mercoledì 29 giugno 2011

Verità della Fede - XXII parte

Tornano gli approfondimenti sulle "Verità della Fede" attraverso le attente analisi di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Siamo giunti al capitolo nono nel quale il Santo Vescovo, Fondatore dei Redentoristi e Dottore della Chiesa prova ancora una volta che Gesù Cristo è il vero Messia attraverso la conversione dei gentili predetta dai Profeti nell'Antico Testamento. Inoltre la conversione dei gentili conferma la veridicità delle Scritture:




Verità della Fede

di Sant'Alfonso Maria de' Liguori

SECONDA PARTE

Cap. IX.

CAP. IX. La conversione de' gentili prova la verità delle Scritture, e che Gesù Cristo è il vero Messia promesso.

1. Predissero i profeti che il Messia avrebbe illuminati e salvati non solo i giudei, ma anche i gentili. Ecco come parlò per Isaia: Propter Sion non tacebo, et propter Ierusalem non quiescam, donec egrediatur, ut splendor, iustus eius, et salvator eius, ut lampas, accendatur2. Io non tacerò per il bene di Sionne e di Gerusalemme, finché non uscirà sopra di lei il suo sole di giustizia, e, qual suo salvatore, non vi sparga la sua luce come una lampana accesa. Et videbunt gentes, siegue a parlare il profeta, iustum tuum, et cuncti reges inclytum tuum: et vocabitur tibi nomem novum, quod os Domini nominabit3. Ed allora, o Sionne, vedranno in te le genti il tuo giusto, e tutti i re la maestà del tuo principe: e tu sarai chiamata con un nome nuovo, che t'imporrà Dio stesso di sua bocca. Questo nuovo nome è quello che si esprime nel quarto verso: Non vocaberis ultra derelicta... sed vocaberis voluntas mea in ea, cioè sarai chiamata la mia compiacenza, la mia delizia, come spiega s. Geronimo; poiché dice il santo esser costume degli ebrei d'imporre il nome alle cose secondo il loro evento.

2. In altro luogo disse Dio per lo stesso profeta: Ecce servus meus, suscipiam eum etc. Dedi te in foedus populi, in lucem gentium; ut aperires oculos caecorum, ut educeres de conclusione vinctum, de domo carceris sedentes in tenebris4. Ecco il mio servo a me ben gradito. E quindi, rivolgendosi allo stesso Messia, gli dice: io ti ho destinato ad essere il mediatore del mio popolo e la luce delle genti, acciocché tu apra gli occhi de' ciechi, e cavi dalla carcere chi giace legato nelle tenebre. In altro luogo, parlando collo stesso Messia, gli dice: Parum est, ut sis mihi servus ad suscitandas tribus Iacob et faeces (Hebr. servatos) Israel convertendas. Ecce dedi te in lucem gentium, ut sis salus mea usque ad extremum terrae5. È poco che tu abbi a servirmi per rimettere le tribù d'Israele, e per procurare il ritorno di coloro ch'io mi ho riserbati del popolo mio: io ti ho dato per luce delle genti, e per operar la salute di tutto il mondo: dice Dio: Salus mea, come la salute degli uomini fosse la sua propria.

3. Dovea non però il Messia cominciar la conversione dal suo popolo degli ebrei, al quale principalmente era stato mandato, come egli disse poi alla donna Cananea: Non sum missus nisi ad oves quae perierunt domus Israel6. Ma già predisse poi il Signore per bocca di Davide che dopo che fosse stato rigettato dagli ebrei, egli avrebbe atteso alla conversione de' gentili, che ubbidienti gli si sarebbero sottoposti: Eripies me de contradictionibus populi; constitues me in caput gentium. Populus, quem non cognovi, servivit mihi7. Voi, Padre mio, mi libererete da questo popolo che non lascia di contraddirmi, e mi destinerete per capo delle genti. Popoli da me non conosciuti mi serviranno, e mi ubbidiranno per quel che di me e della mia dottrina avranno inteso dire. E qui chiaramente fu predetto che i gentili aveano da convertirsi non per bocca del Messia, ma per opera de' suoi discepoli dopo la di lui morte. E lo stesso significa quel che disse Isaia, parlando col Messia: Gentem quam nesciebas, vocabis; et gentes quae te non cognoverunt, ad te current1. Lo stesso predisse Isaia in altro luogo2Venio, ut congregem cum omnibus gentibus et linguis: et venient, et videbunt gloriam meam. Et ponam in eis signum, et mittam ex eis, qui salvati fuerint, ad gentes in mare, in Africam, et Lydiam, tendentes sagittam: in Italiam et Graeciam... ad eos qui non audierunt de me... Et adducent omnes fratres vestros de cunctis gentibus donum Domino... Et assumam ex eis in sacerdotes et levitas, dicit Dominus. Verrà tempo ch'io radunerò le genti di qualunque lingua; esse vedranno la mia gloria. Io a coloro che si saranno salvati col credere a me, metterò un segno (che sarà la virtù de' miracoli) e gli manderò fra le genti del mare ed oltre il mare; ed essi vi acquisteranno molti fratelli, che offeriranno a Dio. E tra essi io mi sceglierò de' sacerdoti e leviti.

4. Ora vediamo lo stato presente del mondo, per sapere se il Messia è venuto. Tante nazioni che prima adoravano gli idoli, ora adorano il vero Dio. Di chi mai fu opera questa conversione, se non del Messia, a cui fu riserbata quest'opera, anche per prova della sua venuta? E pure trovansi scrittori cristiani, ma di puro nome, che applicano queste profezie chi a Davide, chi a Salomone, chi a Geremia e chi ad Onia o a Ciro o a Giuda Maccabeo o ad alcun altro, come scrive Grozio3 tirato da' Sociniani suscitatori dell'empia dottrina de' marcioniti e manichei. Ma altri dottori saggi e veri cristiani, oltre i due prelati Uezio4 e monsignor Bossuet5 ed il p. Balto6 han dimostrata evidentemente la falsità delle stravolte interpretazioni degli eretici, contrarie al sentimento comune de' rabbini, della sinagoga, de' santi padri, degli apostoli e di Cristo medesimo, il quale disse:Quoniam necesse est impleri omnia, quae scripta sunt in lege Moysi et prophetis et psalmis de me7. Se Gesù Cristo non fosse stato vero Messia mandato da Dio e vero Dio, dovrebbe dirsi o che fosse stato un gran pazzo o un grande scellerato. Un gran pazzo; poiché qual maggior pazzia che volere introdurre una nuova religione contraria a Dio, mentre non v'è cosa più odiosa a Dio che il culto d'un Dio falso? Contraria alla natura corrotta degli uomini, giacché la religion cristiana molto si oppone all'umana concupiscenza: e contraria anche a' demonj; poiché ella si oppone al culto di essi ed a tutti i vizj, per la propagazione de' quali essi tanto s'affaticano. All'incontro Gesù Cristo dimostrò tanta sapienza, che le turbe intiere per ascoltarlo si dimenticavano anche di mangiare, ed anche i dottori della legge ne stavano ammirati e confusi. O sarebbe stato un grande scellerato, attribuendosi l'esser figlio naturale di Dio, colpa più enorme di quella di Lucifero, il quale non pretese tanto; quando che Gesù Cristo per le sue virtù fu da tutti conosciuto per santo, e gli stessi suoi nemici non trovarono da opporgli appresso Pilato, per farlo condannare, altro che menzogne e calunnie. Gesù Cristo fu vero Messia e vero Dio; e siccome cominciò egli a propagar la sua legge nella Giudea, così poi colla sua virtù divina seguì a propagarla per mezzo de' suoi discepoli con maggior avanzamento. Poiché dopo la sua morte la fede cristiana si sparse, e fu stabilita in tutto il mondo ed anche in Roma, dov'era la sede primaria di tutte le eresie ed empietà. Ma qui bisogna fermarci a considerare questa conversione de' gentili, quanto bene ella comprova così la venuta del Messia, come la verità della religion cristiana; e ciò faremo nel seguente capo.

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2 Isa. 62. 1. 

3 Ib. vers. 2. 

4 Isa. 42. 1. 6. et 7. 

5 Isa. 49. 6. 

6 Matth. 15. 24. 

7 Psal. 17. 44. et 45. 

1 Isa. 55. 5. 

2 66. 18. et 19. 

3 In Matth. 1. 22. 

4 Demonstr. evang.

5 Dissert. sopra la crit. di Grozio.

6 Difesa delle profez. contro Grozio.

7 Luc. 21. 44. 

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