domenica 26 giugno 2011

Il Libro di Giobbe - Quarantesimo e ultimo appuntamento

Concludiamo l'appuntamento settimanale con il Libro di Giobbe che ci ha visto impegnati nella lettura di questo bellissimo libro sapienziale per molti mesi. Il quarantaduesimo capitolo che leggeremo quest'oggi, ci aiuterà a comprendere come ogni prova e tribolazione saranno destinate a passare, ma la Parola di Dio resta e saranno grandi i benefici per coloro che l'avranno accolta e praticata:


42

1Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
2Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
3Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
4"Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi".
5Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
6Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.

7Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: "La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. 8Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe".
9Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
10Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto. 11Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d'oro.
12Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. 13Ebbe anche sette figli e tre figlie. 14A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. 15In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli.
16Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. 17Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.


COMMENTO

Quanto grande è la Misericordia di Dio! Al pentimento di Giobbe, segue il perdono. Ma la Misericordia di Dio va oltre: invece di punire Elifaz e i suoi due amici, dà loro la possibilità di redimersi mediante i sacrifici e le preghiere di Giobbe.

Giobbe prima di essere provato, viveva bene, non gli mancava nulla: era un uomo saggio, possedeva bestiame, era un uomo molto rispettato dalla sua popolazione. Poi viene la prova dolorosa: la perdita dei beni, dei parenti, la perdita di stima da parte dei suoi conterranei, gli insulti dei suoi amici. Ma Giobbe vive tutto con rassegnazione, senza perdere fiducia nel Signore. Sappiamo che tutto il male che Giobbe ha vissuto era causato da satana al quale Dio aveva dato il permesso di mettere alla prova il Suo servo Giobbe.

Questo libro ci insegna a saper accettare con abbandono e fiducia le sofferenze. A tutti capita di vivere momenti difficili e di perdere tutto. Pensiamo ai terremotati, agli alluvionati e a quanti vivono i disagi provocati dalle calamità naturali. Gente che ha perso tutto dopo una vita di sacrifici. L'esperienza di Giobbe ci insegna ad aver fiducia nel Signore perché presto o tardi le cose cambieranno e in bene se si persevera sulle vie del bene. Giobbe divenne povero, ma non per questo cambiò condotta di vita, anzi rimase uomo umile e onesto.

Dopo la lunga tempesta, ecco finalmente arrivare il sereno per Giobbe. Non solo il Signore lo rimosse dalla condizione nella quale era caduto, ma raddoppiò le ricchezze. Accadrà similmente a ciascuno di noi se sapremo essere fedeli a Dio nonostante tutte le sofferenze e le prove. Non solo il Signore ci riporterà nella gioia ma ce la raddoppierà.

Dio non è venuto per farci soffrire in eterno, ma per farci gioire eternamente. Per raggiungere una gioia maggiore è però necessario passare per le vie della sofferenza, tuttavia queste vie non sono eterne come invece sarà eterna la gioia. Le tribolazioni passeranno, ma Dio non passa e così anche la gioia che è in Lui e che viene donata a noi, non passerà mai. Per questo nella sofferenza, nelle disgrazie, ricordiamoci di questo Libro sapienziale, soprattutto del finale di questo Libro perché ci sia di conforto e speranza. Ma soprattutto ci sia di conforto e speranza la Parola vivente di Dio, Gesù Cristo che dopo essere passato per le vie della croce e della morte, è risuscitato. Il male e la sofferenza passeranno, la gioia e la vita, se saremo fedeli al Signore, non passeranno mai.

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