venerdì 1 aprile 2011

Siracide - Ventisettesimo appuntamento

Come ogni venerdì, torna l'appuntamento con il Siracide; oggi meditiamo un capitolo che appare molto chiaro nei suoi avvertimenti: il denaro è la rovina dell'uomo, chi fa il male, male riceverà. Accogliamo con attenzione la parola di questo capitolo che segue:

27

1Per amor del denaro molti peccano,
chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.
2Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo,
tra la compra e la vendita si insinua il peccato.
3Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore,
la sua casa andrà presto in rovina.

4Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti;
così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti.
5La fornace prova gli oggetti del vasaio,
la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione.
6Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
così la parola rivela il sentimento dell'uomo.
7Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

8Se cerchi la giustizia, la raggiungerai
e te ne rivestirai come di un manto di gloria.
9Gli uccelli sostano presso i loro simili,
la lealtà ritorna a quelli che la praticano.
10Il leone sta in agguato della preda,
così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia.
11Nel discorso del pio c'è sempre saggezza,
lo stolto muta come la luna.
12Tra gli insensati bada al tempo,
tra i saggi fèrmati a lungo.
13Il discorso degli stolti è un orrore,
il loro riso fra i bagordi del peccato.
14Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli,
e le loro questioni fan turare gli orecchi.
15Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi,
le loro invettive sono un ascolto penoso.

16Chi svela i segreti perde la fiducia
e non trova più un amico per il suo cuore.
17Ama l'amico e sii a lui fedele,
ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più,
18perché come chi ha perduto un defunto,
così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo.
19Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano,
così hai lasciato andare il tuo amico e non lo riprenderai.
20Non seguirlo, perché ormai è lontano;
è fuggito come una gazzella dal laccio.
21Poiché una ferita si può fasciarla
e un'ingiuria si può riparare,
ma chi ha svelato segreti non ha più speranza.

22Chi ammicca con l'occhio trama il male,
e nessuno potrà distoglierlo.
23Davanti a te il suo parlare è tutto dolce,
ammira i tuoi discorsi,
ma alle tue spalle cambierà il suo parlare
e porrà inciampo alle tue parole.
24Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui,
anche il Signore lo ha in odio.
25Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla testa,
e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra.
26Chi scava una fossa vi cadrà dentro,
chi tende un laccio vi resterà preso.
27Il male si riverserà su chi lo fa,
egli non saprà neppure da dove gli venga.
28Derisione e insulto per il superbo,
la vendetta, come un leone, lo attende al varco.
29Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta dei pii,
il dolore li consumerà prima della loro morte.

30Anche il rancore e l'ira sono un abominio,
il peccatore li possiede.


COMMENTO

Il mondo degli affari è una grande tentazione al male per quanti vi si lanciano. Come già detto all'inizio prima di leggere questo capitolo, la parola che abbiamo appena letta è molto chiara. E' un preciso avvertimento a quanti operano il male e avverte costoro che tutto il male che si fa ricadrà sul loro capo. Una persona iniqua la si può riconoscere dai suoi comportamenti, anzi qui viene impiegata una metafora utilizzata da Gesù, ovvero che dal frutto si riconosce l'albero. Dalle parole inique e dai fatti malvagi, dagli sguardi maliziosi e dal vestire arrogante, da questi segnali possiamo capire che tipo di persona abbiamo di fronte. Se da un lato noi dobbiamo fuggire dagli stolti per non cadere nei loro tranelli e per non imitare la loro condotta, dall'altra dobbiamo anche pregare per loro perché si convertano. Certamente il Signore detesta la condotta degli stolti, ma considera costoro sempre Suoi figli, come dimostrato da Gesù che sedeva a mensa con i peccatori, qual segno della Sua infinita Misericordia. L'espressione dell'autore di questo brano è abbastanza forte poiché dice di odiare gli stolti, ma più che altro è un odio rivolto verso la loro condotta, anche perché Gesù ci insegna a non odiare i nostri nemici, ma ad amarli. Il Regno dei Cieli che è venuto in Cristo è proprio il regno dell'amore e della misericordia, il regno nel quale tutti devono amare e praticare una condotta casta, nel quale tutti devono sforzarsi di essere benevoli verso il prossimo. Quanti fanno il male e non si ravvederanno, cadranno come castelli di sabbia, ma quanti si rattristeranno per i loro peccati e chiederanno perdono al Signore, troveranno misericordia. Per questo all'inizio di questo capitolo abbiamo letto: Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore, la sua casa andrà presto in rovina. In fretta dunque aggrappiamoci al timore del Signore, riconosciamo la nostra miseria davanti a Lui e chiediamo perdono per i nostri peccati.

Pratichiamo una condotta pura, non viviamo secondo il mondo pettegolando e sparlando, poiché chi si comporta così perderà anche gli amici più preziosi. Imitiamo Gesù poiché il Signore ci invita ad imparare da Lui. Allora se impareremo dal Santo, diventeremo santi. Gesù si è fatto Uomo per essere nostro modello perché possiamo prendere esempio da Lui. Leggiamo allora spesso il Vangelo e attingiamo umiltà e mitezza dal Suo esempio.

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