domenica 1 gennaio 2012

Filotea: Introduzione alla vita devota - XXVI

Riprendiamo nel primo dell'Anno (e per questi motivi rivolgiamo a voi tutti i nostri migliori auguri!) l'appuntamento con Filotea: Introduzione alla vita devota di San Francesco di Sales. Il capitolo che leggeremo a breve, il secondo della Seconda Parte dell'opera, è uno dei più belli e per il quale vi esortiamo alla lettura perché ci fa prendere coscienza della presenza di Dio in ogni luogo. Le spiegazioni che impiega San Francesco di Sales sono come sempre molto belle perché ci aiutano a capire facilmente i più grandi misteri. Inoltre San Francesco di Sales qui ci insegna a metterci davanti al Signore come si deve.


Vi auguriamo una buona lettura per uno, a nostro dire, dei capitoli più belli letti finora:




FILOTEA
Introduzione alla vita devota

(San Francesco di Sales)



SECONDA PARTE

Contiene diversi consigli per l’elevazione dell’anima a Dio per mezzo dell’Orazione e dei Sacramenti.

Capitolo II

BREVE METODO DI MEDITAZIONE e, in primo luogo, LA PRESENZA DI DIO

PRIMO PUNTO DELLA PREPARAZIONE

E’ possibile, Filotea, che tu non sappia come va condotta l’orazione mentale: ai giorni nostri pochi lo sanno ed è un male. E’ per questo che brevemente e con semplici parole ti espongo un metodo, in attesa che tu, leggendo libri sull’argomento e soprattutto con la pratica, ne raggiunga una conoscenza più profonda e completa.

* *

Inizio dalla preparazione che consta di due momenti: primo, mettersi alla presenza di Dio; secondo, invocarne l’assistenza.

Per metterti alla presenza di Dio ti propongo quattro vie, che, all’inizio, possono esserti utili.

La prima è una viva e attenta presa di coscienza della onnipresenza di Dio: Dio è in tutto e dappertutto e non c’è luogo o cosa in questo mondo che non manifesti la sua presenza; noi siamo simili agli uccelli che sono circondati dall’aria ovunque indirizzino il loro volo: ovunque andiamo o ci fermiamo Dio ci è presente.

Tutti sanno questa verità, ma non tutti sono attenti a prenderne coscienza..

I ciechi, pur non vedendo il Principe al cui cospetto si trovano, non per questo non tengono un contegno rispettoso se sono avvertiti di tale presenza; però, non vedendolo, dimenticano facilmente la sua presenza; di conseguenza ancor più facilmente dimenticano il contegno rispettoso. Noi siamo così, Filotea: pur sapendo che Dio è presente, non lo vediamo; è la fede che ci ricorda la sua presenza. Non vedendolo materialmente con gli occhi ce ne dimentichiamo molto spesso e ci comportiamo come se Dio fosse molto lontano. Sappiamo bene che è presente in tute le cose, ma non ci pensiamo, ed è quindi come se non lo sapessimo.

Tornando alla preghiera, devi dire al tuo cuore con tutto te stesso: Cuor mio, Dio è proprio qui!

La seconda via per mettersi alla presenza di Dio è pensare che non soltanto Dio è presente nel luogo in cui ti trovi, ma in modo particolare è presente nel tuo cuore e nel profondo del tuo spirito, ai quali dà vita e forza, quale cuore del tuo cuore e spirito del tuo spirito; come l’anima infatti è diffusa in tutto il corpo e presente in ogni parte di esso, e tuttavia ha nel cuore la sua sede privilegiata, similmente Dio, pur essendo presente dappertutto, sceglie la sua sede particolare nel nostro spirito: per questo Davide chiamava Dio, il Dio del suo cuore, e S. Paolo diceva che noi viviamo, ci muoviamo e siamo Dio.

Pensando a questa verità, procurerai di avere nel tuo cuore un grande rispetto per Dio, perché ivi è presente in modo particolare.

La terza via è di pensare al nostro Salvatore, che, nella propria umanità, vede dal cielo tutte le persone della terra e, in modo particolare, i cristiani suoi figli, e tra essi, particolarmente quelli che sono in preghiera, di cui nota gli atti e il comportamento. Questa non è fantasia, ma la pura verità; perché, anche se noi non lo vediamo, Lui dall’alto ci guarda. S. Stefano così lo vide durante il suo martirio.

Possiamo dire, a buon diritto, con la Sposa: Eccolo dietro la parete che guarda dalle finestre e si affaccia dal cancello.

Una quarta via può essere quella di ricorrere alla immaginazione e rappresentarci il Salvatore nella sua umanità vicino a noi, proprio come siamo soliti fare con gli amici, quando diciamo: vedo il tale che fa questo, mi sembra proprio di vederlo, e simili espressioni. Se poi ti trovi in un luogo dove c’è il Santissimo Sacramento dell’altare, non sarebbe più soltanto una presenza immaginaria, ma reale; le specie e le apparenze del pane sono come una tenda da dietro la quale Nostro Signore, realmente presente, ci vede e pensa a noi, anche se non lo vediamo nella sua forma.

Serviti di una di queste quattro vie per metterti alla presenza di Dio prima dell’orazione; non pretendere di impiegarle tutte insieme, ma una alla volta, con semplicità e brevità.

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