i canuti insegneranno la sapienza.
[8]Ma certo essa è un soffio nell'uomo;
l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente.
[9]Non sono i molti anni a dar la sapienza,
né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto.
[10]Per questo io oso dire: Ascoltatemi;
anch'io esporrò il mio sapere.
[11]Ecco, ho atteso le vostre parole,
ho teso l'orecchio ai vostri argomenti.
Finché andavate in cerca di argomenti
[12]su di voi fissai l'attenzione.
Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe,
nessuno tra di voi risponde ai suoi detti.
[13]Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza,
ma lo confuti Dio, non l'uomo!
[14]Egli non mi ha rivolto parole,
e io non gli risponderò con le vostre parole.
[15]Sono vinti, non rispondono più,
mancano loro le parole.
[16]Ho atteso, ma poiché non parlano più,
poiché stanno lì senza risposta,
[17]voglio anch'io dire la mia parte,
anch'io esporrò il mio parere;
[18]mi sento infatti pieno di parole,
mi preme lo spirito che è dentro di me.
[19]Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo,
come vino che squarcia gli otri nuovi.
[20]Parlerò e mi sfogherò,
aprirò le labbra e risponderò.
[21]Non guarderò in faccia ad alcuno,
non adulerò nessuno,
[22]perché io non so adulare:
altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.


COMMENTO 


Come anticipato la settimana scorsa, oggi entra in scena un nuovo personaggio di nome Eliu: in realtà non è estraneo alla situazione poiché noi ne ignoravamo l'esistenza solo perchè non aveva mai proferito parola. Essendo giovane d'età rispetto agli altri interlocutori, ha preferito inizialmente tacere, quasi consapevole che Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita avrebbero facilmente confutato le teorie di Giobbe sulla sua innocenza. Vedendo invece che i tre non sono riusciti nell'intento, in quanto Giobbe è stato capace di rispondere a tono ad ogni loro affermazione (con gran pazienza e soprattutto sincero perchè consapevole di non aver commesso alcun fatto che potesse giustificare simili sventure), si desta e prende la parola perchè vuole dire il suo pensiero, facendo fruttificare il suo sapere. Oggi non apprendiamo il messaggio perchè l'autore si limita a riportare l'entrata nel discorso di Eliu, mentre il contenuto della sua presa di posizione sarà oggetto del prossimo capitolo che sarà meditato settimana prossima. Sin d'ora possiamo comunque affermare che Eliu non si presenta certo per difendere Giobbe, ma per accusarlo  (soprattutto, come vedremo, di presunzione) perchè anch'egli pensa che Giobbe sia colpevole e che le sventure capitategli sono solamente il frutto della sua iniquità.

0 commenti:

Posta un commento