sabato 31 marzo 2012

Il Sabato dei Salmi - Salmo 98 - Il giudice della terra

Salmo 98   

Il giudice della terra 
[1]Salmo. 
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. 

[2]Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
[3]Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio. 

[4]Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
[5]Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
[6]con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. 

[7]Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
[8]I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
[9]davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. 

Commento dal sito: http://www.padrelinopedron.it

Questo salmo ha il potere di indirizzare la coscienza cristiana alla visione dell’avvenire, colmandola della viva attesa che la creazione sia liberata della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21).


Scrive J. Moltmann: «Questa speranza fa della comunità cristiana un elemento di perenne disturbo nelle comunità umane che vogliono diventare "città stabile". Essa fa della comunità cristiana la fonte di impulsi sempre rinnovati tendenti a realizzare il diritto, la libertà e l’umanità quaggiù, alla luce del futuro che è stato annunziato e che deve venire. Una tale comunità ha il dovere di "rispondere della speranza" che è in lei (cfr. 1Pt 3,15). Ed essa viene accusata "a motivo della speranza e della risurrezione dei morti" (At 23,6)... Essa vede la realtà e gli uomini nella mano di colui la cui voce investe la storia: "Ecco, io faccio nuova ogni cosa", e nell’ascolto di questa promessa essa acquista la libertà di rinnovare la vita quaggiù e di trasformare la figura di questo mondo».


Commento dei Padri della Chiesa


v. 1 "Cantate un canto nuovo perché tutto è rinnovato in Cristo. Che dobbiamo cantare? Che il Cristo ha fatto meraviglie" (Cirillo di Alessandria).


"Il canto nuovo è il Figlio di Dio crocifisso. Mai si era udita una cosa simile" (Girolamo).


"Il canto nuovo canta le meraviglie del Signore. Sono tutte le guarigioni del vangelo e soprattutto la sua stessa risurrezione: mai si è visto nulla di simile" (Cassiodoro).


"Il braccio del Signore è il Cristo e la sua meraviglia è di aver salvato il mondo intero" (Agostino).


"La destra e il braccio simboleggiano la potenza: il Cristo" (Girolamo).


v. 2 «La salvezza è il Cristo: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3,6); "I miei occhi hanno visto la tua salvezza" (Lc 2,30)» (Agostino).


"Il Signore, il giudice, rivela la sua giustizia, cioè mostra di essere giusto, per il fatto stesso che gli uomini sono giustificati mediante la sua salvezza" (Origene).


v. 3 «La promessa fatta ad Abramo: "In te saranno benedette tutte le genti" (Gen 12,3), è confermata dall’evento. La sua misericordia si è realizzata. I patriarchi e Davide sapevano che il Cristo sarebbe nato da loro e ci avrebbe salvati. Tutti i confini della terra hanno visto la salvezza del nostro Dio perché il vangelo è stato diffuso per tutta la terra» (Eusebio).


"Nessuno è estraneo alla salvezza del Cristo" (Cirillo di Alessandria). 


"Tutti i confini della terra, cioè tutta la terra. Nessuno infranga o divida l’unità del Cristo: egli ha comprato tutto, pagando un così caro prezzo!" (Agostino).


v. 4 "Si tratta dell’acclamazione del trionfo, dovuta al vincitore. Il Cristo vi ha liberati dal diavolo" (Teodoreto).


v. 9 "Il suo avvento sarà duro per i duri e mite per i miti. È in tuo potere il modo in cui tu attendi il Cristo che verrà" (Agostino).


giovedì 29 marzo 2012

Catechismo della Chiesa Cattolica - LXX

Proseguiamo l'appuntamento volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica. Restiamo nell'Articolo 3 sul Sacramento dell'Eucaristia:



PARTE SECONDA  
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO

SEZIONE SECONDA 
«I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»

CAPITOLO PRIMO 
I SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA

ARTICOLO 3 
IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA

La presenza di Cristo operata dalla potenza della sua Parola e dello Spirito Santo

1373 « Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi » (Rm 8,34), è presente in molti modi alla sua Chiesa: 198 nella sua parola, nella preghiera della Chiesa, « dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro » (Mt 18,20), nei poveri, nei malati, nei prigionieri, 199 nei sacramenti di cui egli è l'autore, nel sacrificio della Messa e nella persona del ministro. Ma « soprattutto [è presente] sotto le specie eucaristiche ». 200

1374 Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l'Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa « quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i sacramenti ». 201 Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero. 202 « Tale presenza si dice "reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presente ». 203

1375 È per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che Cristo diviene presente in questo sacramento. I Padri della Chiesa hanno sempre espresso con fermezza la fede della Chiesa nell'efficacia della parola di Cristo e dell'azione dello Spirito Santo per operare questa conversione. San Giovanni Crisostomo, ad esempio, afferma:

« Non è l'uomo che fa diventare le cose offerte Corpo e Sangue di Cristo, ma è Cristo stesso, che è stato crocifisso per noi. Il sacerdote, figura di Cristo, pronunzia quelle parole, ma la virtù e la grazia sono di Dio. Questo è il mio Corpo, dice. Questa parola trasforma le cose offerte ». 204

E sant'Ambrogio, parlando della conversione eucaristica, dice:

Dobbiamo essere convinti che « non si tratta dell'elemento formato dalla natura, ma della sostanza prodotta dalla formula della consacrazione, ed è maggiore l'efficacia della consacrazione di quella della natura, perché, per l'effetto della consacrazione, la stessa natura viene trasformata ». 205 « La parola di Cristo, che poté creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarla ». 206

1376 Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: « Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ». 207

1377 La presenza eucaristica di Cristo ha inizio al momento della consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche. Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo. 208

1378 Il culto dell'Eucaristia. Nella liturgia della Messa esprimiamo la nostra fede nella presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino, tra l'altro, con la genuflessione, o con un profondo inchino in segno di adorazione verso il Signore. « La Chiesa cattolica professa questo culto latreutico al sacramento eucaristico non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla cristiana ». 209

1379 La santa riserva (tabernacolo) era inizialmente destinata a custodire in modo degno l'Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell'adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche. Perciò il tabernacolo deve essere situato in un luogo particolarmente degno della chiesa, e deve essere costruito in modo da evidenziare e manifestare la verità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento.

1380 È oltremodo conveniente che Cristo abbia voluto rimanere presente alla sua Chiesa in questa forma davvero unica. Poiché stava per lasciare i suoi nel suo aspetto visibile, ha voluto donarci la sua presenza sacramentale; poiché stava per offrirsi sulla croce per la nostra salvezza, ha voluto che noi avessimo il memoriale dell'amore con il quale ci ha amati « sino alla fine » (Gv 13,1), fino al dono della propria vita. Nella sua presenza eucaristica, infatti, egli rimane misteriosamente in mezzo a noi come colui che ci ha amati e che ha dato se stesso per noi, 210 e vi rimane sotto i segni che esprimono e comunicano questo amore:

« La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare ad incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione ». 211

1381 « Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo, come dice san Tommaso, "non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia all'autorità di Dio. Per questo, commentando il passo di san Luca 22,19: Questo è il mio Corpo che viene dato per voi, san Cirillo dice: Non mettere in dubbio se questo sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo egli la verità, non mentisce" »: 212

« Adoro te devote, latens Deitas...
Ti adoro con devozione, o Dio che ti nascondi,
che sotto queste figure veramente ti celi:
a te il mio cuore si sottomette interamente,
poiché, nel contemplarti, viene meno.
La vista, il tatto e il gusto si ingannano a tuo riguardo,
soltanto alla parola si crede con sicurezza.
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio:
nulla è più vero della sua parola di verità ». 213

VI. Il banchetto pasquale

1382 La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi.

1383 L'altare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione dell'Eucaristia, rappresenta i due aspetti di uno stesso mistero: l'altare del sacrificio e la mensa del Signore, e questo tanto più in quanto l'altare cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente in mezzo all'assemblea dei suoi fedeli sia come vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste che si dona a noi. « Che cosa è l'altare di Cristo se non l'immagine del Corpo di Cristo? », dice sant'Ambrogio, 214 e altrove: « L'altare è l'immagine del corpo, e il Corpo di Cristo sta sull'altare ». 215 La liturgia esprime in molte preghiere questa unità del sacrificio e della Comunione. La Chiesa di Roma, ad esempio, prega così nella sua anafora:

« Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa' che questa offerta, per le mani del tuo angelo santo, sia portata sull'altare del cielo davanti alla tua maestà divina, perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare, comunicando al santo mistero del Corpo e Sangue del tuo Figlio, scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo ». 216

domenica 25 marzo 2012

Filotea: Introduzione alla vita devota - XXXVIII

Proseguiamo l'appuntamento con Filotea: Introduzione alla vita devota di San Francesco di Sales:




FILOTEA
Introduzione alla vita devota

(San Francesco di Sales)



SECONDA PARTE

Contiene diversi consigli per l’elevazione dell’anima a Dio per mezzo dell’Orazione e dei Sacramenti.



Capitolo XIV



COME ASCOLTARE LA SANTA MESSA

Non ti ho ancora parlato del sole degli esercizi spirituali: il santissimo e sommo Sacrificio e Sacramento della Messa, centro della religione cristiana, cuore della devozione, anima della pietà, mistero ineffabile che manifesta l’abisso della carità divina; per suo mezzo Dio si unisce realmente a noi e ci comunica, in modo meraviglioso, le sue grazie e i suoi doni.

L’orazione innalzata in unione a questo Sacrificio divino possiede una forza da non potersi esprimere a parole, o Filotea. Per mezzo suo l’anima abbonda di doni celesti, perché abbraccia l’Amato, che la ricolma talmente di profumi e di soavità spirituali, che essa assomiglia a una colonna di fumo di legni aromatici, di mirra, di incenso e di tutte le essenze che usa il profumiere, secondo quanto dice il Cantico.

Organizzati in modo da partecipare ogni giorno alla santa Messa, per offrire assieme al sacerdote, a Dio Padre, il sacrificio del Redentore, per il tuo bene e quello di tutta la Chiesa. Gli Angeli sono sempre presenti in gran numero per onorare questo santo mistero; lo dice S. Giovanni Crisostomo: il trovarsi uniti ad essi per lo stesso fine ci incoraggerà nello sforzo di migliorarci.

Il coro della Chiesa trionfante e quello della Chiesa militante si uniranno a Nostro Signore in questa azione divina, per rapire il cuore di Dio Padre e conquistarci la sua misericordia; questo con Lui, in Lui e per Lui.

E’ motivo di grande felicità per un’anima offrire devotamente i propri affetti per u n bene così prezioso e desiderabile.

Se per causa di forza maggiore non puoi essere presente con il corpo alla celebrazione di questo incomparabile Sacrificio, ci devi andare almeno con il cuore per parteciparvi spiritualmente.

A una certa ora del mattino, recati in chiesa spiritualmente, se non ti è dato altro modo; unisci la tua intenzione a quella di tutti i cristiani, e compi nel luogo dove ti trovi gli stessi atti interiori come se tu fossi realmente presente alla celebrazione della Santa Messa in qualche chiesa.

Per partecipare convenientemente alla Santa Messa o corporalmente o con la mente, occorre:

Dall’inizio fino a che il sacerdote salga l’altare, fa con lui la preparazione: ossia, mettiti alla presenza di Dio, riconosci le tue indegnità e chiedi perdono delle tue colpe.

Dal momento in cui il sacerdote giunge all’altare fino al Vangelo, considera, con una riflessione semplice e generica, la venuta di Nostro Signore in questo mondo e la sua Vita.

Da dopo il Vangelo fino al Credo, rifletti sulla predicazione del Salvatore; protesta di voler vivere e morire nella fede e nell’obbedienza alla sua santa Chiesa Cattolica.

Da dopo il Credo fino al Padre nostro, occupa il cuore ai misteri della Morte e Passione del nostro Redentore, attuati e essenzialmente rappresentati in questo santo Sacrificio, che tu offri a Dio Padre assieme al sacerdote ed al resto del popolo per la gloria di Dio Padre e la salvezza degli uomini.

Da dopo il Padre nostro fino alla Comunione, impegnati a far nascere nel cuore mille slanci; esprimi il desiderio ardente di giungere ad essere per sempre unita al Salvatore in un amore eterno.

Dalla Comunione fino alla fine, ringrazia la Maestà divina per l’Incarnazione, la Vita, la Morte, la Passione e l’Amore che ci dimostra in questo santo Sacrificio; pregalo in forza di questo, di essere sempre benigno con te, con i tuoi parenti, con i tuoi amici e con tutta la Chiesa; poi umiliati con tutto il cuore e ricevi con devozione la benedizione divina che nostro Signore ti impartisce per mezzo del suo ministro.

Ma se durante la Messa vuoi fare la tua meditazione sui misteri che stai seguendo giorno per giorno, non è necessario che tu segua queste indicazioni; sarà sufficiente che all’inizio manifesti la tua intenzione di voler adorare e offrire questo santo Sacrificio per mezzo della meditazione e dell’orazione, poiché in tutte le meditazioni ci sono, o esplicitamente o implicitamente, le operazioni sopra indicate.

sabato 24 marzo 2012

Il Sabato dei Salmi - Salmo 97 - Il Signore trionfa

Salmo 97   

Il Signore trionfa 
[1]Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
[2]Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
[3]Davanti a lui cammina il fuoco
e brucia tutt'intorno i suoi nemici. 

[4]Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e sussulta la terra.
[5]I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
[6]I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria. 

[7]Siano confusi tutti gli adoratori di statue
e chi si gloria dei propri idoli.
Si prostrino a lui tutti gli dei!
[8]Ascolta Sion e ne gioisce,
esultano le città di Giuda
per i tuoi giudizi, Signore.
[9]Perché tu sei, Signore,
l'Altissimo su tutta la terra,
tu sei eccelso sopra tutti gli dei. 

[10]Odiate il male, voi che amate il Signore:
lui che custodisce la vita dei suoi fedeli
li strapperà dalle mani degli empi.
[11]Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
[12]Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.


Questo salmo è una manifestazione classica del Dio della tempesta cosmica (Sal 18,8-16, ecc.) contro gli idoli e gli idolatri e in favore dei giusti. È un salmo del giudizio su tutti i popoli che ha in sé un invito alla conversione.


Gesù ci ha insegnato quale sia la giustizia che decide della vita eterna: il mettersi al servizio del prossimo (cfr. Mt 25,31-46). E la lettera di Giacomo ci assicura che "la misericordia ha sempre la meglio nel giudizio" (2,13).


Commento dei Padri della Chiesa


v. 1 "Descrizione del giudizio finale. Un terrore scuoterà la terra; la tromba farà sorgere tutti i dormienti. Davanti al volto del Signore la terra si agiterà come i flutti del mare; un fuoco terrificante procederà davanti al Signore per purificare la terra da tutte le iniquità che l’avevano insozzata. Gli inferi apriranno le loro porte, la morte sarà distrutta. Al suono della tromba, la polvere umana che era perita riavrà spirito e vita. In un batter d’occhio, la moltitudine immensa, che giace nel soggiorno dei morti, si metterà in moto come i pesci del mare, le ossa cercheranno di riunirsi da ogni parte e completarsi. Tutti gli uomini sorgeranno e grideranno: Gloria a colui che nella sua bontà ci ha riuniti e risuscitati!... Tutti quelli che avranno amato lo Sposo saranno innalzati sulle nubi davanti a lui..." (Efrem).


"Tutto questo salmo si riferisce al Cristo. Il Signore che ha instaurato il suo regno è lo stesso che è stato flagellato, incoronato di spine, appeso al legno, insultato; che è morto, ha ricevuto il colpo di lancia ed è stato sepolto. È risuscitato!" (Agostino).


"Le chiese diffuse per tutto l’universo sono stabili come le isole battute dai flutti" (Esichio di Gerusalemme).


v. 2 "Nubi e tenebre ricordano Esodo e Sinai. Mosè solo entra nella tenebra dov’era Dio (cfr. Es 24,16-17). Nel Nuovo Testamento una nube luminosa rivela agli apostoli il mistero di Gesù (cfr. Lc 9,34)" (Origene).


"È venuto per giudicare nel processo che avevamo contro le potenze avverse. Il Cristo ha regnato tra noi in modo da giustificare quelli che erano nel peccato. Nell’acqua santa e mistica egli ci ha salvati e ha fatto perire il drago con tutte le sue teste" (Eusebio).


"Il Cristo ha regnato su di noi per giustificare con la fede quelli che erano nel peccato" (Cirillo di Alessandria).
v. 3 "Il fuoco simboleggia la potenza divina vendicatrice e anche la luce del vangelo" (Eusebio).


"Questo fuoco è quello che il Cristo è venuto a portare sulla terra ed è anche lo Spirito santo. Questo fuoco consumerà i nemici nel senso che li farà cessare di essere nemici; la carità brucia in loro tutto ciò che non è lei stessa" (Agostino).


v. 4 "Le folgori che rischiarano il mondo sono gli apostoli e gli evangelisti" (Cirillo di Alessandria).


v. 5 "I monti sono gli orgogliosi" (Agostino).


v. 6 «Il coro degli angeli canta: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli" (Lc 2,14)» (Teodoreto).


"Noi abbiamo visto la sua gloria (cfr. Gv 1,14)" (Cassiodoro).


v. 8 "La prima vocazione di Dio è stata rivolta ai giudei (a Sion) e il Cristo stesso si è rivolto dapprima a loro" (Cirillo di Alessandria).


"Quando il Cristo verrà a giudicare, Sion - che è la chiesa - gioirà" (Arnobio il giovane).


v. 10 "Il comandamento dell’amore deve comportare l’odio di qualunque male" (Origene).


"Temi la vendetta del maligno? Ma il Signore custodisce le anime dei suoi servi, li libererà dalle mani dei peccatori. Siate forti, fratelli miei, non solo amando Dio, ma odiando il maligno. Nulla vi spaventi! Chi vi ha chiamati è il più potente" (Agostino).


"Dio custodisce le anime contro il diavolo" (Girolamo).


v. 11 "La luce si è levata per il giusto. Alcuni hanno rifiutato la luce: il sole di giustizia invia dunque i suoi raggi, ma alcuni si coprono gli occhi" (Teodoreto).


v. 12 "La maledizione è dissolta, il regno del Signore ci ha resi costanti nel bene ed esultanti perché la gioia del regno abita in noi" (Gregorio di Nissa).


"Rallegratevi nel Signore! Quando si sente questo, bisognerà dunque contare sulla primavera e le rose? No, la tua gioia è il Signore. Voi avrete in me la pace e nel mondo la tribolazione (cfr. Gv 16,33). Se siete cristiani aspettatevi di soffrire nel mondo, non sperate tempi più felici. Fratelli miei, vi ingannereste. Non promettetevi ciò che il vangelo non vi promette. Colui che non può ingannarsi, né ingannarci, t’ha promesso la gioia, non qui, ma in lui" (Agostino).


giovedì 22 marzo 2012

Catechismo della Chiesa Cattolica - LXIX

Proseguiamo l'appuntamento volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica. Restiamo nell'Articolo 3 sul Sacramento dell'Eucaristia:



PARTE SECONDA  
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO

SEZIONE SECONDA 
«I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»

CAPITOLO PRIMO 
I SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA

ARTICOLO 3 
IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA




L'azione di grazie e la lode al Padre

1359 L'Eucaristia, sacramento della nostra salvezza realizzata da Cristo sulla croce, è anche un sacrificio di lode in rendimento di grazie per l'opera della creazione. Nel sacrificio eucaristico, tutta la creazione amata da Dio è presentata al Padre attraverso la morte e la risurrezione di Cristo. Per mezzo di Cristo, la Chiesa può offrire il sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e nell'umanità.


1360 L'Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici, per tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: « azione di grazie ».


1361 L'Eucaristia è anche il sacrificio della lode, con il quale la Chiesa canta la gloria di Dio in nome di tutta la creazione. Tale sacrificio di lode è possibile unicamente attraverso Cristo: egli unisce i fedeli alla sua persona, alla sua lode e alla sua intercessione, in modo che il sacrificio di lode al Padre è offerto da Cristo e con lui per essere accettato in lui.


Il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo, la Chiesa


1362 L'Eucaristia è il memoriale della pasqua di Cristo, l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella liturgia della Chiesa, che è il suo corpo. In tutte le preghiere eucaristiche, dopo le parole della istituzione, troviamo una preghiera chiamata anamnesi o memoriale.


1363 Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini. 186 Nella celebrazione liturgica di questi eventi, essi diventano in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall'Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell'Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita.


1364 Nel Nuovo Testamento il memoriale riceve un significato nuovo. Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, fa memoria della pasqua di Cristo, e questa diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale: 187 « Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato" (1 Cor 5,7), viene celebrato sull'altare, si effettua l'opera della nostra redenzione ». 188


1365 In quanto memoriale della pasqua di Cristo, l'Eucaristia è anche un sacrificio. Il carattere sacrificale dell'Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell'istituzione: « Questo è il mio Corpo che è dato per voi » e: « Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi » (Lc 22,19-20). Nell'Eucaristia Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue che egli ha « versato per molti, in remissione dei peccati » (Mt 26,28).


1366 L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente) il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto:


Cristo « Dio e Signore nostro, [...] si è immolato a Dio Padre una sola volta morendo sull'altare della croce per compiere una redenzione eterna: poiché, tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte (Eb 7,24.27), nell'ultima Cena, "nella notte in cui veniva tradito" (1 Cor 11,23), [...] [volle] lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa, un sacrificio visibile (come esige l'umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei nostri peccati quotidiani ». 189


1367 Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico sacrificio: « Si tratta infatti di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù la offre ora per il ministero dei sacerdoti, egli che un giorno offrì se stesso sulla croce: diverso è solo il modo di offrirsi ». 190 « E poiché in questo divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo, che "si offrì una sola volta in modo cruento" sull'altare della croce, [...] questo sacrificio [è] veramente propiziatorio ». 191


1368 L'Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa. La Chiesa, che è il corpo di Cristo, partecipa all'offerta del suo Capo. Con lui, essa stessa viene offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo. Il sacrificio di Cristo riattualizzato sull'altare offre a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua offerta.


Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le braccia spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede per tutti gli uomini.


1369 Tutta la Chiesa è unita all'offerta e all'intercessione di Cristo. Investito del ministero di Pietro nella Chiesa, il Papa è unito a ogni celebrazione dell'Eucaristia nella quale viene nominato come segno e servo dell'unità della Chiesa universale. Il Vescovo del luogo è sempre responsabile dell'Eucaristia, anche quando viene presieduta da un presbitero; in essa è pronunziato il suo nome per significare che egli presiede la Chiesa particolare, in mezzo al suo presbiterio e con l'assistenza dei diaconi. La comunità a sua volta intercede per tutti i ministri che, per lei e con lei, offrono il sacrificio eucaristico:


« Si ritenga legittima solo quell'Eucaristia che viene celebrata dal Vescovo, o da chi è stato da lui autorizzato ». 192


« È attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo, unico mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell'Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore ». 193


1370 All'offerta di Cristo si uniscono non soltanto i membri che sono ancora sulla terra, ma anche quelli che si trovano già nella gloria del cielo. La Chiesa offre infatti il sacrificio eucaristico in comunione con la santissima Vergine Maria, facendo memoria di lei, come pure di tutti i santi e di tutte le sante. Nell'Eucaristia la Chiesa, con Maria, è come ai piedi della croce, unita all'offerta e all'intercessione di Cristo.


1371 Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti « che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati », 194 affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo:


« Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore ». 195


« Poi [nell'anafora] preghiamo anche per i santi Padri e Vescovi e in generale per tutti quelli che si sono addormentati prima di noi, convinti che questo sia un grande vantaggio per le anime, per le quali viene offerta la supplica, mentre qui è presente la vittima santa e tremenda. [...] Presentando a Dio le preghiere per i defunti, anche se peccatori, [...] presentiamo il Cristo immolato per i nostri peccati, cercando di rendere clemente per loro e per noi il Dio amico degli uomini ». 196


1372 Sant'Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita ad una partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro Redentore che celebriamo nell'Eucaristia:


« Tutta quanta la città redenta, cioè l'assemblea e la società dei santi, offre un sacrificio universale [...] a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che nella passione ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante. [...] Questo è il sacrificio dei cristiani: "Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo" (Rm 12,5); e la Chiesa lo rinnova continuamente nel sacramento dell'altare, noto ai fedeli, dove si vede che, in ciò che offre, offre anche se stessa ». 197


domenica 18 marzo 2012

Filotea: Introduzione alla vita devota - XXXVII

Proseguiamo l'appuntamento con Filotea: Introduzione alla vita devota di San Francesco di Sales:





FILOTEA
Introduzione alla vita devota

(San Francesco di Sales)



SECONDA PARTE

Contiene diversi consigli per l’elevazione dell’anima a Dio per mezzo dell’Orazione e dei Sacramenti.



Capitolo XIII


LE ASPIRAZIONI, LE GIAGULATORIE E I BUONI PENSIERI


Ci raccogliamo in Dio perché aspiriamo a Lui e aspiriamo a Lui per poterci in Lui raccogliere, di modo che l’aspirazione a Dio e il raccoglimento spirituale si sostengono a vicenda, ed entrambi hanno origine e nascono dai buoni pensieri.

Aspira dunque spesso a Dio, Filotea, con slanci del cuore brevi ma ardenti: canta la sua bellezza, invoca il suo aiuto, gettati in ispirito ai piedi della croce, adora la sua bontà, interrogalo spesso sulla tua salvezza, donagli mille volte al giorno la tua anima, fissa i tuoi occhi interiori sulla sua dolcezza, tendigli la mano come fa un bambino con il papà, perché ti guidi; mettilo sul petto come un profumato mazzolino di fiori, innalzalo nella tua anima come uno stendardo e conduci il tuo cuore in mille modi alla ricerca dell’amore di Dio, e scuotilo perché giunga ad un appassionato e tenero amore per questo Sposo divino.

Questo è il modo di innalzare le orazioni giaculatorie, che il grande S. Agostino consigliava con tanto zelo alla devota Proba. Se il nostro spirito si mette a frequentare con intimità e familiarità il suo Dio, o Filotea, rimarrà profumato delle sue perfezioni; questo esercizio non disturba l’andamento della giornata perché può trovare posto tra gli affari e le occupazioni, senza recar loro alcun pregiudizio, poiché, nel raccoglimento spirituale, come in questi slanci interiori, si operano soltanto piccole e brevi interruzioni che non nuocciono a quello che stiamo facendo, ma anzi sono di giovamento.

Il pellegrino che prende un sorso di vino per sollevare il cuore e rinfrescare la bocca, benché per fare questo sosti un po’, non si può dire che interrompa il viaggio, anzi recupera le forze per poi portarlo a termine con più celerità e maggior facilità; si ferma per poter proseguire più speditamente.

Esistono molte raccolte di aspirazioni vocali, che sono veramente utili; ma, se tu mi ascolti, non devi legarti a nessuna formula, ma dire dentro di te o a voce, quelle che ti suggerirà il cuore sul momento; te ne suggerirà a volontà!

E’ vero che ci sono certe massime che possiedono una forza particolare per dare soddisfazione al cuore in questo campo, come gli slanci profusi così abbondantemente nei Salmi di Davide, le varie invocazioni del nome di Gesù, e le espressione d’amore che si trovano nel Cantico dei Cantici. Anche i Canti spirituali possono servire allo scopo, purché siano cantati con attenzione.

Voglio farti un paragone: coloro che si amano di un amore umano e naturale, hanno quasi costantemente il pensiero rivolto alla persona amata, il cuore trabocca di amore per lei, la bocca non fa che tesserne le lodi, e quando l’amata è assente manifestano la loro passione con lettere e non c’è albero su cui non lascino inciso il loro amore; allo stesso modo coloro che amano Dio non possono passare un momento senza pensare a Lui, respirare per Lui, tendere a Lui, parlare di Lui, e vorrebbero, se fosse possibile, incidere sul petto di tutti gli uomini il santo nome di Gesù.

Tutte le creature ti invitano a questo. Non c’è creatura che non proclami la lode dell’Amato; dice S. Agostino, seguendo S. Antonio, che tutto ciò che esiste al mondo parla, magari con un linguaggio muto, del proprio amore; tutte le cose ti incitano a buoni pensieri, da cui vengono, per forza, slanci e aspirazioni a Dio. Eccone qualche esempio:

S. Gregorio, Vescovo di Nazianzo, raccontava al popolo che, mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare, guardava le onde che, giungendo sulla spiaggia, lasciavano conchiglie e chiocciolette, ciuffi d’erba, ostriche e altri rifiuti che il mare rigettava, si potrebbe quasi dire, sputava sulla spiaggia; poi, ritornava con altre onde, riprendeva e inghiottiva di nuovo una parte del tutto. Gli scogli invece rimanevano ben saldi, nonostante che le onde li investissero con violenza. E fece questa riflessione: i deboli, come conchiglie, chiocciole e ciuffi d’erba si lasciano trascinare un momento nell’afflizione, un altro nella gioia, in balia delle onde della sorte; ma la gente che ha coraggio, rimane salda e immobile in mezzo a qualsiasi bufera. Da questo pensiero passava allo slancio di Davide: Signore, salvami, perché le acque sono penetrate fino in fondo all’anima; Signore, salvami dalle acque profonde; sono trascinato in fondo al mare, la tempesta mi fa affondare. Era un momento in cui era nella sofferenza, perché massimo aveva iniziato i suoi maneggi per usurpargli la Diocesi.

S. Fulgenzio, Vescovo di Ruspe, trovandosi in una assemblea di nobili romani che veniva arringata da Teodorico re dei Goti, guardando tutta quella gente elegante, ognuno al proprio posto secondo il grado e il censo, disse: O Dio, quanto deve essere bella la Gerusalemme celeste se è tanto solenne la Roma terrestre! Se a coloro che amano la vanità in questo mondo è concesso tanto splendore, quale deve essere nell’altro mondo la gloria riservata agli amanti della verità!

Si dice che S, Anselmo, Arcivescovo di Canterbury, per nascita onore delle nostre montagne, era eccezionale nel saper ricavare buoni pensieri: un leprotto, inseguito dai cani, si rifugiò sotto il cavallo del santo Vescovo, che, per caso, passava da quelle parti, per cercare protezione contro la morte che lo minacciava. I cani tutt’intorno abbaiavano, ma non avevano il coraggio di violare l’immunità cui la loro preda si era affidata; tutto il seguito scoppiò a ridere a quella scena. Ma non il grande Anselmo che, sospirando e con le lacrime agli occhi disse: Voi ridete, ma non ride la povera bestiola; i nemici dell’anima, perduta nel labirinto di molti peccati, l’aspettano al passaggio della morte per rapirla e sbranarla, ed essa, spaventata, cerca ovunque rifugio e protezione; se non ne trova ai suoi nemici non importa proprio nulla e se la ridono. E se ne andò pensieroso.

Costantino il Grande aveva scritto una lettera a S. Antonio; ciò meravigliò molto i religiosi che gli stavano intorno. Antonio disse: Perché vi meravigliate che un Re scriva ad un uomo? Ammirate piuttosto che Dio eterno abbia scritto la sua legge ai mortali, anzi, abbia loro parlato direttamente per mezzo del Figlio!

S. Francesco, vedendo una pecora, tutta sola in mezzo ad un gregge di capre, disse al suo compagno: Guarda com’è dolce quella pecora in mezzo a quelle capre; così era Nostro Signore, dolce e umile in mezzo ai Farisei!

Un’altra volta, vedendo un agnello sbranato da un maiale piangendo esclamò: Piccolo agnellino, quanto mi ricordi la morte del mio Salvatore.

Un grande personaggio e anche grande santo del nostro tempo, Francesco Borgia, quand’era ancora Duca di Candia, mentre andava a caccia si immergeva in molti pensieri spirituali come questo: Ammira come il falco ritorni sul pugno, si lasci bendare gli occhi e legare alla pertica, mentre gli uomini sono così ribelli alla voce di Dio!

Il grande S. Basilio diceva che la rosa tra le spine è un insegnamento per gli uomini: Le cose più gradevoli di questo mondo, o mortali, sono frammiste a sofferenza. Niente è schietto: il rimpianto è sempre unito alla gioia, la vedovanza al matrimonio, la premura al risultato, l’umiliazione alla gloria, il prezzo agli onori, la ripugnanza alle delizie, la malattia alla buona salute.

La rosa, dice il nostro Santo, è un bel fiore, ma mi dà una grande tristezza, perché mi ricorda il mio peccato, a causa del quale la terra è stata condannata a produrre spine.

Un’anima devota, vedendo il cielo stellato, che si specchia nell’acqua limpida di un ruscello dirà: Mio Dio, queste stelle le avrò sotto i piedi quando mi avrai accolto nelle tue tende. E come le stelle del cielo le vedi specchiate sulla terra, allo stesso modo gli uomini della terra li vedi riflessi nel cielo della sorgente purissima della carità divina.

Ci sarà anche chi, vedendo scorrere un fiume dirà: La mia anima non avrà riposo finché non si immerga nel mare profondo di Dio che è la sua origine.

S. Francesca Romana, un giorno, mentre contemplava un ruscello, sulla cui sponda si era fermata a pregare, fu rapita in estasi e, senza sosta, ripeteva queste belle parole: La grazia del mio Dio scende con la dolcezza e la soavità di questo ruscello.

Un altro, vedendo gli alberi in fiore, esclamerà: Perché solo io sono senza fiori nel giardino della Chiesa?

Un altro, osservando dei pulcini raccolti sotto la chioccia, dirà: Signore, conservaci sotto la protezione delle tua ali.

Un altro ancora, alla vista del girasole, penserà: Quando avverrà, Dio mio, che la mia anima segua le attrattive della tua bontà?

Vedendo poi delle viole del pensiero coltivate, belle a vedersi, ma senza profumo, dirà: Ecco come sono i miei pensieri, belli a chiacchiere, ma poi non sanno di niente!

Ecco, Filotea, come si possono ricavare buoni pensieri e sante ispirazioni dalle situazioni di questa vita mortale. Infelici sono coloro che distolgono le creature dal loro Creatore per ricondurle al peccato; beati invece quelli che indirizzano le creature alla gloria del loro Creatore e si servono del poco che sono per fare onore alla verità. S. Gregorio di Nazianzo dice di avere l’abitudine di indirizzare tutte le cose al profitto spirituale. Leggi il devoto epitaffio che S. Girolamo ha composto per S. Paola: è bello constatare come sia ricco delle ispirazioni e dei santi pensieri che la Santa sapeva ricavare da qualsiasi incontro.

Nell’esercizio del raccoglimento spirituale e delle preghiere giaculatorie si trova la profonda radice della devozione: può supplire alla mancanza di tutte le altre forme di orazione. Ma se manca questo non c’è modo di rimediare.

Senza questo esercizio non è possibile la vita contemplativa, anzi sarà mal condotta anche quella attiva; senza questo il riposo è ozio, il lavoro preoccupazione; perciò ti supplico di abbracciarlo con tutto il cuore, senza staccartene mai!

sabato 17 marzo 2012

Il Sabato dei Salmi - Salmo 96 - Il Signore re e giudice

Salmo 96   

Il Signore re e giudice 
[1]Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
[2]Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
[3]In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. 

[4]Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.
[5]Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
[6]Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario. 

[7]Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
[8]date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
[9]prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
[10]Dite tra i popoli: «Il Signore regna!».
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine. 

[11]Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
[12]esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
[13]davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.



L’esortazione del salmo si riallaccia a Is 42,10-11: "Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all’estremità della terra; lo celebri il mare con quanto esso contiene, le isole con i loro abitanti. Esulti il deserto con le sue città, esultino i villaggi dove abitano quelli di Kedàr; acclamino gli abitanti di Sela, dalla cima dei monti alzino grida". Il canto nuovo è motivato dall’inattesa opera salvifica di Dio in favore d’Israele. I pellegrini della diaspora (gli ebrei residenti all’estero) devono assumersi la missione di messaggeri della gloria di Dio: "In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi" (v. 3).

Il salmo come "canto nuovo" vuole essere un inno alle straordinarie opere divine. Una risonanza che deve essere udita in tutto il mondo e da tutti i popoli. Con Gesù ha avuto inizio qualcosa di assolutamente nuovo (cfr. Mc 2,21 ss.). Anzi Gesù stesso è il "nuovo eone": "Se qualcuno è in Cristo, egli è una nuova creazione. Le cose antiche sono passate, ecco, ne sono nate di nuove" (2Cor 5,17). Ma tutto ciò sarà pienamente visibile soltanto nei nuovi cieli e nella nuova terra che noi aspettiamo (cfr. 2Pt 3,13) e nella nuova Gerusalemme che discende dal cielo (cfr. Ap 3,12).

Commento dei Padri della Chiesa

v. 1 "Il canto nuovo è quello dell’uomo nuovo. Il canto nuovo è la nuova alleanza" (Origene).

"Questo salmo convoca i popoli pagani. Incita gli apostoli e gli evangelisti: Annunciate di giorno in giorno fra tutti i popoli la salvezza del Cristo e la sua gloria" (Eusebio).

"Tutto è diventato nuovo in Cristo" (Cirillo di Alessandria).

"Canta il canto nuovo colui che diventa uomo nuovo col battesimo" (Cassiodoro).

v. 4 "Insegnate a tutte le genti, dite loro che il Signore è grande più di tutti i loro dèi" (Atanasio).

v. 5 "Attraverso la bellezza della creatura, contempliamo la gloria eminente del Signore" (Cirillo di Alessandria).

v. 6 "Il santuario è l’umanità assunta da Dio (cfr. Gv 2,21)" (Teodoreto).

v. 8 "Sacrificio per Dio è il cuore contrito e umiliato. Tu dici che non hai nulla da offrire? Non hai dunque in te un cuore umile?" (Agostino).

v. 9 "Tutta la terra udrà predicare il vangelo e muterà stato" (Atanasio).

v. 10 "Il Cristo è venuto e ha raddrizzato il genere umano in modo che non vada più alla deriva: la sua croce è la colonna del genere umano. Dicendo croce, io non parlo del legno, ma della passione: questa colonna si trova tanto in Bretagna che nelle Indie e nel mondo intero. Nessuno può essere discepolo del Cristo se non porta la sua croce (cfr. Lc 9,23). Ogni giorno il Cristo è crocifisso per noi; noi siamo crocifissi al mondo e il Cristo è crocifisso in noi; e ogni giorno il Cristo risuscita in noi" (Girolamo).

v. 11 "Cielo, terra, mare, campi e foresta indicano che la predicazione evangelica percorrerà il mondo intero" (Eusebio).

"Gioiscano i cieli! Se lo fanno per un solo peccatore convertito (cfr. Lc 15,7), quanto più per tutti gli uomini!" (Teodoreto).

v. 12 "Esultino i campi! Il Signore nella parabola della zizzania chiama campo questo mondo (cfr. Mt 13,37)" (Teodoreto).

"Soprattutto gli alberi devono cantare, perché uno di loro fu l’albero della salvezza su cui fu crocifisso il corpo del Salvatore e portò ogni bene agli uomini" (Teodoreto).

v. 13 "Le due venute del Cristo" (Girolamo).

giovedì 15 marzo 2012

Catechismo della Chiesa Cattolica - LXVIII

Proseguiamo l'appuntamento volto alla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica. Restiamo nell'Articolo 3 sul Sacramento dell'Eucaristia:



PARTE SECONDA  
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO

SEZIONE SECONDA 
«I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»

CAPITOLO PRIMO 
I SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA

ARTICOLO 3 
IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA



Lo svolgimento della celebrazione


1348 Tutti si riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l'assemblea eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista principale dell'Eucaristia. È il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. È lui stesso che presiede in modo invisibile ogni celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo rappresenta, il Vescovo o il presbitero (agendo in persona Christi Capitis – nella persona di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la parola dopo le letture, riceve le offerte e proclama la preghiera eucaristica. Tutti hanno la loro parte attiva nella celebrazione, ciascuno a suo modo: i lettori, coloro che presentano le offerte, coloro che distribuiscono la Comunione, e il popolo intero che manifesta la propria partecipazione attraverso l'Amen.


1349 La liturgia della Parola comprende « gli scritti dei profeti », cioè l'Antico Testamento, e « le memorie degli Apostoli », ossia le loro lettere e i Vangeli; all'omelia, che esorta ad accogliere questa parola come è veramente, quale Parola di Dio 178 e a metterla in pratica, seguono le intercessioni per tutti gli uomini, secondo la parola dell'Apostolo: « Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere » (1 Tm 2,1-2).


1350 La presentazione dei doni (l'offertorio): vengono recati poi all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena, « quando prese il pane e il calice ». « Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione ». 179 La presentazione dei doni all'altare assume il gesto di Melchisedek e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.


1351 Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per l'Eucaristia, presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta, 180 sempre attuale, trae ispirazione dall'esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchire noi: 181


« I facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno ». 182


1352 L'anafora. Con la preghiera eucaristica, preghiera di rendimento di grazie e di consacrazione, arriviamo al cuore e al culmine della celebrazione:


Nel prefazio la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione. In questo modo l'intera comunità si unisce alla lode incessante che la Chiesa celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo.


1353 Nell'epiclesi essa prega il Padre di mandare il suo Santo Spirito (o la potenza della sua benedizione 183) sul pane e sul vino, affinché diventino, per la sua potenza, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo e perché coloro che partecipano all'Eucaristia siano un solo corpo e un solo spirito (alcune tradizioni liturgiche situano l'epiclesi dopo l'anamnesi).


Nel racconto dell'istituzione l'efficacia delle parole e dell'azione di Cristo, e la potenza dello Spirito Santo, rendono sacramentalmente presenti sotto le specie del pane e del vino il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte.


1354 Nell'anamnesi che segue, la Chiesa fa memoria della passione, della risurrezione e del ritorno glorioso di Gesù Cristo; essa presenta al Padre l'offerta di suo Figlio che ci riconcilia con lui.


Nelle intercessioni, la Chiesa manifesta che l'Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti, e nella comunione con i Pastori della Chiesa, il Papa, il Vescovo della diocesi, il suo presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i Vescovi del mondo con le loro Chiese.


1355 Nella Comunione, preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione del pane, i fedeli ricevono « il pane del cielo » e « il calice della salvezza », il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato « per la vita del mondo » (Gv 6,51).


Poiché questo pane e questo vino sono stati « eucaristizzati », 184 come tradizionalmente si dice, « questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato ». 185


V. Il sacrificio sacramentale: azione di grazie, memoriale, presenza


1356 Se i cristiani celebrano l'Eucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua passione: « Fate questo in memoria di me » (1 Cor 11,24-25).


1357 A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo sacrificio. Facendo questo, offriamo al Padre ciò che egli stesso ci ha dato: i doni della creazione, il pane e il vino, diventati, per la potenza dello Spirito Santo e per le parole di Cristo, il Corpo e il Sangue di Cristo: in questo modo Cristo è reso realmente e misteriosamente presente.


1358 Dobbiamo dunque considerare l'Eucaristia


— come azione di grazie e lode al Padre,
— come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo,
— come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua parola e del suo Spirito.


domenica 11 marzo 2012

Filotea: Introduzione alla vita devota - XXXVI

Proseguiamo l'appuntamento con Filotea: Introduzione alla vita devota di San Francesco di Sales.





FILOTEA
Introduzione alla vita devota

(San Francesco di Sales)



SECONDA PARTE

Contiene diversi consigli per l’elevazione dell’anima a Dio per mezzo dell’Orazione e dei Sacramenti.



Capitolo XII

IL RACCOGLIMENTO SPIRITUALE

Ora, cara Filotea, ti auguro tanta buona volontà per seguire di cuore il mio consiglio: in questo capitolo ti porto a conoscenza di uno dei modi più sicuri per progredire spiritualmente.

Durante il giorno mantieniti alla presenza di Dio con uno dei quattro mezzi che ti ho indicato (vedi cap. II); dà uno sguardo all’azione di Dio e alla tua. Scoprirai che Dio ha sempre gli occhi rivolti verso di te e ti guarda con infinito amore. Tu dirai allora: O Dio, perché anch’io non ti guardo senza stancarmi, come tu guardi me? Perché tu pensi tanto a me e io così poco a Te? Dove ci troviamo, anima mia? Il nostro posto è in Dio; ma dove ci troviamo? Allo stesso modo che gli uccelli hanno i nidi sugli alberi per potercisi rifugiare quando ne sentono il bisogno, e i cervi hanno i loro cespugli e i loro rifugi, dove si raccolgono e si mettono al riparo, godendosi il fresco e l’ombra in estate, così, o Filotea, il nostro cuore, ogni giorno, deve cercare e trovare un posto per potersi, all’occorrenza, raccogliere: o sul Calvario, o nelle piaghe di Nostro Signore, o in qualche luogo vicino. Potrà quivi sostare e ritemprarsi, pur tra le occupazioni esteriori, e difendersi, se necessario, come in una fortezza, dalle tentazioni.

Beata l’anima che in tutta sincerità potrà dire al Signore: Tu sei il mio rifugio, il mio bastone di sicurezza, il tetto contro la pioggia, l’ombra che mi difende dal caldo.

Ricordati sempre, Filotea, di raccoglierti spesso nella solitudine del tuo cure, mentre materialmente ti trovi coinvolta nelle conversazioni e negli affari; quella solitudine mentale non deve in alcun modo essere impedita da quelli che ti stanno intorno; infatti non si trovano intorno al tuo cuore, ma al tuo corpo; il tuo cuore può rimanere in solitudine in compagnia di Dio.

Questo esercizio lo faceva anche Davide in mezzo a tutte le occupazioni, come ci risulta da un’infinità di passi dei Salmi, come, quando dice: Signore, io sono sempre con Te. Vedo il mio Dio costantemente davanti a me. Ho alzato gli occhi verso di te, mio Dio, che abito in Cielo. I miei occhi sono sempre in Dio.

Abitualmente le conversazioni non sono così impegnative che non si possa, ogni tanto, sottrarre il cuore per condurlo in quella solitudine divina.

I genitori di Santa Caterina da Siena le avevano tolto ogni comodità di luogo e di tempo per pregare e meditare; Nostro Signore le ispirò di farsi un piccolo oratorio spirituale nella propria anima, nel quale si raccoglieva mentalmente e così, pur in mezzo a tutte le occupazioni esteriori, poteva consacrarsi a quella santa solitudine di cuore. In seguito, quando il mondo l’assillava, non ne soffriva alcun danno, perché, come essa diceva, si chiudeva nella sua cameretta interiore, nella quale restava in dolce compagnia con il suo celeste sposo. Per questo consigliava ai suoi figli spirituali di procurarsi una camera nel proprio cuore per potervi sostare.

Raccogli dunque qualche volta il tuo spirito nel tuo cure e lì, isolata dagli altri, potrai parlare con Dio, cuore a cuore, della tua anima e dirai con Davide: Ho vegliato e sono stato simile al pellicano nella solitudine; come un uccello notturno o un gufo tra le macerie, o come il passero solitario sul tetto.

Queste parole, oltre al senso letterale (provano che quel grande Re prendeva qualche ora di solitudine per contemplare le cose spirituali), prese nel senso mistico, ci indicano tre luoghi di ritiro, come tre eremi, nei quali possiamo trovare la solitudine, seguendo l’esempio del Salvatore che sul Monte Calvario è come il pellicano del deserto, che, con il proprio sangue, ridà la vita ai piccoli morti; nella nascita in una stalla abbandonata, assomiglia al gufo tra le rovine che si lamenta e piange le nostre mancanze e i nostri peccati; nel giorno dell’ascensione è come il passero che si isola e sale al Cielo che è il tetto del mondo. In questi tre luoghi anche noi possiamo raccoglierci pur essendo circondati dal frastuono delle nostre occupazioni.

Al Beato Eleazaro, conte di Arian in Provenza, che si trovava lontano da casa da molto tempo, la sua devota e casta Delfina mandò un messo per chiedere notizie della salute. Eleazaro rispose: "Sto bene, mia cara; se vuoi vedermi, cercami nella piaga del costato del dolce Gesù, perché è là che abito e là mi potrai trovare. Invano mi cercheresti altrove". Quello sì che era un cavaliere cristiano!