sabato 21 gennaio 2012

Il Sabato dei Salmi - Salmo 88 - Preghiera dal profondo dell'angoscia

Salmo 88   

Preghiera dal profondo dell'angoscia 
[1]Canto.Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su «Macalat».
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita. 

[2]Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
[3]Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento. 

[4]Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
[5]Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
[6]E' tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato. 

[7]Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
[8]Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi. 

[9]Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
[10]si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani. 

[11]Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
[12]Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
[13]Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio? 

[14]Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
[15]Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
[16]Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
[17]Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
[18]mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
[19]Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.



Il Delitsch ha definito questo salmo "la più tenebrosa di tutte le lamentazioni salmiche". La tradizione cristiana ha applicato questo salmo al Cristo, uomo dei dolori. Il Getsemani di questo anonimo orante si trasforma nel Getsemani del Cristo, abbandonato dal Padre e dagli uomini. Il salmo diventa anche il grido di sofferenza per l’assenza di Dio che il fedele prima o poi sperimenta. Questo testo è anche un’espressione universale del dramma che non conosce confini di razza e di religione, quello del male e del dolore, spesso ingiustificabile e assurdo.


A. De Musset ha scritto: "Nulla ci rende così grandi come un grande dolore". Ma le voci che hanno urlato il contrario, nei secoli, sembrano molto più numerose.


Il salmo 88 è un invito a vivere senza falsi pudori le proprie crisi, a esporle con semplicità totale a Dio, anche quando ci sembra assente.


Commento dei Padri della Chiesa


v. 2 "La vita del Signore nostro fu consacrata a Dio notte e giorno. Egli prega sapendo che offrirà se stesso al Padre in sacrificio per tutte le nazioni" (Eusebio).


"Questo salmo fa memoria della morte del Cristo sofferta per noi. Egli piange su Gerusalemme decaduta dalla sua speranza. Il Cristo implora il Padre per la salvezza del popolo" (Atanasio).


"Questo salmo contiene i misteri della passione del Signore fino alla consumazione" (Girolamo).


v. 4 "Il Cristo porta nella sua anima i nostri peccati; è colmato di mali, è annoverato tra quelli che discendono nella fossa" (Origene).


"Il Signore Gesù ha assunto questi sentimenti dell’infermità umana per trasfigurare in sé il suo corpo che è la chiesa. Quando ci accade di soffrire ed essere tristi, non crediamoci estranei alla grazia del Cristo" (Agostino).


v. 5 "Hanno creduto di seppellirmi nella morte come gli altri uomini e non hanno creduto che sarei risuscitato" (Girolamo).


«Gesù solo, pur essendo morto per i peccati del mondo, era libero tra i morti, secondo queste parole del vangelo: "Viene il principe di questo mondo, ma egli non ha alcun potere su di me" (Gv 14,30). Non essendo dunque legato al peccato, egli risuscita, libero tra i morti, avendo egli solo il potere di riprendere la propria vita (cfr. Gv 10,18)» (Origene). 


"Tutti gli altri hanno con sé il peccato come causa della morte, perché la morte è il castigo e il prezzo del peccato. Il Cristo solo affronta integro e senza peccato la morte. Gli uomini muoiono loro malgrado e sono quindi schiavi della morte; ma il Cristo è morto liberamente e volontariamente. È libero come chi non è trattenuto dai legami dell’inferno, ma vi è disceso con autorità, vi ha esercitato il suo potere, ha sciolto altri dalle catene" (Eutimio).


v. 6 "Gli altri uccisi dormono. Ma io, perché ti sei ricordato di me, risuscito calpestando la morte" (Atanasio).


v. 7 "Parla della fossa della tomba e della profondità della sventura" (Cassiodoro).


v. 8 "Questo sdegno di Dio si è rovesciato sul Cristo quand’egli stesso è passato attraverso la morte. I flutti simboleggiano un castigo violento e anche la morte" (Atansio).


v. 9 "Hai allontanato gli angeli e gli apostoli" (Girolamo).


"È prigioniero della sinagoga" (Atansio).


v. 10 "Piangevo sul popolo caduto dalle ricchezze divine all’estrema povertà del suo esilio" (Atanasio).


"I suoi occhi si chiusero in questa afflizione che è la morte perché non godevano dell’immunità della divinità, ma portavano l’infermità della condizione umana" (Arnobio il giovane).


«"Verso di te protendo le mie mani": si parla di Gesù sulla croce» (Girolamo).


v. 11 "Sono stato annoverato tra quelli del soggiorno dei morti affinché quelli che sono nella terra dell’oblio facciano l’esperienza delle tue meraviglie e narrino la tua verità" (Atanasio).


v. 16 "Gesù è stanco per il cammino (cfr. Gv 4,6): il suo cammino è la carne che ha rivestito, perché quale strada avrebbe potuto prendere colui che è ovunque? La sola via per venire a noi è la forma di questa carne visibile che ha assunto; è questa veste di carne la sua strada. Affaticato per il cammino? È affaticato per la carne" (Agostino).


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