giovedì 5 maggio 2011

Catechismo della Chiesa Cattolica - XXIV parte

Proseguiamo il nostro percorso volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica: oggi proseguiamo la lettura del Catechismo con l'Articolo 4 e il Paragrafo 1:



ARTICOLO 4 


GESU' CRISTO «PATI' SOTTO PONZIO PILATO, 
FU CROCIFISSO, MORI' E FU SEPOLTO»

571 Il mistero pasquale della croce e della risurrezione di Cristo è al centro della Buona Novella che gli Apostoli, e la Chiesa dopo di loro, devono annunziare al mondo. Il disegno salvifico di Dio si è compiuto « una volta sola » (Eb 9,26) con la morte redentrice del Figlio suo Gesù Cristo.

572 La Chiesa resta fedele all'interpretazione di tutte le Scritture data da Gesù stesso sia prima, sia dopo la sua pasqua: 334 « Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? » (Lc 24,26). Le sofferenze di Gesù hanno preso la loro forma storica concreta dal fatto che egli è stato « riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi » (Mc 8,31), i quali lo hanno consegnato « ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso » (Mt 20,19).

573 La fede può dunque cercare di indagare le circostanze della morte di Gesù, fedelmente riferite dai Vangeli 335 e illuminate da altre fonti storiche, al fine di una migliore comprensione del senso della redenzione.

Paragrafo 1 
GESU' E ISRAELE

574 Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con alcuni sacerdoti e scribi, si sono accordati per farlo morire. 336 Per certe sue azioni (per la cacciata dei demoni; 337 il perdono dei peccati; 338 le guarigioni in giorno di sabato; 339 la propria interpretazione dei precetti di purità legale; 340 la familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori 341). Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. 342 Lo si è accusato di bestemmia 343 e di falso profetismo, 344 crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione. 345

575 Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un « segno di contraddizione » 346 per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama « i Giudei », 347 ancor più che per il comune popolo di Dio. 348 Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. 349 Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34, e mangia più volte in casa di farisei. 350 Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, 351 le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), 352 e l'abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. 353

576 Agli occhi di molti in Israele, Gesù sembra agire contro le istituzioni fondamentali del popolo eletto:

— l'obbedienza alla Legge nell'integralità dei suoi precetti scritti e, per i farisei, nell'interpretazione della tradizione orale;

— la centralità del Tempio di Gerusalemme come luogo santo dove Dio abita in un modo privilegiato;

— la fede nell'unico Dio del quale nessun uomo può condividere la gloria.

I. Gesù e la Legge

577 Gesù ha fatto una solenne precisazione all'inizio del discorso della montagna, quando ha presentato, alla luce della grazia della Nuova Alleanza, la Legge data da Dio sul Sinai al momento della prima Alleanza:

« Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli » (Mt 5,17-19).

578 Gesù, il Messia d'Israele, il più grande quindi nel regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l'abbia potuto fare perfettamente. 354 Gli Ebrei, secondo quanto essi stessi confessano, non hanno mai potuto osservare la Legge nella sua integralità senza trasgredire il più piccolo precetto. 355 Per questo, ogni anno, alla festa dell'Espiazione, i figli d'Israele chiedono perdono a Dio per le loro trasgressioni della Legge. In realtà, la Legge costituisce un tutto unico e, come ricorda san Giacomo, « chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca in un punto solo, diventa colpevole di tutto » (Gc 2,10). 356

579 Il principio dell'integralità dell'osservanza della Legge, non solo nella lettera ma nel suo spirito, era caro ai farisei. Mettendolo in forte risalto per Israele, essi hanno condotto molti ebrei del tempo di Gesù a uno zelo religioso estremo. 357 E questo, se non voleva risolversi in una casistica « ipocrita », 358 non poteva che preparare il popolo a quell'inaudito intervento di Dio che sarà l'osservanza perfetta della Legge da parte dell'unico Giusto al posto di tutti i peccatori. 359

580 L'adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto opera del divino Legislatore nato sotto la Legge nella Persona del Figlio. 360 Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma scritta « nell'animo » e nel « cuore » (Ger 31,33) del Servo che, proclamando « il diritto con fermezza » (Is 42,3), diventa l'« alleanza del popolo » (Is 42,6). Gesù compie la Legge fino a prendere su di sé « la maledizione della Legge », 361 in cui erano incorsi coloro che non erano rimasti fedeli « a tutte le cose scritte nel libro della Legge »; 362 infatti la morte di Cristo intervenne « per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima Alleanza » (Eb 9,15).

581 Gesù è apparso agli occhi degli Ebrei e dei loro capi spirituali come un « rabbi ». 363 Spesso egli ha usato argomentazioni che rientravano nel quadro dell'interpretazione rabbinica della Legge. 364 Ma al tempo stesso, Gesù non poteva che urtare i dottori della Legge; infatti, non si limitava a proporre la sua interpretazione accanto alle loro; « egli insegnava come uno che ha autorità e non come i loro scribi » (Mt 7,29). In lui, è la Parola stessa di Dio, risuonata sul Sinai per dare a Mosè la Legge scritta, a farsi di nuovo sentire sul monte delle beatitudini. 365 Questa Parola non abolisce la Legge, ma la porta a compimento dandone in maniera divina l'interpretazione definitiva: « Avete inteso che fu detto agli antichi [...]; ma io vi dico » (Mt 5,33-34). Con questa stessa autorità divina, Gesù sconfessa certe « tradizioni degli uomini » 366 care ai farisei i quali annullano la parola di Dio. 367

582 Spingendosi oltre, Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso « pedagogico » 368 con una interpretazione divina: « Tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo [...]. Dichiarava così mondi tutti gli alimenti [...]. Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell'uomo, escono le intenzioni cattive » (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l'interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. 369 Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche, 370 che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio 371 o del prossimo, 372 servizio che le guarigioni da lui operate compiono.

II. Gesù e il Tempio

583 Gesù, come prima di lui i profeti, ha manifestato per il Tempio di Gerusalemme il più profondo rispetto. Vi è stato presentato da Giuseppe e Maria quaranta giorni dopo la nascita. 373 All'età di dodici anni decide di rimanere nel Tempio, per ricordare ai suoi genitori che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo. 374 Vi è salito ogni anno, almeno per la Pasqua, durante la sua vita nascosta; 375 lo stesso suo ministero pubblico è stato ritmato dai suoi pellegrinaggi a Gerusalemme per le grandi feste ebraiche. 376

584 Gesù è salito al Tempio come al luogo privilegiato dell'incontro con Dio. Per lui il Tempio è la dimora del Padre suo, una casa di preghiera, e si accende di sdegno per il fatto che il cortile esterno è diventato un luogo di commercio. 377 Se scaccia i mercanti dal Tempio, a ciò è spinto dall'amore geloso per il Padre suo: « Non fate della casa di mio Padre un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: "Lo zelo per la tua casa mi divora" (Sal 69,10) » (Gv 2,16-17). Dopo la sua risurrezione, gli Apostoli hanno conservato un religioso rispetto per il Tempio. 378

585 Alla vigilia della sua passione, Gesù ha però annunziato la distruzione di questo splendido edificio, di cui non sarebbe rimasta pietra su pietra. 379 In ciò vi è l'annunzio di un segno degli ultimi tempi che stanno per iniziare con la sua pasqua. 380 Ma questa profezia ha potuto essere riferita in maniera deformata da falsi testimoni al momento del suo interrogatorio presso il sommo sacerdote 381 e ripetuta come ingiuria mentre era inchiodato sulla croce. 382

586 Lungi dall'essere stato ostile al Tempio 383 dove ha dato l'essenziale del suo insegnamento, 384 Gesù ha voluto pagare la tassa per il Tempio associandosi a Pietro, 385 che aveva posto come fondamento di quella che sarebbe stata la sua Chiesa. 386 Ancor più, egli si è identificato con il Tempio presentandosi come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini. 387 Per questo la sua uccisione nel corpo 388 annunzia la distruzione del Tempio, distruzione che manifesterà l'entrata in una nuova età della storia della salvezza: « È giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre » (Gv 4,21). 389

III. Gesù e la fede d'Israele nel Dio unico e Salvatore

587 Se la Legge e il Tempio di Gerusalemme hanno potuto essere occasione di « contraddizione » 390 da parte di Gesù per le autorità religiose di Israele, è però il suo ruolo nella redenzione dei peccati, opera divina per eccellenza, a rappresentare per costoro la vera pietra d'inciampo. 391

588 Gesù ha scandalizzato i farisei mangiando con i pubblicani e i peccatori 392 con la stessa familiarità con cui pranzava con loro. 393 Contro quelli tra i farisei « che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri » (Lc 18,9), 394 Gesù ha affermato: « Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi » (Lc 5,32). Si è spinto oltre, proclamando davanti ai farisei che, essendo il peccato universale, 395 coloro che presumono di non avere bisogno di salvezza, sono ciechi sul proprio conto. 396

589 Gesù ha suscitato scandalo soprattutto per aver identificato il proprio comportamento misericordioso verso i peccatori con l'atteggiamento di Dio stesso a loro riguardo. 397 È arrivato a lasciar intendere che, sedendo a mensa con i peccatori, 398 li ammetteva al banchetto messianico. 399 Ma è soprattutto perdonando i peccati, che Gesù ha messo le autorità religiose di Israele di fronte a un dilemma. Costoro non erano nel giusto quando, costernati, dicevano: « Chi può rimettere i peccati se non Dio solo? » (Mc 2,7)? Perdonando i peccati, Gesù o bestemmia perché è un uomo che si fa uguale a Dio, 400 oppure dice il vero e la sua persona rende presente e rivela il nome di Dio. 401

590 Soltanto l'identità divina della persona di Gesù può giustificare un'esigenza assoluta come questa: « Chi non è con me è contro di me » (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c'è « più di Giona, [...] più di Salomone » (Mt 12,41-42), qualcosa più grande del Tempio; 402 quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, 403 e quando afferma: « Prima che Abramo fosse, Io Sono » (Gv 8,58); e anche: « Io e il Padre siamo una cosa sola » (Gv 10,30).

591 Gesù ha chiesto alle autorità religiose di Gerusalemme di credere in lui a causa delle opere del Padre che egli compiva. 404 Un tale atto di fede, però, doveva passare attraverso una misteriosa morte a se stessi per una rinascita dall'alto, 405 sotto lo stimolo della grazia divina. 406 Una simile esigenza di conversione di fronte a un così sorprendente compimento delle promesse 407 permette di capire il tragico disprezzo del sinedrio che ha stimato Gesù meritevole di morte perché bestemmiatore. 408 I suoi membri agivano così per ignoranza 409 e al tempo stesso per l'indurimento 410 dell'incredulità. 411

In sintesi

592 Gesù non ha abolito la Legge del Sinai, ma l'ha portata a compimento 412 con una tale perfezione 413 da rivelarne il senso ultimo 414 e da riscattarne le trasgressioni. 415

593 Gesù ha venerato il Tempio salendovi in occasione delle feste ebraiche di pellegrinaggio e ha amato di un amore geloso questa dimora di Dio in mezzo agli uomini. Il Tempio prefigura il suo mistero. Se ne predice la distruzione, è per manifestare la sua propria uccisione e l'inizio di una nuova epoca della storia della salvezza, nella quale il suo corpo sarà il Tempio definitivo.

594 Gesù ha compiuto azioni, quale il perdono dei peccati, che lo hanno rivelato come il Dio Salvatore. 416 Alcuni Giudei, i quali non riconoscevano il Dio fatto uomo, 417 ma vedevano in lui « un uomo » che si faceva Dio, 418 l'hanno giudicato un bestemmiatore.

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